ECONOMIA DOMESTICA

Caro energia, imprese in bolletta: per una su tre guadagni in picchiata

I costi per gas e petrolio potrebbero aumentare fino al 140% provocando un calo della redditività fino al 40%. "Accelerare sull'indipendenza energetica", ma il Piemonte va forte sull'idroelettrico e in tempi di siccità non è una grande notizia

L’aumento delle materie prime potrebbe far lievitare i costi di produzione delle aziende fino al 40 per cento almeno per un’azienda su tre, causando così una equivalente perdita di redditività. È un vero e proprio flagello quello che si sta abbattendo sulle imprese piemontesi e non solo: chi si presenta a questo appuntamento con margini consistenti e in piena salute dovrebbe essere in grado di reggere l’onda d’urto, chi già era in una situazione di fragilità rischia di “uscire dal mercato”. A spiegarlo, dati alla mano, è il rapporto annuale di Ires Piemonte secondo cui un’impresa su due, tra le 55mila campionate, potrebbe semplicemente chiudere.

L’Ires stima che tra il 2019 e il 2022 il costo del gas naturale potrebbe aumentare del 294%, il petrolio del 75%, il carbone del 97%, l’elettricità del 138%. È in questo scenario che sono costrette a muoversi le imprese (oltreché le famiglie) piemontesi, italiane e del resto d’Europa. Con la prospettiva, nella peggiore delle ipotesi, che l’incremento dei costi per l’energia sia del 140 per cento rispetto al 2019.

“Questi incrementi, qualora si rivelassero effettivi – si legge nella relazione – avrebbero un grande impatto su una delle caratteristiche più rilevanti delle imprese italiane e piemontesi, cioè la redditività operativa. Nella fattispecie, l’incremento dei costi energetici peggiorerebbe significativamente laredditività di circa il 40% delle imprese da noi selezionate, rivelando così come lo shock energetico possa influire fortemente sugli sbilanciamenti nel conto economico delle imprese”. Di qui la possibilità che “un’impresa su due” tra quelle più fragili possa “subire sbilanciamenti tali da costringerla a entrare in una classe di rischio”.

Insomma, se il conflitto in Ucraina e le relative sanzioni nei confronti della Russia non hanno un impatto rilevante sotto il profilo dell’export (il peso delle vendite piemontesi verso il mercato russo sul pil è dello 0,47%) di certo le fibrillazioni sul mercato delle materie prime causate dall’instabilità geopolitica potrebbe causare un altro periodo di gravi incertezze.

Il Piemonte, infatti, come tutte le grandi regioni italiane può contare su una produzione di energia interna (quasi esclusivamente collegata a fonti rinnovabili) in crescita ma ancora troppo bassa. Una percentuale limitata al14,4% (era al 10,5% nel 2010), mentre il restante 85% dei consumi interni lordi viene soddisfatto da approvvigionamenti extraregionali. Il Piemonte è la terza regione italiana per produzione di energia elettrica da  fonti rinnovabili, grazie alla quota prodotta dalle centrali idroelettriche. Ma proprio rispetto a questo settore i fattori meteorologici, soprattutto in anni di siccità, come quello in corso, possono pregiudicarne la quantità prodotta. Per questo serve accelerare e differenziare: “Decarbonizzazione e indipendenza energetica sono scelte non più rimandabili”.

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