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Gtt, Lo Russo spiazza i sindacati: "Entrate anche voi nel cda"

Il sindaco di Torino vuole coinvolgere i rappresentanti dei lavoratori nella gestione della società del trasporto pubblico ma loro accolgono la proposta con freddezza. Troppo rischioso condividere le responsabilità, meglio restare fuori a fischiare i falli

Un rappresentante dei lavoratori nel consiglio d’amministrazione di Gtt. Mentre la vecchia governance procede lungo un binario morto tra bilanci in rosso e lo scandalo per le reiterate marachelle del figlio del direttore generale Gabriele Bonfanti, uso a mettersi alla guida di mezzi aziendali con la compiacenza di dipendenti succubi di cotanto cognome, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, socio unico, ha offerto ai sindacati di sedere, con un proprio eletto, nel board dell’azienda. Una svolta che potrebbe avvenire entro il mese prossimo quando, con l’approvazione dei conti, si concluderà il mandato dell’attuale cda guidato dal presidente Paolo Golzio e dall’amministratore delegato Giovanni Foti e il Comune nominerà i nuovi vertici.  

Per questo il primo cittadino ha convocato oggi i sindacati, formalizzando una proposta che già aveva messo sul tavolo in alcuni colloqui informali delle settimane scorse: un rappresentante dei lavoratori potrà sedere nel cda e concorrere alle scelte dell’azienda. Un’offerta che trae spunto dalle pubblic company americane e dalla Mitbestimmung tedesca che prevede un modello di cogestione dell’azienda attraverso la partecipazione dei lavoratori nei board.   

L’incontro si è svolto a Palazzo Civico. Assieme a Lo Russo, hanno partecipato per l’amministrazione comunale gli assessori Chiara Foglietta (Trasporti) e Gabriella Nardelli (Partecipate), mentre per i sindacati c’erano Antonio Mollica (Uil), Giuseppe Santomauro (Cgil), Antonio Costanza (Cisl), Salvatore Monaco (Ugl), Giovanni Scarpellino (Faisa) e Fabio Cermenati (Fast). Se venisse accettata questa proposta il consiglio di amministrazione passerebbe dagli attuali tre componenti a cinque e il rappresentante dei lavoratori sarebbe un dipendente che dunque non avrebbe gettone di presenza né deleghe operative ma parteciperebbe assieme al resto del cda alle scelte strategiche dell’azienda.

Per il momento, però, i sindacati hanno accolto con una certa freddezza la suggestione del primo cittadino. Certo, un conto è fischiare i falli da fuori, altro è sporcarsi le mani e condividere le responsabilità della gestione di un’azienda che non naviga in ottime acque dal punto di vista finanziario, anzi. Che fare? Sulla decisione finale pesano anche i rapporti di forza tra i rappresentanti dei lavoratori: alle ultime elezioni per le Rsu la Uil si è confermata il primo sindacato con 1.121 voti pari al 35,7%, davanti a Cgil (16,2%), Cisl (14,6%), Faisa (14,3%), Ugl (11,4%) e Fast (7,7%). Come sarà eletto il componente del cda indicato dalle maestranze? Questo è un altro nodo cruciale: se toccherà ai dipendenti facile che sarà la Uil a fare la parte del leone. Ma è suo interesse?

Il problema resta il solito: finché ci si lamenta da fuori è un conto, quando si entra nella sala macchine e si condivide la guida dell’azienda è più difficile sparare sul quartier generale. Oneri e onori. Nei prossimi giorni Lo Russo avrà una risposta ma c'è chi è pronto a scommettere che sarà negativa.

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