SANITÀ

Liste d'attesa, puntuali solo gli annunci

Entro fine anno si dovrebbe tornare ai livelli del 2019, ma continuano le lamentele su ritardi per interventi e visite. Cirio rivendica il cambio di passo sulle Asl: "Autonomia non vuol dire anarchia". Alcune aziende non hanno ancora approntato le agende digitali - DOCUMENTO

“Per troppo tempo l’autonomia delle Asl è stata interpretata come anarchia”. Alberto Cirio non cita Giorgia Meloni, ma il senso del messaggio ai vertici delle aziende sanitarie è quello: “La pacchia è finita”. Ricorda, invece, il governatore come si sia assistito per anni a situazioni paradossali in cui “i responsabili dei laboratori non si parlavano tra loro e così c’era chi aveva pipette in sovrabbondanza e chi non ne aveva, senza poter risolvere facilmente un problema”.

Una sorta di feudi indipendenti, le Asl, che certamente non hanno contribuito negli anni anche precedenti alla pandemia a ridurre o perlomeno arginare i tempi delle liste d’attesa, che poi è l’argomento nuovamente affrontato dai vertici regionali nel corso di una conferenza stampa questo pomeriggio. Diciamolo subito, niente di nuovo sul fronte o comunque nulla di eclatante rispetto a precedenti analoghi appuntamenti in sala della Trasparenza nel palazzo della Regione.

C’è, forse per la prima volta in maniera così palese, il riconoscimento alla sanità privata di un ruolo “fondamentale e indispensabile” nella parziale soluzione di un problema – quello dei tempi per un ricovero, una visita o un esame diagnostico – che si trascina in Piemonte ormai da moltissimi anni e che la lunga emergenza Covid ha moltiplicato in maniera esponenziale. “Solo una sana e proficua collaborazione con la sanità privata – ha spiegato Cirio – ci permette di dare risposte ai cittadini”. 

Risposte che per quanto riguarda i tempi necessari per ricevere una prestazione “riporteranno entro la fine dell’anno i numeri al livello di quelli del 2019, quindi in epoca pre-Covid”. E se oggi l’attesa media, che poi è sempre un po’ come il pollo di Trilussa, per un’ecografia all’addome è di 40 giorni contro i 50 del 2018, di strada da fare ce n’è ancora parecchia. Il Cup unico, ovvero la centrale per le prenotazioni, varato ai tempi in cui in corso Regina al posto di Luigi Icardi c’era Antonio Saitta e sulla poltrona oggi di Cirio sedeva Sergio Chiamparino ha ben presto mostrato i suoi limiti e le sue carenze, mai del tutto risolte.

Qui i dati sui primi 9 mesi del 2022

“Un albero che cade fa più rumore che una foresta che cresce”, ricorda il governatore riferendosi alle lamentele per lunghe attese, disservizi o prenotazioni ben oltre i confini designati per quadrante. Il fatto è che di alberi che cadono ce ne sono tutti i giorni e la realtà dei numeri forniti dalle Asl sui tempi delle prestazioni è spesso differente da quella vissuta da chi non di rado si trova a fare i conti con un sistema ancora figlio di quell’anarchia citata dal governatore. 

Saranno “poche” come spiega il consulente strategico Pietro Presti le aziende che ancora non hanno caricato nel sistema informatico tutte.le loro agende per le prenotazioni, ma il fatto stesso che ci siano Asl non ancora in linea e in pesante ritardo non depone certo a favore di chi, anche sul fronte politico, usa una sorta di manleva a prescindere nei confronti di manager e dirigenti. “Mai prima d’ora un’amministrazione regionale ha convocato tante volte i direttori generali delle Asl”, rivendica il governatore ripetendo l’annuncio già fatto nei mesi scorsi del passaggio (sia pure graduale e per ora limitato solo ad alcune prestazioni) al sistema della presa in carico, mutuato dalla positiva esperienza della campagna vaccinale.  In sintesi: per alcune visite ed esami basterà una sola telefonata del paziente al Cup e poi sarà il sistema a ricontattarlo con data e luogo della prestazione.

Date e luoghi che non di rado ancora non rispettano le prescrizioni date dalla Regione. “Monitoriamo settimanalmente l’andamento” spiega Cirio citando l’ormai famoso cruscotto che se da una parte indica il prospetto dei dati dall’altro richiama all’immagina di una macchina che procede a varie velocità a seconda dell’Asl. Certo c’è il problema della carenza dei medici a complicare una situazione che complessa lo è già di per sé da anni.

Mancano nei reparti, ma l’emergenza più grave è proprio sul fronte dell’emergenza, ovvero di Pronto Soccorso. “Il ministro Roberto Speranza ci aveva promesso una norma ad hoc per l’utilizzo di personale in più, ma non s’è mai vista e nel frattempo è cambiato il Governo”, spiega Icardi. L’assessore annuncia un provvedimento legislativo regionale per aumentare dagli attuali 60 a 100 euro di prestazione aggiuntiva per i medici dipendenti che lavorano nei Pronto Soccorso e un corso di formazione breve per aumentare gli organici. “Oggi siamo di fronte a una assalto da parte delle cooperative”, ammette l’assessore. E anche questa, ormai non è più una novità. 

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