ALLA CARICA

Braccio di ferro su Rixi vice al Mit,
Meloni vuole imbrigliare Salvini

Partita finale sui sottosegretari. La premier non ha preclusioni sul parlamentare ligure ma preferirebbe non averlo alle Infrastrutture a lavorare al posto del capo leghista. Che così avrebbe tempo per scorrazzare e fare danni. Voci su Liuni all'Agricoltura

Sarà pure il titolare della Mobilità, ma avere un ministro più in giro a fare il leader di partito che in ufficio a seguire dossier su strade, ponti, treni e porti, è una prospettiva che piace poco o nulla a Giorgia Meloni. Il rischio di vedere Matteo Salvini ripetere lo stile Viminale al tempo del governo gialloverde preoccupa il presidente del Consiglio per più di una ragione. Da quel dicastero passa un bel po’ del Pnrr e una decisa accelerazione sulle grandi opere è tra i punti irrinunciabili (e su cui si misurerà) il nuovo Governo. E poi c’è il risvolto politico, con il segretario di uno dei partiti alleati che potrebbe indulgere a, legittimamente, rafforzare la sua Lega uscita un po’ malconcia dal voto, delegando gran parte del lavoro al dicastero. 

E qui si comprende la resistenza che Meloni starebbe facendo sulla nomina a viceministro (ma anche a sottosegretario) di Edoardo Rixi al Mit. Non è certo la capacità dell’ex sottosegretario ai Trasporti nel Conte1 (che si dimise in seguito all’inchiesta sulle spese pazze in Regione Liguria dov’era stato assessore, vicenda giudiziaria dalla quale poi uscì assolto) adessere messa in discussione da Palazzo Chigi, tutt’altro. Anzi sono proprio le competenze e le doti di Rixi a mettere in ansia Meloni: con lui nel palazzo di Porta Pia Salvini avrebbe una quasi totale libertà di scorrazzare in lungo e in largo per lo Stivale, potenzialmente minando la stabilità della maggioranza. E così dopo aver ingoiato il veto su Armando Siri, guru economico di via Bellerio), il Capitano potrebbe prendere una nuova sportellata.

Oggi nel consiglio dei ministri che si riunirà alle 13 si scoprirà se l’avrà spuntata Meloni, dirottando Rixi al ministero del Mare oppure se Salvini, magari con convincenti rassicurazioni, sarà riuscito ad ottenere che il suo uomo delle infrastrutture divenga anche il suo vice. Ma questa non è l’unica incognita. C’è ancora il nodo su Giuseppe Mangialavori il coordinatore di Forza Italia in Calabria, uomo tra i più vicini a Licia Ronzulli, destinato proprio ai Trasporti ma sul quale si sono addensate voci di rapporti con personaggi legati alla ‘ndrangheta che allarmerebbero Palazzo Chigi. Pare, addirittura, che il ronzulliano fosse già in una prima lista dei ministri per poi uscirne (non per sua volontà) a vantaggio del suo omologo piemontese Paolo Zangrillo, chiamato rapidamente in campo dalla panchina.

Nel rimescolamento andato avanti per tutto il fine settimana è spuntato pure il nome del leghista novarese Marzio Liuni. Il “giardiniere” (a quanto pare non proprio sostenuto con entusiasmo dallo stesso Carroccio locale) potrebbe profilarsi un posto da sottosegretario all’Agricoltura, o più probabilmente all'Ambiente, con il convinto appoggio del segretario regionale Riccardo Molinari.

Sul fronte di Fratelli d’Italia, sembra vicina alla certezza la nomina dell’ex ambasciatore (e già ministro degli Esteri nel Governo Monti di cui si ricordano le decise e polemiche prese di posizione nella complessa vicenda dei marò arrestati in India) Giulio Terzi di Sant’Agata quale vice di Antonio Tajani alla Farnesina. Mentre si sarebbero spente le speranze di Alberto Cirio di recuperare il senatore non più rieletto Marco Perosino, segnaposto del governatore nella scorsa legislatura. Anche per Claudia Porchietto nulla da fare.

Ad un passo dall’ingresso nelle seconde file dell’esecutivo pare anche la deputata torinese Augusta Montaruli, che si aggiungerebbe al già certo collega piemontese Andrea Delmastro alla Giustizia. Incasserebbero due sottosegretari i Noi Moderati con Andrea Costa alla Salute e Alessandro Colucci al Mef se la spunterà sull’ex azzurra Micaela Biancofiore, mentre per i due leader Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa vedrebbero scendere i rispettivi borsini, o forse perché per loro non si prospetterebbero posti da viceministro, ma “solo” da sottosegretari.

print_icon