URNE VIRTUALI

Meloni in testa, astensione record

Dopo lo strappo di Calenda nei sondaggi avanza il centrodestra e arretra il centrosinistra. M5s torna sopra il 10%. La maggioranza degli elettori non ha però ancora deciso se andrà alle urne e per chi voterà. Italiani sfiduciati e scontenti della classe politica

In vista delle elezioni politiche del 25 settembre, la fiducia nei politici rimane sostanzialmente stabile, con in testa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella seguito da Mario Draghi e poi in ordine decrescente Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Giuseppe Conte. Poi molto distanziati Matteo Salvini, Enrico Letta, Luigi Di Maio, Carlo Calenda e Matteo Renzi. Nelle intenzioni di voto, negli scenari di coalizione avanza il centrodestra e arretra in centrosinistra, mentre il M5s torna sopra il 10%. È quanto emerge da un sondaggio Quorum/YouTrend per Sky TG24.

Le intenzioni di voto confermano Fratelli d’Italia in testa (24,2%) sia nella coalizione di centrodestra che in generale. La Lega è al 14%, Forza Italia all’8,9%. Il Pd si conferma secondo partito con il 22,3%. Nella coalizione di centrosinistra, Sinistra Italiana/Europa Verde è al 3,9%, +Europa all’1,6% e Impegno civico di Di Maio e Bruno Tabacci all’1,5%. Il M5s cresce un pochino (10,6%). Italia viva di Renzi è al 2,2%, Azione di Calenda al 2%. Gli indecisi e gli astenuti rappresentano insieme il 38,7% degli intervistati. A livello di coalizioni, in uno scenario in cui Calenda e Renzi si alleassero per creare un nuovo polo di centro, il centrodestra raggiungerebbe il 49,1% dei consensi, mentre il centrosinistra il 27,4%.

In generale, la fiducia nella politica è poca: solo il 14% degli intervistati dice di averne molta o abbastanza. Il 58% continua a giudicare il governo Draghi come molto positivo o abbastanza positivo. L’operato della politica italiana in generale suscita rabbia nel 57% degli intervistati, indifferenza nel 28%. Per il 53% in Italia la situazione politica, economica e sociale è peggiore rispetto ad altri grandi Stati europei. Una situazione che secondo il 42% degli intervistati è destinata a non cambiare, per il 31% a peggiorare. Solo il 14% pensa che migliorerà.

Riguardo all’astensione, per il 52% il motivo che spinge a non andare a votare è il fatto che i politici non facciano gli interessi dei cittadini. Il 49% invece pensa che i partiti non mantengano mai le promesse. Il 23% ritiene che alla base dell’astensionismo ci sia anche il fatto che i candidati sono sempre gli stessi. Il 66% degli intervistati, per quanto riguarda le politiche, ha votato l’ultima volta nel 2018. Per il 4% saranno le prime elezioni politiche, mentre il 6% dichiara di non essere mai andato alle urne per questo tipo di tornata elettorale. Il 6% degli intervistati è sicuro che il 25 settembre non andrà a votare, mentre il 44% dice che andrà certamente alle urne. Il voto del 25 settembre ispira abbastanza entusiasmo nel 34% degli intervistati, poco entusiasmo nel 32% e nessun entusiasmo nel 15%. Il 42% sostiene che sarebbe più invogliato ad andare a votare se avesse la certezza che il partito scelto mantenga poi qualcuna delle promesse fatte. Il 34% andrebbe alle urne più volentieri se ci fosse un partito che rappresenta le sue idee. Per il 19% degli intervistati sarebbe un motivo in più per andare a votare un risultato che non sia già scontato, mentre il 15% accoglierebbe con favore la discesa in campo di un nuovo leader.

NOTA METODOLOGICA - Sondaggio di 1.000 interviste svolte tra il 5 e il 7 agosto 2022 (per le intenzioni di voto il sondaggio è stato svolto tra il 7 e l'8 agosto 2022) su un campione rappresentativo della popolazione italiana, suddiviso per quote di genere ed età incrociate, stratificate per titolo di studio e ripartizione Istat di residenza. Il margine d’errore generale è del +/- 3,1%, con un intervallo di confidenza del 95%

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