LA PAGLIUZZA & LA TRAVE

Cirio, lo smemorato di Alba: "Mai cambiato casacca". Sicuro?

Il governatore biasima i "voltagabbana" di Forza Italia. Ma dimentica le sue origini nella Lega e l'approdo (in Ape) alla corte di Berlusconi. Così da vicesindaco langhetto ha costruito la sua carriera politica. E quegli ammiccamenti con la Meloni?

Ahi ahi ahi signor governatore, lei ci è caduto sulla felpa. Dirà: ma le felpe non c’erano ancora e Matteo Salvini era appena uno sbarbatello consigliere comunale a Milano. Già, e in quella metà degli anni Novanta Alberto Cirio aveva conquistato analogo scranno nella sua città, Alba, salendo subito su quello più alto di vicesindaco con i voti conquistati presentandosi nelle fila del suo partito, la Lega Nord. Mannaggia sti voltagabbana.

Ohibò, e adesso dalla memoria politica del presidente della Regione quella militanza è come per incanto sparita. “Il cambio di casacca io non l’ho mai fatto”, ha dichiarato ieri commentando, con una punta di veleno, i passaggi dal partito di Silvio Berlusconi verso altri lidi di alcuni parlamentari, anche piemontesi. Il governatore eletto la prima volta in Consiglio regionale  nel 2005 sotto i vessilli berlusconiani, gli stessi che lo porteranno alla riconferma cinque anni dopo, poi al Parlamento Europeo nel 2014 e infine a guidare la Regione nel 2019, pare aver cancellato quel suo tutt’altro che anonimo passato leghista che lo portò pure ad occupare la segreteria provinciale dell’allora partito di Umberto Bossi. “A chi decide di percorrere altre strade faccio un in bocca al lupo, anche se non condivido il cambio di casacca”, ha detto aggiungendo subito a mo’ di sigillo: “Io non l’ho mai fatto”. Non una ma ben due volte. Infatti, lo smemorato di Alba dopo aver lasciato la Lega Nord a seguito di beghe locali aderì all’Ape, formazione transeunte ed effimera, fondata dall’allora ministro cuneese Domenico Comino (che si candidò nel 1993 pure a sindaco di Torino prima di essere cacciato da Bossi). La militanza con lo Schwarzenegger di Morozzo dura poco e le porte di Arcore si spalancano. Insomma, saranno le temperature tropicali di questi giorni e il clima incandescente della incipiente campagna elettorale, fatto sta che il buon Cirio ha avuto uno strano vuoto di memoria. Chissà se all’epoca il futuro governatore sudava di passione politica, per dirla come il Capitan Fracassa, o già allora emanava fragranze di colomia e trifola, quest’ultima graditissimo cadeau alla corte del Cav. (e di Enzo Ghigo).

L’inciampo dello Smemorato di Alba è di quelli che fanno rumore. Non di meno il veleno riservato, mescolato al rosolio, a chi ha deciso di cambiare partito. Scelta peraltro meditata non poco e forse per un pelo sfumata, un po’ di mesi fa, proprio dal governatore che ragionò concretamente di un suo ingresso nella famiglia meloniana dei Fratelli d’Italia. Poi non se ne fece nulla, ma i movimenti ci furono eccome. Eccome.

Nessun processo alle intenzioni per carità. Il cambio di casacca, quando ancora le felpe dovevano arrivare nell’armamentario della Lega salviniana, quello ci fu. Scordato ‘o passato? O, come perfidamente osserva uno che lo conosce bene, “considererà quel cambio di casacca ormai prescritto”?

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