TORINO CHIAMA ROMA

Metro, Lo Russo vuole Meloni a bordo

Per realizzare il progetto originario della linea 2 servono altri 300 milioni. Il sindaco bussa al nuovo governo (quando ci sarà) sperando di trovare "analoga sensibilità di quello precedente". Intanto Infra.To valuta aggiustamenti per risparmiare

La richiesta fatta in Sala Rossa da Stefano Lo Russo è poco più di una provocazione, un modo per stoppare sul nascere eventuali polemiche del centrodestra. Sulla Metro 2 (come su decine di grandi opere) i costi delle materie prime impongono una revisione del progetto originario, a meno che il Governo non metta sul tavolo almeno 300 milioni, cioè la cifra necessaria a coprire un aumento possibile del 20%. In caso contrario? Semplice, il piano andrà rivisto. Nulla che possa mettere in dubbio la realizzazione di un’infrastruttura che gode di un finanziamento per il primo lotto (da Rebaudengo al Politecnico, 10 chilometri e 13 fermate) di 1,8 miliardi. Il rischio, se si facesse finta di niente, è che la gara vada deserta con la necessità di bandirne un’altra, facendo perdere così mesi e anni a Torino.

Nei giorni scorsi, in un incontro con i cittadini dei quartieri Barca e Bertolla, il sindaco aveva prospettato l’ipotesi di tagliare due o tre fermate, sollevando la reazione – quasi un riflesso condizionato – della capogruppo del suo stesso partito, il Pd, Nadia Conticelli. “Nessun passo indietro sulla Metro 2” ha tuonato, pronta a scavare trincee appena si parla di periferie. E in effetti non è un mistero che la seconda linea della metropolitana, che partirà proprio da Torino Nord, sia una delle principali leve di sviluppo di un’area che tradizionalmente è stata dimenticata dalle amministrazioni di ogni colore.

Nel rispondere a una interrogazione della consigliera pentastellata Tea Castiglione, Lo Russo ha indicato tre scenari: il primo, il più ottimistico, prevede che la tempesta in atto sui mercati internazionali delle materie prime si plachi entro la prossima primavera, quando verosimilmente il Comune bandirà la gara d’appalto per la realizzazione dell’opera. Se così non fosse, almeno in parte, Palazzo civico dovrebbe bussare al Governo (che già finanzia l’intera tratta) per chiedere maggiori fondi, i 300 milioni appunto. Se l’esecutivo rispondesse picche allora non resterebbe che valutare un adeguamento del progetto ai fondi disponibili. E in questo caso le alternative sarebbero due: “Accorciare la tratta e anziché arrivare al Politecnico fermarsi a Porta Nuova o verificare se può essere rivista la previsione iniziale delle stazioni”. A ogni buon conto “sono in corso verifiche tecniche su entrambe le soluzioni” nell’ottica di assorbire una parte degli aumenti.

Sul fronte politico Lo Russo auspica “fortemente che vi sia da parte del Governo entrante analoga sensibilità di quello precedente nei confronti di un’opera strategica” ed ecco la stoccata all’opposizione di centrodestra, mentre il M5s inscenava una protesta in aula per “dire no al taglio delle fermate”, destabilizzando l’umore della presidente d’aula Maria Grazia Grippo.

print_icon