SANITÀ

"Il Cup funziona male, ma stiamo riducendo le liste d'attesa"

In deciso recupero le attese per visite e ricoveri nei primi sei mesi dell'anno. Cirio attacca il sistema di prenotazione della vecchia giunta e promette cambiamenti. "Mai nessuno si è sognato di dare indicazione di tagliare i tempi delle prestazioni"

Sulle liste d’attesa sembra capitare quel che succede con il caldo: se i meteorologi spiegano che c’è la temperatura effettiva e quella percepita (quella che fa boccheggiare), qui la Regione presenta dati oggettivamente positivi e in netto recupero dopo i fortissimi ritardi accumulati nei due anni di pandemia; ma l’impatto negativo, i disagi, le difficoltà per i cittadini che si rivolgono alle Asl per una visita specialistica, un esame diagnostico permane. 

Questo, in verità, il governatore Alberto Cirio non lo nega: “Siamo ben consci che i problemi ci sono e stiamo lavorando per risolverli e i numeri ci dicono che siamo sulla strada giusta”. Così come non rinuncia a puntare il dito contro “il sistema del Cup scelto e istituito dalla precedente giunta regionale, che non possiamo cambiare, ma anche in questo caso siamo intenzionati a modificarlo”.

L’obiettivo del piano – riallineare i tempi al 2018 – che può contare su uno stanziamento di 50 milioni a disposizione delle aziende, dai numeri elaborati nei primi sei mesi appare dunque raggiungibile, anche se i problemi da risolvere non sono pochi. Uno sta proprio in quel collo di bottiglia rappresentato dal sistema della centrale unica di prenotazione, con tempi di attesa anche solo per la risposta alla chiamata telefonica che spesso fanno desistere chi è nella necessità di ottenere un appuntamento. “Da settembre cambieremo, iniziando per alcune patologie, l’approccio mutuandolo da quello usato con successo per le vaccinazioni – spiega Cirio –. Dopo la richiesta di una visita da parte del cittadino, sarà il sistema a prendere in carico la pratica, avvisando proprio come avviene per le vaccinazioni, sul luogo e la data in cui ricevere la prestazione”. 

Sui ricoveri programmati si sta recuperando lo scarto rispetto all’epoca pandemica. Nel 2019 erano stati 201.200, crollati a 133.500 l’anno successivo, il primo del Covid. Nel 2021 la risalita a 160.100 e ora l’obiettivo del 2022 è tornare oltre i duecentomila. Nella finestra temporale tra marzo e maggio siamo passati dai 37mila dell’anno scorso ai 51.200 di quest’anno a dimostrazione dell’incremento in corso. Ma non basta per smaltire l’arretrato. Un trend simile a quello osservato anche per le visite e prestazioni ambulatoriali che dovrebbero tornare ad attestarsi attorno ai 4 milioni, quante erano nel 2019. “Nel primo semestre 2022 ci eravamo posti l’obiettivo di recuperare almeno il 30% delle prestazioni sanitarie perse a causa del Covid, e siamo già ampiamente sopra il 40%” esulta Cirio.

Ma sulle liste d’attesa nei giorni scorsi è scaturita la polemica sollevata da alcuni medici che hanno imputato alle Asl una contrazione dei tempi delle visite, proprio per smaltire più arretrati possibili come chiesto dalla Regione. In particolare dai neurologi che operano nell’Asl Città di Torino, ma non solo da loro, si è lamentata l’insufficienza dei 20 minuti fissati rispetto ai 40 per la prima visita e 30 per la seconda in vigore da agosto dello scorso anno fino a maggio di quest’anno. “Dalla Regione non c’è stata e mai ci sarà nessuna indicazione sui tempi che devono essere determinati dal medico in base al caso che deve affrontare. Si tratta di questione delicata su cui nessuno se non il medico può decidere”, afferma con nettezza Cirio. Che ci sia “un graduale ritorno a una tempistica che prevede meno tempi dedicati alla sanificazione e ad altre misure dettate dall’emergenza Covid” lo ammette il direttore generale dell’Asl torinese Carlo Picco, ricordando che è comunque necessario avere dei tempi medi per poter compilare le agende con le prenotazioni. 

E altre agende, quelle della sanità privata accreditata, da settembre saranno “consultabili e utilizzabili” dal sistema regionale in maniera da rispondere in tempi ancor più brevi alle richieste di visite specialistiche e di diagnostica. Per quanto concerne gli spostamenti anche di centinaia di chilometri per avere una prestazioni in tempi meno lunghi, Cirio e l’assessore Luigi Icardi, presentando i dati sulle liste d’attesa, hanno ribadito che “le prenotazioni devono restare all’interno del quadrante”, ovvero nel raggio di pochi chilometri. Di fronte ai dati delle mobilità passiva, sempre alti e del ricorso alla sanità privata (anche a pagamento) questo più che un assunto pare, al momento, ancora un auspicio. I dati presentati oggi indicano che quella intrapresa è la strada giusta per tornare ai tempi del pre Covid. Anche se, va ricordato, allora le liste d’attesa erano già il buco nero della sanità piemontese.

Qui i dati sulle liste di attesa in Piemonte

print_icon