Alla Fiom manca l'abc sindacale

L’unità d’azione sindacale è difficile a farsi soprattutto da parte dei sindacati che ne fanno un uso improprio. Solo un mese fa dopo l’incontro con Carlos Tavares veniva espresso sulle strategie di Stellantis un giudizio positivo e unitario. Lunedì la Fiom non ha firmato l’accordo per le uscite volontarie e incentivate da Mirafiori perché (in un accordo locale) non sono indicate le prospettive “fabbrica per fabbrica”, ovvero di Mirafiori. Urge corso di formazione di base per l’abc sindacale.

Tra l’altro l’incontro sindacale con Tavares era stato accompagnato dall’incontro dell’azienda con le istituzioni torinesi e piemontesi che avevano, anch’esse, dato un giudizio positivo sul futuro di Mirafiori come polo di eccellenza dell’auto elettrica intesa come filiera comprendente l’indotto. In quell’occasione Tavares ribadì che non si può “stare fermi, mantenere lo status quo”  e che non avrebbero chiuso nessuna fabbrica “ma le trasformeremo”.

Nei giorni scorsi ha poi ricordato che prima si sistema il business, poi si portano i prodotti; e un business sano è basato sulla qualità ancor prima di realizzare il prodotto. Quindi prima di produrre auto bisogna avere l’azienda sana dal punto di vista finanziario e funzionante come organizzazione. “Prima si sistemano i fondamentali, poi si costruisce la qualità e poi, soltanto poi, si portano i prodotti”. Ecco perché non si capisce, in questo contesto, la mancata firma sull’accordo di Mirafiori (che prevede ulteriori 480 uscite volontarie) ma non sarà l’ultima.

D’altra parte i maggiori risultati sindacali sono avvenuti quando ci sono state le rotture sindacali dalla scala mobile alla contrattazione con i punti di inflazione predefiniti e pagati in anticipo, poi quando la Fiom tornò a firmare il Contratto Nazionale l’inflazione la pagarono diciotto mesi dopo. Solo per fare un esempio tra tanti.

L’accordo, al contrario di chi illudendo i lavoratori e i torinesi invoca duecentomila auto da produrre a Mirafiori, sostanzia due questioni reali. La prima è che l’età media a Mirafiori è altissima e occorre un ricambio generazionale che avviene attraverso un meccanismo che prevede delle uscite, volontarie e incentivate, compensate in parte da assunzioni di giovani. Da questo dato emerge il secondo problema per cui diventare polo di eccellenza dell’auto elettrica, per forza di cose, significa ridurre parzialmente la manodopera in quanto una parte di attività si svolgono nell’indotto e molte operazioni di montaggio sono eliminate  non essendoci più il motore endotermico: la parte relativa ai gas di scarico, la marmitta; tutta la parte relativa alla trasmissione e il cambio. Insomma, un motore elettrico riduce di molto le operazioni di montaggio alla linea finale di Mirafiori.

L’infotainement e la tecnologia di bordo non sostituiscono le attività non più previste sull’auto elettrica pertanto una riduzione della manodopera è fisiologica. Certo l’azienda deve avere la capacità di stare sul mercato con volumi di vendita e qui i segnali non sono incoraggianti e Tavares quando sostiene che guarda ai prossimi dieci anni, si può condividere il pensiero di prospettiva, ma nel frattempo bisogna riempire ogni giorno le linee con un prodotto da vendere. Se di strategia industriale si deve parlare va bene, come sostengono alcuni sindacalisti, chiedere le attività di riciclo e recupero batterie e materiale riciclabile dell’auto elettrica rottamata. Ma quando partirà un’attività simile? E chi la chiede sarà poi d’accordo fra dieci anni?

Forse per dare una prospettiva anche “torinese”, alle meccaniche in primis, bisognerebbe realizzare una rete dell’auto sul territorio in cui si studi, ricerchi, progetti, realizzi una filiera del motore che utilizzi più carburanti in combinazione anche con l’elettrico. Torino oggi, dalla balconata del Monte dei Cappuccini, deve guardare in tutte le direzioni. 

print_icon