POLITICA & GIUSTIZIA

Processo Ream, parola alla difesa

Ripreso questa mattina l'Appello. Tra gli imputati anche l'ex sindaca di Torino Appendino. Tutto ruota al debito da 5 milioni relativo all'area ex Westinghouse. L'avvocato Chiappero: "Non tutto ciò che è sbagliato è penale"

È ripreso questa mattina davanti alla quarta sezione della corte d’Appello di Torino, presieduta da Piera Caprioglio, il processo d’appello Ream, che vede tra gli imputati l’ex sindaca Chiara Appendino, il suo ex capo di gabinetto Paolo Giordana e l’ex assessore al Bilancio Sergio Rolando, accusati di aver falsificato il bilancio del Comune. In aula oggi è il turno delle difese, dopo che nella scorsa udienza al termine della requisitoria il sostituto procuratore Giancarlo Avenati Bassi ha chiesto 9 mesi per Appendino e Rolando, che in primo grado erano stati condannati entrambi a sei mesi, e per Giordana la conferma della condanna a 8 mesi.

Secondo l’accusa sarebbe stato nascosto un debito di 5 milioni di euro. La questione ruota attorno all’area ex Westinghouse, a due passi dal Palagiustizia: un’ex fabbrica che doveva ospitare prima la nuova Biblioteca civica poi un centro congressi e un grosso supermercato. I 5 milioni di euro sono la caparra versata per esercitare un diritto di prelazione sul progetto di riqualificazione dell'area ex Westinghouse da parte di una società immobiliare di Fondazione Crt, Fondazione Cr Asti, Compagnia di San Paolo e altre fondazioni di origine bancaria piemontesi, la Ream, presieduta oggi come all’epoca dei fatti da Giovanni Quaglia. Il debito, oggetto del falso in bilancio contestato dai giudici, era stato contratto dalla giunta di Piero Fassino ma poiché Ream ha deciso di non esercitare la prelazione il Comune avrebbe dovuto restituirlo nel 2017.

“Non c’è stata nessuna induzione in errore, ma abbiamo semplicemente fatto valere gli accordi”. Questa è la difesa di Appendino, già condannata in primo grado a sei mesi per falso in atto pubblico per il rendiconto 2016 e assolta per il falso di bilancio di previsione 2017. “Abbiamo cercato di ricostruire tutta la vicenda per fare emergere che nel 2016 non abbiamo fatto altro che rinviare il pagamento sulla base del fatto che c’era un creditore che non pretendeva di avere i soldi” spiegano gli avvocati Luigi Chiappero e Luigi Giuliano. “L’unica certezza – proseguono i legali – è che tutti quelli che se ne sono occupati hanno sbagliato, nessuno ha proposto la soluzione giusta. Ma non tutto quello che è sbaglio è penale, magari c’è anche una via di mezzo”.

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