POLVERE DI (5) STELLE

Lo Russo bacchetta i Cinquestelle:
"Non si gioca con il governo Draghi"

Il sindaco di Torino a difesa del premier lancia una stilettata ai grillini, in pieno psicodramma. E intanto Appendino cerca la mediazione per evitare una frattura che indebolirebbe tutti (a partire proprio da lei). Pronta a seguire Di Maio il viceministro Castelli

“C’è grandissima preoccupazione per quello che sta capitando in questo momento in una delle forze della maggioranza di governo. Sinceramente non mi sembra assolutamente il momento per mandare in difficoltà l’esecutivo Draghi. Siamo nel pieno di una crisi energetica che sta mettendo a dura prova il Paese, siamo nel pieno di una guerra nel cuore dell’Europa, in una condizione oltretutto di non totale uscita dalla pandemia e con un problema molto rilevante di carattere climatico con la siccità, quindi mi sembra non sia proprio il momento in cui ci si può permettere di scherzare”. Ad affermarlo è il sindaco di Torino Stefano Lo Russo che entra a gamba tesa sulle fibrillazioni all’interno del Movimento 5 stelle e sulle possibili ripercussioni sulla tenuta del governo. “L’auspicio – prosegue – è che la dialettica dentro il M5s non vada minimamente a scalfire l’azione del Governo Draghi che invece va assolutamente sostenuta in Italia ma soprattutto per quanto riguarda la nostra posizione internazionale senza ambiguità e senza alcuna deflessione rispetto a quella che è la nostra collocazione, che è una collocazione atlantica, europea e alla quale il premier sta dando non solo un contenuto ma anche autorevolezza personale”.

Parole con cui Lo Russo si conferma tra i sindaci delle grandi città più lontani dal Movimento 5 stelle con cui, in campagna elettorale aveva escluso ogni accordo, al punto che Chiara Appendino aveva tentato in tutti i modi di ostacolare la sua candidatura, provando a sostenerne altre in grado di garantire la saldatura tra i due principali alleati del Conte due. Le dichiarazioni di Lo Russo, inoltre, lo posizionano sullo scacchiere politico come uno dei sindaci più “draghiani”, per visione strategica ed excursus a metà tra la dimensione tecnica e quella politica.

Proprio Appendino sarebbe tra i componenti del Consiglio nazionale del M5s che si sono espressi per una posizione di mediazione con il ministro degli Esteri. Un modo per evitare, come rivela Adnkronos, “un Armageddon”, per usare la parola dell’ex sindaca di Torino che evidentemente teme una consunzione dall’interno del suo partito, situazione che farebbe ancor più traballare la leadership di Giuseppe Conte, colui che più di tutti è in grado di dare una prospettiva al suo impegno politico. Allo stesso tempo, però, Appendino non vuole rompere con Luigi Di Maio e non vuole neanche la sua espulsione, perché sa bene quanto un Movimento 5 stelle senza il suo ex capo politico rischierebbe la definitiva implosione. Ma se il capogruppo alla Camera Davide Crippa e l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede hanno appoggiato il lodo Appendino, tra i falchi c’è chiede senza mezzi termini l’espulsione di Di Maio. I più duri sono i vicepresidenti Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa e Mario Turco, favorevoli a un divorzio. Mentre la viceministra Alessandra Todde ma anche la vicepresidente del Senato, Paola Taverna, sarebbero favorevoli a una linea dura ma che metta Di Maio nelle condizioni di lasciare il Movimento, anziché cacciarlo. Insomma, sono almeno tre le posizioni all’interno del Consiglio nazionale, motivo per cui ancora non è stata pubblicata una nota ufficiale, sintesi della riunione di ieri su Zoom. Al momento, in Piemonte pronta a seguire il capo della Farnesina ci sarebbe solo Laura Castelli, viceministro all'Economia.

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