ECONOMIA DOMESTICA

Artigiani piemontesi in trincea: "Crisi da economia di guerra"

Peggiorano le previsioni sull’occupazione, in calo del 5%, e sull’assunzione di apprendisti (-8%). In forte flessione la produzione e gli ordini, non sono previsti investimenti. Il presidente di Confartigianato Granelli: "Siamo allo stremo delle forze"

Tra le imprese artigiane piemontesi si registra un “pesantissimo clima di sfiducia” nell’immediato futuro: peggiorano le previsioni sull’occupazione in calo del 5% e sull’assunzione di apprendisti (-8%), sono in forte flessione la produzione e gli ordini, non sono previsti investimenti. È il quadro drammatico che emerge dalla quarta indagine trimestrale di Confartigianato Piemonte, presentata durante la celebrazione dei cinquanta anni della associazione a Palazzo Reale a Torino.

“La nostra indagine congiunturale è un bollettino di guerra, sono dati tremendi. Ci sono 1.200 aziende artigiane che hanno chiuso nell’ultimo anno, la propensione agli investimenti pari a zero. Molte imprese navigano a vista, strozzate da bollette che rappresentano un cappio al collo che spegne silenziosamente le loro prospettive di vita” spiega il presidente di Confartigianato Piemonte Giorgio Felici.

Le aspettative nei confronti del nuovo governo sono innanzitutto la riduzione fiscale (79,5% del campione) e abbattimento del caro-energia (62%), “emergenza che dovrà essere affrontata per prima, in continuità con le azioni calmieratrici già messe in campo dal Governo Draghi”. Seguono la semplificazione fiscale (43,7%) e, al quarto posto (17,9%), l’attuazione di tutti gli obiettivi del Pnrr con le riforme collegate: giustizia, appalti e fisco. “Siamo nel pieno di una economia di guerra, una situazione più preoccupante di quella che fu l’austerity dei primi anni Settanta, di cui forse non c’è una piena consapevolezza. Questi numeri esprimono incertezza e pessimismo da parte delle imprese su cui pesano condizioni oggettive che ne limitano la sopravvivenza e lo sviluppo” sottolinea Felici.

A livello nazionale sono circa 900mila le aziende che rischiano di avere grandi difficoltà con 3,5 milioni di lavoratori a rischio. “Questa è la vera emergenza e l’auspicio è che si faccia presto perché la situazione è drammatica” è l’allarme del presidente di Confartigianato Marco Granelli. “I dati degli ultimi mesi ci fanno capire che siamo arrivati allo stremo delle forze. Per questo oggi servono misure veloci. Altrimenti rischiamo di perdere una ripartenza che sembrava lineare. Una cosa su tutte abbiamo chiesto al governo: che vengano fatte norme e provvedimenti a misura delle pmi artigiane perché fino a oggi si sono fatti provvedimenti che non hanno mai tenuto conto del tessuto economico effettivo del Paese che è rappresentato per il 99,4% da piccole aziende e artigiani”.

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