SOCIETÀ

Un piemontese su dieci è straniero, Torino non è più una meta ambita

L'incidenza di immigrati è a due cifre in quattro province su otto. Nel capoluogo si ferma a 9,5%. E nel 2021 la città ha perso oltre 4mila residenti nati all'estero. I dati del Rapporto Idos-Caritas

Un “piemontese” su dieci è straniero. L’incidenza maggiore è ad Alessandria dove gli immigrati sono l’11,6% e – sorpresa – Torino non è tra le prime quattro province con più immiggrati della regione. Anzi dal capoluogo gli stranieri iniziano ad andarsene. Tra il 2020 e il 2021 la sua area metropolitana è passato da 213.042 residenti nati all’estero a 208.812 con una perdita di oltre 4mila cittadini (-2%). Vuol dire che è meno attrattiva e che altri territori paiono offrire maggiori opportunità. E infatti altre province (in particolare Vercelli) hanno visto aumentare il numero dei propri cittadini stranieri. È quanto emerge dai dati del Rapporto immigrazione 2022, pubblicato nel dossier del Centro Studi e Ricerche Idos. 

In quattro territori del Piemonte – Cuneo, Novara, Asti e Alessandria – l’incidenza degli stranieri sui residenti è più elevata della media regionale (9,8%), superando quella della provincia torinese (9,5%). In Piemonte, regione al di sopra della media nazionale, che è all’8,6%, i residenti stranieri sono 415.637, di cui non comunitari 247.926. Rispetto a una diffusa percezione di insicurezza, in particolare in determinati quartieri di Torino o città del suo hinterland, proprio in relazione a una presunta maggiore percentuale di stranieri, è interessante notare come il capoluogo e la sua area metropolitana non siano tra quelli in cui gli immigrati sono di più. Anche lo sguardo agli eventi più recenti del 2022, ossia l’accoglienza di profughi ucraini, smentisce la centralità della provincia di Torino. Sono le province dove è storicamente forte la presenza ucraina a registrare i numeri maggiori, ovvero Novara e Verbano-Cusio-Ossola. Si tratta infatti di territori dove la collettività ucraina è cresciuta dalla metà degli anni Novanta e dove nel 2020 si concentra circa la metà dei residenti ucraini della regione.

I lavoratori stranieri in Piemonte sono 175mila: nel 2021 sono stati rilasciati 18.870 permessi di soggiorno. Ci sono su tutto il territorio regionale 48.676 imprese condotte da cittadini nati all’estero e gli studenti stranieri iscritti all’anno scolastico 2020-2021 sono stati 78.256. Il più altro numero di residenti proviene dalla Romania (132.970), seguiti da Marocco (53.338), Albania (39.864) e Cina (21.107). I settori di occupazione sono principalmente nel lavoro domestico (59,5% dei lavoratori), nell’agricoltura (17,2%) e nell’industria (11,2%). Per quanto riguarda la scuola emerge dall’Osservatorio che in quella che viene definita “generazione dopo” i minori stranieri costituiscono il 14,3% dell’intera popolazione regionale appartenente alla stessa fascia d'età; a dimostrazione di quanto i cittadini stranieri contribuiscano più degli italiani ad arginare il fenomeno della denatalità.

“Il quadro delle migrazioni in Piemonte è ormai da tempo caratterizzato da tratti consolidati. Sono elementi del paesaggio una strutturale componente nordafricana (pari al 16,3% dei residenti stranieri) - in particolar modo marocchina (12,8%) - affiancata da una crescente e diffusa presenza europea (54,7%). Accanto ad essi si conferma la relativa centralità del capoluogo (almeno per la gestione delle emergenze e delle novità, in termini di arrivi e di ideazione e progettazione di pratiche e, in alcuni casi, di politiche) e il crescente interesse per quello che potremmo definire passaggio del testimone fra prima e seconda generazione di stranieri” si legge nel focus dedicato al Piemonte.

Tutti i dati sull'immigrazione in Piemonte

“Tre aspetti – proseguono i ricercatori di Idos – vanno ricordati per una lettura avvertita del puzzle delle provenienze. Le dieci collettività più numerose rappresentano il 73,6% degli stranieri residenti e di questi due su tre hanno la cittadinanza di un Paese europeo, primi fra tutti Romania e Albania, saldamente inserita in una storia trentennale di relazione con il contesto piemontese. Seguono poi l’Ucraina e la Moldova, con residenti tradizionalmente divisi fra cattolici e ortodossi, dove la componente femminile è pari rispettivamente al 78,4% e al 65% del totale: due variabili, il genere e la religione, che garantiscono uno sguardo positivo verso queste collettività e non foriero di pericolo e di pregiudizi da parte della società italiana. Aggiungiamo, per sostenere una necessaria nuova narrazione dell’immigrazione nella regione, altri due tasselli: a fine 2021 i titolari di permessi di soggiorno erano pari a 247.926. Di questi, solo il 39,2% era in possesso di un permesso di soggiorno a termine. Ne consegue che, anche fra i soggiornanti non comunitari che abitano la regione, la maggioranza ha rispettato i criteri (fra cui lavoro, permanenza quinquennale in Italia, assenza di carichi penali pendenti, conoscenza della lingua italiana) per ottenere un permesso di soggiorno di lunga durata e si trova – potenzialmente – a pochi passi dal diventare cittadino italiano”.

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