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Un lavoratore nel cda di Gtt, i sindacati prendono tempo

Con una lettera unitaria le organizzazioni chiedono un ulteriore confronto al sindaco Lo Russo. "Un'idea innovativa" ammettono e forse è per questo che cincischiano. Ora la palla passa al primo cittadino che entro fine mese dovrà indicare i nuovi vertici

La proposta di inserire un lavoratore nel consiglio di amministrazione di Gtt “è innovativa” per ammissione degli stessi sindacati e forse è per questo che fanno così fatica ad accoglierla. Era stato il sindaco Stefano Lo Russo, nella riunione del 4 maggio scorso, a proporre alle Rsu di entrare nel board di quella che, con i suoi 5mila dipendenti, è la principale azienda pubblica di Torino, controllata dal Comune che ne detiene la totalità delle quote. Di qui la decisione del primo cittadino di coinvolgere per la prima volta i sindacati, secondo un modello applicato in Germania, dove i lavoratori concorrono alle scelte del management, condividendo oneri e onori.

Dopo una intensa settimana di discussioni tra le varie organizzazioni a prevalere è una linea attendista. “Crediamo che, a oggi, le condizioni per poter attuare un percorso di questo tipo debbano essere costruite attraverso un tavolo di confronto tra amministrazione comunale e organizzazioni sindacali” scrivono tutte le sigle coinvolte lo scorso 4 maggio da Lo Russo. Una mediazione tra la linea della Cgil, la più scettica di fronte all’ipotesi di un coinvolgimento diretto nel cda aziendale, e quella di Cisl e Uil che invece vogliono cogliere questa opportunità. Proprio all’interno dell’organizzazione di Maurizio Landini si è svolto un confronto rimasto sottotraccia dopo le esternazioni con cui il segretario piemontese Giorgio Airaudo ha di fatto bocciato l’invito del primo cittadino. Il segretario della Filt torinese Giuseppe Santomauro è stato colto in contropiede e pure Enrica Valfrè, numero uno della Camera del Lavoro, avrebbe vissuto con certo fastidio la sortita dell’ex numero uno della Fiom: “È servita a lui per piantare una bandierina, ma non ha favorito la ricerca di una soluzione” si sono sfogati in molti previa assicurazione di anonimato.

Certo, a oggi il regolamento nomine del Comune di Torino (Articolo 2, comma E) impedisce la designazione a chi ha rapporti di “dipendenza, partecipazione o collaborazione contrattuale o professionale con l'ente, azienda o istituzione cui si riferisce la nomina”, ma Lo Russo ha affermato ieri in Sala Rossa di essere pronto a modificare quella e altre norme per rendere possibile l'operazione.

Ancora ieri tra le organizzazioni che, va ricordato, pesano in modo diverso all’interno dell’azienda, le posizioni apparivano distanti. Poche ore prima la diffusione della missiva “unitaria” dei sindacati, l’Ugl faceva sapere di condividere la proposta del sindaco Lo Russo. “Auspichiamo che la modifica al regolamento comunale possa aprire la strada a una più larga rappresentanza dei lavoratori in tutte le partecipate e non del territorio”.

Resta dunque una porta aperta, la mediazione prosegue e spetterà al primo cittadino condurre le trattative. Rimangono alcuni nodi da sciogliere: “Come dovremmo scegliere il nostro rappresentante?” è la domanda ricorrente. Il sindaco aveva lasciato massima libertà: “Potete eleggerlo o indicarlo unitariamente dopo un confronto tra di voi, purché si tratti di un dipendente dell’azienda”. E quali sarebbero i suoi poteri? La Uil – il primo sindacato in Gtt – con il suo numero uno Antonio Mollica vorrebbe rilanciare chiedendo addirittura “potere di veto sulle scelte strategiche dell’azienda”. La partita non è finita, la palla passa di nuovo al sindaco.

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