VERSO IL VOTO

Meloni "blinda" la Montaruli, FdI vuole la metà dei collegi

La deputata torinese lascia il collegio insicuro delle Vallette per guidare la lista proporzionale. Braccio di ferro con gli alleati per gli uninominali. Tutti confermati gli uscenti. Il nodo dei "nazionali" Malan e Santanchè. In Piemonte si punta a triplicare gli eletti

Diktat o legittime pretese, quello che non difetta a Giorgia Meloni è la franchezza. Ieri sera la leader di Fratelli d’Italia ha avvertito gli alleati: “Se non dovessimo riuscire a metterci d'accordo sulla premiership, non avrebbe senso andare al governo insieme. Confido che si vorranno confermare, anche per ragioni di tempo, regole che nel centrodestra hanno sempre funzionato, che noi abbiamo sempre rispettato e che non si capisce per quale ragione dovrebbero cambiare oggi”. E tra queste regole e altre che finiranno sul tavolo c’è anche quella cui attenersi per la distribuzione, o meglio spartizione, dei collegi uninominali. Voci insistenti dagli ambienti “fraterni” indicano una richiesta della metà. 

Rivendicazione che deriverebbe dagli ultimi sondaggi che continuano a dare FdI come il primo partito del centrodestra, ma anche in parte dai più che buoni risultati rispetto agli altri partner della coalizione nelle recenti amministrative. Passerà, non passerà? Certo la questione è di quelle spinose, perché lì – nei collegi sicuri, in quelli incerti e in quelli dati per persi – si giocano seggi per questo o quel partito dell’alleanza e nessuno è disposto ad atti di generosità, sia pure restando in famiglia.

Per affrontare nel concreto il tema, dal vertice del partito pare si proponga di utilizzare come parametro la media ponderata degli ultimi sondaggi degli istituti più accreditati e sulla base di questo “pesare” i partiti. Proprio applicando questa regola verrebbe fuori non meno della metà dei collegi per i meloniani. Collegi buoni e meno buoni, ovviamente. Tanti, per fare un esempio, quelli di Torino sono considerate chimere dal centrodestra, l’opposto per tutto o quasi il resto del Piemonte, regione dove i Fratelli danno per certo l’approdo nel prossimo Parlamento di tutti i quattro capilista nel proporzionale alla Camera e i due al Senato, non escludendo affatto che in più di un caso possa scattare anche il secondo in lista e, addirittura. il terzo in caso di candidature plurime. Nei collegi uninominali il partito piemontese della Meloni appare convinto di portare a Roma cinque-sei eletti, triplicando così il numero di parlamentari ottenuti nel 2018.

E a proposito degli eletti poco meno di cinque anni fa, la decisione è presa: saranno tutti ricandidati, in posizioni di tutto rispetto. Quindi si ripresenta Andrea Delmastro all’uninominale per la Camera a Biella, Gaetano Nastri per il Senato a Novara, passando a Torino ci sarebbe, anzi c’è Augusta Montaruli, ma il suo collegio delle Vallette, strappato alla dem Paola Bragantini per una mancita di voti, nel frattempo è stato ridisegnato e comunque viene giudicato in bilico tant’è che la deputata sarà messa in posizione blindata nel proporzionale. Tra gli uscenti si annoverano la cuneese Monica Ciaburro, subentrata a Guido Crosetto quando per l’ex parlamentare scattò il posto nel collegio di Bergamo, il romano, di Fiumicino, Giovanbattista Fazzolari eletto in Piemonte al Senato, e infine il recente acquisto, ovvero il berlusconiano di lunghissimo corso, con alle spalle sei legislature, Lucio Malan, di origini leghiste, passato da Forza Italia ai Fratelli giusto un anno fa. Quest’ultimo, essendo però nella cosiddetta quota nazionale e vivendo ormai da tempo stabilmente a Roma non è detto che corra in Piemonte per il suo settimo giro in Parlamento. Gira con insistenza anche il nome di Daniela Santanchè, nata Garnero, che spolverando le sue origini cuneesi potrebbe essere messa in pista proprio in Piemonte visto l’affollamento che c’è in Lombardia.

Oltre agli uscenti c’è la folta pattuglia degli aspiranti con certezza in alcuni casi di elezione pressoché certa. Tra questi c’è anzitutto il coordinatore regionale del partito Fabrizio Comba. Da valutare se l’uninominale di Cuneo resterà alla Lega con Giorgio Bergesio oppure, nel risiko toccherà a Fdi nel quale caso è pronto il capogruppo in Regione Paolo Bongioanni, altrimenti dirottato sul proporzionale. Oltre a Bongioanni nella Granda pare possa correre Roberto Russo, ex assessore ai Trasporti. Mentre a Novara, assieme al capatz locale a Nastri scende in pista una coppia rosa: l’attuale vicesindaco Maria Chiarelli e Anna Clara Iodice, figlia di Emilio, già direttore generale di alcune Aziende sanitarie e ospedaliere, tra cui le Molinette e candidato con FdI al Comune di Torino alle ultime amministrative.

Ad Alessandria sarebbe pronta una terna con Fabrizio Priano (anch’egli con un passato azzurro) dato per favorito nell’assegnazione dei posti migliori, Enzo Amich primo dei non eletti alle regionali (sponsorizzato dal sindaco di Casale Monferrato e viceresponsabile nazionale del Coordinamento delle autonomie locali, Federico Riboldi) e il mister preferenze alle ultime (ma anche alle precedenti comunali) Emanuele Locci. A Vercelli scenderà in campo il segretario provinciale Emanuele Pozzolo (sua la dura reprimenda al sindaco Andrea Corsaro per aver firmato l’appello a sostegno di Mario Draghi), mentre ad Asti si prepara il primo escluso del 2018 Marcello Coppo, attuale assessore alla Sicurezza. Nel Vco si punta sul coordinatore provinciale Davide Titoli.

Nella non facile piazza torinese, oltre al numero uno Comba, sta scalpitando con qualche difficoltà interne l’ex eurodeputato Fabrizio Bertot, il primo dei non eletti alle ultime regionali Giovanni Ravalli, la consigliera comunale, fedelissima dell’ex federale aennino Agostino Ghiglia, oggi all’Authority per la privacy, Paola Ambrogio, moglie dell’ex consigliere regionale (ora consigliere del governatore Alberto CirioRoberto Ravello. Sempre a Torino c’è in pole position anche l’ex leghista Patrizia Borgarello, una dei non pochi politici passati dai due partiti alleati a quello della Meloni in una lunga campagna acquisti, che però ambienti di FdI oggi dicono sia definitivamente chiusa da qui al voto. Nessuna salita sul carro in corsa a due mesi dalle elezioni, almeno per quanto attiene ai vertici regionali. Semmai ci fosse ancora qualche cambio di casacca questo sarebbe “trattato” al massimo livello nazionale, insomma la stessa Meloni o, al massimo, il fidatissimo cognato Francesco Lollobrigida. Come dire, questioni delicate ed eccezionali anche per i Fratelli, nel caso, da risolvere proprio in famiglia. 

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