ECONOMIA DOMESTICA

Sorpresa! Il Piemonte cresce più dell'Italia

Nel 2021 l'economia regionale ha fatto segnare un incremento del 7% rispetto al 6,6 della media nazionale. Ma il conflitto in Ucraina e le tensioni sui mercati hanno già provocato una nuova frenata

Il Piemonte ha avuto una vivace ripresa nel 2021, con numeri migliori rispetto alla media del Pil italiano. Ma nel secondo semestre hanno pesato sull’economia regionale le difficoltà nell’approvvigionamento e l’aumento dei costi delle materie prime, provocando un rallentamento. Questi i dati più significativi del rapporto annuale presentato oggi dalla Banca d’Italia. Il Piemonte è cresciuto del 7% (la media italiana è del 6,6%), pur non recuperando del tutto il gap che si è creato con la pandemia (-3% rispetto al 2019). La dinamica delle componenti di fondo del Pil, pur rimanendo positiva, è peggiorata nel secondo semestre dell’anno e si stima che questa situazione proseguirà anche nel corso del 2022.

Dalla fine di febbraio dell’anno in corso lo scoppio del conflitto russo-ucraino e l’acuirsi delle tensioni sui prezzi delle materie prime, soprattutto energetiche, hanno accresciuto l’incertezza sull’evoluzione della congiuntura e la vulnerabilità di famiglie e imprese. Bankitalia sottolinea come anche la propensione a investire si è attenuata all’inizio del 2022, così come sono in calo i prestiti bancari alle società non finanziarie, tendenza nel 2021 riconducibile alla minore domanda di credito connessa con l’abbondante liquidità accumulata e con l’aumento dei flussi di cassa, in presenza di condizioni di offerta complessivamente distese.

A inizio anno, inoltre, i depositi delle imprese hanno frenato del 5,1%. Per sopperire alle difficoltà legate alla guerra molte aziende stanno infatti rivedendo i propri sistemi di approvvigionamento, intervenendo sui fornitori. Due imprese su tre prevedono un impatto negativo dalla guerra in Ucraina, diretto e indiretto, con quelle più piccole esposte maggiormente soprattutto alle fluttuazioni di materie prime ed energia. A livello congiunturale, però, il differenziale tra pessimisti e ottimisti è nullo secondo Banca d’Italia. Sono invece un terzo le imprese che prevedono un calo robusto, anche del 30%, dei margini. Ciononostante, i dati più recenti indicano che nei primi quattro mesi del 2022 sono stati creati, al netto delle cessazioni, quasi 10mila posti di lavoro, più del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La dinamica occupazionale è stata trainata soprattutto dai contratti a tempo indeterminato.

Nel 2021 i redditi e i consumi sono cresciuti, dopo il forte calo del 2020, ma il recupero dei livelli pre-pandemia è stato tuttavia solo parziale. Il potere di acquisto è stato contenuto dall’aumento dei prezzi, in atto dalla seconda metà dello scorso anno, che ha colpito maggiormente i nuclei famigliari meno abbienti. La propensione al risparmio delle famiglie, di conseguenza, è in media diminuita ed è cresciuto l'indebitamento, che in rapporto al reddito rimane comunque su livelli contenuti. L’aumento dei prestiti è stato trainato dall’accelerazione dei mutui per l’acquisto di abitazioni, che prosegue anche nel 2022: per queste ultime dalla seconda metà del 2020 la domanda si è orientata maggiormente verso alloggi più grandi, dotati di spazi esterni e situati in aree a bassa densità abitativa. La dinamica del credito al consumo ha recuperato, ma è rimasta nel complesso debole rispetto al periodo antecedente la pandemia. Il ricorso alle sospensioni dei pagamenti delle rate dei mutui si è fortemente ridotto. Al contrario delle imprese, i depositi bancari delle famiglie sono ancora cresciuti ed è aumentato il valore delle quote di risparmio gestito e delle azioni.

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