DIRITTI & ROVESCI

Vita Nascente, polemica dilagante

Aborto. Prosegue la schermaglia sul finanziamento alle associazioni pro-vita da parte della Regione Piemonte. Il Pd attacca: "Palazzo Chigi ha chiesto modifiche e ci sono lacune come nel caso di Novara". L'assessore Marrone ribatte: "Così blindiamo il provvedimento"

Non accennano a placarsi le polemiche sui finanziamenti alle associazioni pro-vita previsti dalla Regione Piemonte nella delibera Vita Nascente dell'assessore di Fratelli d'Italia Maurizio Marrone. Il provvedimento, approvato oggi in IV commissione, con il voto di tutto il centrodestra, prevede un fondo di 460mila euro destinati alle associazioni pro-vita (400mila euro) e agli enti gestori (60mila) con l'obiettivo di ridurre gli aborti economici attraverso un aiuto economico a quelle donne che decidono di rinunciare all'interruzione della gravidanza. E mentre il M5s, con la capogruppo Sarah Disabato, accusa la destra “di voler fare dell’Italia un Paese liberticida, oscurantista e antiabortista”, il centrosinistra s'aggrappa ad alcune modifiche tecniche imposte dal Governo per un provvedimento che rischiava l'impugnativa. 

Nell'ultima versione del testo, infatti, è arrivata qualche modifica tecnica, dettata da una interlocuzione con Palazzo Chigi su cui il Pd, con il capogruppo  Raffaele Gallo e il vicepresidente della commissione  Domenico Rossi, ha cercato di infierire. “La delibera è centrata sulle associazioni accreditate operanti nel settore della tutela materno infantile presso le Asl, ma contemporaneamente, nella variazione di bilancio, gli elenchi di queste associzioni spariscono, a quanto scritto nella relazione, per ovviare a eventuali istanze di incostituzionalità e conseguenti possibili impugnative da parte del Governo”. Insomma, c'è stato un altolà dell'esecutivo? Qualche rischio di impugnativa? Ma soprattutto “che cosa accadrà alla delibera dopo che questi elenchi spariranno dal dettato normativo? Resterà valida? Decadrà? O dovremo rivederla? La confusione regna sovrana – accusano i consiglieri dem – e per questo abbiamo chiesto di rinviare la discussione a dopo la variazione di bilancio”. 

Versione diametralmente opposta quella dell’assessore secondo cui “la modifica in variazione di bilancio origina dal fatto che noi nel testo originario avevamo citato le associazioni di volontariato mutuando fedelmente la denominazione contenuta nella legge 194, mentre il Governo – spiega Marrone – ha obiettato sul fatto che trattandosi nel caso della 194 di una legge data è opportuno riferirsi a soggetti del terzo settore non limitando l’indicazione alle associazioni. In secondo luogo ci è stato chiesto di non utilizzare il termine accreditati presso le Asl, visto che tecnicamente è corretto riferirsi a un’iscrizione negli elenchi delle aziende”.

Non si lascia sfuggire l’occasione, Marrone, per mandare a dire al Pd che “questo testo riscritto è concordato tra noi e Palazzo Chigi. I partiti di sinistra in Regione, già prima della caduta del Governo avevano chiesto tramite il ministro della Salute Roberto Speranza di impugnare il provvedimento, mentre il premier Mario Draghi, a differenza di Giuseppe Conte, non ha mai impugnato i nostri provvedimenti, proponendo invece delle modifiche come anche in questo caso. Con il risultato che le modifiche non sono elementi di fragilità, ma una evidente blindatura costituzionale della delibera”. 

Alla base dell’intervento del Pd, c’è però anche dell’altro: “Nell’Asl di Novara non ci sono associazioni accreditate e, quindi, la delibera si inventa una deroga temporale per consentire alle associazioni l’accreditamento solo per quel territorio. Ma nel caso in cui nessuno si proponesse, a Novara che cosa accadrebbe? Non sosterremmo più le donne? Proprio il caso novarese – sostengono Gallo e Rossi – mostra l’aspetto più ideologico per cui al centro del provvedimento non ci sono le donne, bensì le associazioni pro-vita”. Per il Pd, “sarebbe stato meglio dare le risorse direttamente alle Asl o agli enti gestori delle politiche sociali, come abbiamo richiesto con i diversi emendamenti presentati durata la discussione”. Discussione che, com’è evidente, prosegue anche al di fuori dell’aula.

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