CANZONI & POLITICA

Apologia di reato, l'accusa
ai cantori delle Brigate rosse

La Procura di Torino apre un fascicolo su P38 La Gang, un gruppo trap emiliano che canta le gesta delle Brigate Rosse. Un incubo che ritorna in una città che ha pagato un tributo altissimo a quella drammatica stagione del terrorismo

“Apro il tuo cranio sul muro. Io sono la strada che porta nel buio: 38 la gang, carico un ferro marchiato Sudest. Sparo sul re, sparo sul re. Scappiamo nel buio, torniamo nel niente”. Ci mancavano solo i deliri della band che inneggia alle Brigate Rosse. Loro sono i “P38 La Gang”, un gruppo trap di Reggio Emilia, su cui la Procura di Torino ha aperto un fascicolo per apologia di reato. I componenti si esibiscono in passamontagna i testi delle loro canzoni conterrebbero riferimenti alle Brigate Rosse. La circostanza è emersa perché a Torino è stato trasmesso un rapporto fatto dalla Digos di Reggio Emilia dopo un concerto, il Primo Maggio, nel circolo Arci Il Tunnel” proprio a Reggio Emilia.

“Zitto zitto pagami il riscatto, zitto zitto sei su una R4” è un altro dei passaggi di un brano del gruppo che evidentemente fa riferimento diretto all’omicidio di Aldo Moro, il 9 maggio 1978, proprio ad opera delle Brigate rosse. Decine di migliaia le visualizzazioni sui video dei loro brani postati su Youtube.

Tra le denunce confluite presso la Procura di Torino c’è anche quella realizzata a Pescara a seguito di un altro concerto, lo scorso 25 aprile. I componenti erano stati denunciati per apologia di reato dalla Digos di Pescara dopo l’esposto del figlio di una delle vittime di terrorismo, Bruno D’Alfonso, uno dei tre figli di Giovanni il carabiniere pennese di 44 anni ucciso dalle Brigate Rosse il 5 giugno 1975 nello scontro a fuoco alla cascina Spiotta per la liberazione dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia. Quella di Pescara è stata la prima segnalazione agli organi competenti: se il procedimento che riguarda il reato maggiore, ossia apologia di reato, resta a Torino, per gli altri reati si procederà presso il tribunale di Pescara.

Così il capoluogo piemontese, che già aveva pagato negli anni di piombo un tributo altissimo alle Brigate rosse, ora, seppur indirettamente, si trova a fare i conti con degli emuli idioti che, passamontagna sulla testa, ne cantano le gesta.  

Nei giorni scorsi gli investigatori hanno individuato e denunciato tutti e quattro i componenti della band, che erano già stati iscritti sul registro delle notizie di reato per istigazione al terrorismo. Adesso che, oltre al loro nome d’arte - Astore, Papà Dimitri, Jimmy Pentothal e Young Stalin - hanno un’identità anagrafica, compaiono sulla copertina del fascicolo aperto dalla procura. Mai un guaio con la giustizia, ora rischiano pene fino a cinque anni.

print_icon