COMUNE DI TORINO

Poche delibere e nessun guizzo,
il primo anno grigio di Lo Russo

Non è vero che l'attuale amministrazione ha fatto più di quella precedente, come affermato dal sindaco. La giunta di centrosinistra ha prodotto il 30% di atti in meno. Russi (M5s): "Intanto bloccano la trascrizione delle coppie omogenitoriali e occupano le partecipate"

Al Politecnico è considerato un docente competente ma piuttosto severo. A giudicar se stesso, però, il professor Stefano Lo Russo pare invece di manica larga. “Abbiamo fatto più del Movimento 5 stelle” ha sentenziato ieri quando, a un anno dall’inizio del suo mandato, ha sentito il bisogno di fare un tagliando alla sua maggioranza, riunita in sala Carpanini. Promosso senza debiti, anche perché quelli glieli pagherà il Governo, grazie a un accordo siglato con Mario Draghi all’indomani del suo insediamento. Ma è poi così vero che la sua amministrazione sia stata più efficiente di quella passata? I dati dicono altro: nel suo primo anno – dal 27 ottobre 2021 a oggi – la giunta di centrosinistra ha prodotto 812 delibere contro le 1.179 del M5s (dal 30 giugno 2016 al 14 giugno dell’anno successivo). Insomma, “hanno lavorato meno” sentenzia il capogruppo pentastellato Andrea Russi. E hanno fatto lavorare meno anche il Consiglio comunale, proponendo all’aula 69 deliberazioni, contro le 96 di Chiara Appendino. Dunque, almeno a giudicare dalla quantità di provvedimenti approvati, il centrosinistra è abbondantemente sotto, ma si sa, un sindaco viene giudicato da ciò che fa non da quante delibere firma.

E su questo il giudizio resta sospeso dopo un anno piuttosto grigio, speso dal primo cittadino a prendere le misure con il nuovo ruolo, con quell'atteggiamento guardingo, anzi diffidente, che da sempre lo contraddistingue. “Potrebbe essere un ottimo direttore generale” lo infilzavano gli avversari, sottolineando la sua presunta mancanza di empatia, mentre lui cercava alleati per la grande rincorsa a Palazzo civico. E infatti, da quando si è insediato, il suo primo pensiero è stato quello di far ripartire una macchina comunale in panne per la cronica carenza di organico. Da un punto di vista politico e amministrativo l’atto più significativo è stato invece quella stretta di mano in Sala Rossa con il premier Draghi che sanciva il Patto per Torino: 1 miliardo e 120 milioni di euro che il governo trasferirà alla città di qui al 2042 per sistemare il suo disastrato bilancio. Appendino dovette fare i salti mortali per non mandare il Comune in dissesto e poi finì a processo in seguito a un esposto firmato dalle opposizioni (tra cui lo stesso Lo Russo) per presunte irregolarità. L’ex sindaca, appena eletta in Parlamento, venne condannata a sei mesi per falso in primo grado per poi essere assolta in appello dopo un calvario di sei anni (ora la procura generale ha fatto ricorso in Cassazione). Per il resto il centrosinistra si è dedicato all’ordinaria amministrazione e a presentare in tempo utile i progetti relativi al Pnrr. Per semplificare, se Appendino ha passato il primo anno a cercare ogni centesimo utile per far quadrare il bilancio, Lo Russo si è occupato di come spendere i finanziamenti in arrivo. Pesa l’irrisolta questione della trascrizione delle coppie omogenitoriali, mentre non è passata inosservata l’occupazione di Pd e alleati delle aziende partecipate. Ora di fronte la grande sfida del caro-energia.

“I fondi ottenuti per l’area di crisi, il progetto della città dell’Aerospazio: tutto ciò che è stato inaugurato in questo primo anno, in sostanza, è frutto del lavoro dei cinque anni precedenti, anche se il sindaco e i vari assessori provano continuamente ad intestarsi i meriti” attacca il pentastellato Russi, spina nel fianco di una maggioranza che finora in Consiglio non ha dato segni di vita se non per qualche spaccatura di natura ideologica come quella di ieri sullo sgombero di Askatasuna. Ed è lo stesso Russi a fare la conta di tutti i “fallimenti” di questo sindaco: “Ha aumentato Irpef e Tari, non ha migliorato la situazione delle anagrafi, ha trasformato le partecipate nell’ufficio di collocamento dei trombati del Pd, si è aumentato lo stipendio, con lui sono cresciute le occupazioni abusive delle case Atc, ha ridotto da 6 a 2 milioni i fondi per la riparazione delle buche nelle strade, ha cacciato dal centro città il Fan Village delle Atp Finals di tennis, non ha trovato nessuna soluzione per piazza Baldissera, ha dimenticato la cura del verde durante la siccità lasciando morire centinaia di piante, ha ignorato e lasciato irrisolti i problemi di sicurezza nei quartieri più a rischio, ha nominato una city manager da 200mila euro all'anno, peraltro ex direttrice di Manitalidea azienda finita in amministrazione controllata”. Certo Irpef e Tari sono aumentate per ottenere i fondi del governo e lo stipendio, va detto, non è stato lui ad aumentarselo ma è un provvedimento del governo di cui peraltro beneficia anche Russi, in quanto consigliere comunale. Sul resto, parola al sindaco

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