CLIMATE CHANGE

La rete idrica è un colabrodo, ora è il momento di investire

In Piemonte la dispersione è al 33%, la Regione annuncia un "Piano Marshall" da un miliardo di euro. In Val Chisone e nell'Alessandrino le situazioni peggiori, bene ad Asti. Le piogge sono state insufficienti. L'assessore Marnati: "Ci sono troppi gestori"

Per ogni due gocce d’acqua che scorrono dai nostri rubinetti una viene dispersa dalla rete idrica. In tempi di siccità il tema della dispersione diventa centrale per sfruttare al meglio una risorsa, l’acqua, che rischia di essere sempre più limitata con il passare degli anni. In Piemonte la media di dispersione idrica è del 33 per cento ha detto l’assessore all’Ambiente della Regione Matteo Marnati in una conferenza stampa sul tema dell’emergenza idrica. Qualche temporale estivo questa settimana abbasserà di qualche grado le temperature e darà sollievo per qualche giorno all’agricoltura (laddove le precipitazioni non sono state così violente da provocare danni), ma il problema ormai sta diventando strutturale. “La situazione non è affatto rosea – ha proseguito Marnati – e in alcune zone si sta di nuovo facendo la distribuzione d'acqua in autobotti”. Le riserve, insomma, sono in esaurimento.

Servono invasi in grado di conservare l’acqua piovana per utilizzarla nei periodi di siccità e poi sono necessari investimenti in grado di ridurre la dispersione dal pozzo al rubinetto, lungo gli oltre 41mila chilometri di rete. “Nei prossimi 4 anni – ha sottolineato Marnati – verrà messo in campo un programma di investimenti mirato alla riduzione delle perdite. Prima del 2020 invece gli investimenti erano concentrati maggiormente sulla depurazione, un fronte sul quale il Piemonte era carente”. La Regione intende mettere in campo “un Piano Marshall per l’acqua, con investimenti globali che fino al 2026 sfiorano il miliardo di euro. Sono investimenti che è necessario far partire in tempi brevissimi”.

Più si sale in montagna più le percentuali di dispersione salgono fino a superare il 60%, più scendiamo in pianura e più arriviamo anche sotto il 20%. “L’importante è sostituire le tubature dove gli acquedotti hanno oltre 50 anni”. “Il Vco – ha spiegato – è la provincia che in questo momento ha più criticità e più bisogno di autobotti: chiederemo per questo un ulteriore stanziamento di fondi all’interno dello Stato di emergenza, perché i costi aumentano”.Val Chisone e Alessandria sono le aree più critiche, ad Asti le performance migliori, ma facendo una media la situazione “è più o meno discreta ovunque”.

Infine, l’assessore all’Ambiente si sofferma sul tema di una gestione talvolta troppo parcellizzata. Basti pensare che in Piemonte ci sono oltre venti aziende che si occupano del servizio idrico. E se Torino e la sua area metropolitana sono riusciti a compattarsi sotto il tetto della Smat, tra le più efficienti nel settore, tra le province di Biella e Vercelli sono addirittura sette le società che gestiscono l’acquedotto, alcune costituite per gestire un pugno di Comuni e poche decine di migliaia di abitanti. “Più l’ente di gestione della rete è grande, più è in grado di investire, meno problemi ci sono sul fronte della dispersione idrica” sottolinea Marnati. E non è un caso che proprio su questo tema Iren abbia deciso di giocarsi una partita importante. (MAPPA)

A giugno la multiutility ha acquisito il cento per cento di Sap, la società che gestisce il servizio idrico nei comuni del Levante Ligure per un totale di circa 34mila abitanti per il servizio di acquedotto e circa 11mila abitanti per i servizi di fognatura e depurazione. E questa è solo una delle operazioni che l’amministratore delegato Gianni Vittorio Armani intende portare a termine, con l’obiettivo di trasformare Iren in uno dei principali player nazionali proprio sul fronte dell’acqua.

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