TRAVAGLI DEMOCRATICI

Segretario e candidato governatore, la doppia partita del Pd piemontese

Manovre in vista del congresso regionale che si svolgerà in concomitanza di quello nazionale. A dare le carte è Laus che vorrebbe alla guida del partito Valle: passaggio intermedio per candidarlo alla presidenza della Regione. Le opzioni Rossi e Viotti. Orfini su Gribaudo

Due partite o, più precisamente, due tempi di un’unica partita. È quella che si sta preparando a giocare il Pd piemontese in vista di un congresso regionale che, per evitare la chiamata alle urne militanti ed elettori due volte a distanza di poco tempo (con i connessi rischi sull’affluenza), dovrebbe celebrarsi in concomitanza con le assise nazionali. Quando? Qualche settimana prima del 12 marzo, data inizialmente fissata da Enrico Letta, il quale non nasconde (più) i pericoli di questa lunga trenodia. “In alcuni momenti penso che il partito possa implodere, non tenere fino a marzo”, avrebbe confessato il segretario dimissionario confermando la necessità di accelerare un percorso che se non sarà “costituente”, come negli auspici del segretario dimissionario, possa servire almeno da “ricostituente” per un corpo piagato dalla recente sconfitta.

In Piemonte il Pd è messo leggermente meglio: la riconquista di due amministrazioni locali importanti – Torino con Stefano Lo Russo e Alessandria con Giorgio Abonante – ha rifrancato lo spirito e gli stessi risultati dello scorso 25 settembre, pur nel disastro generale e in maniera difforme sul territorio regionale, offrono segnali incoraggianti. Ma tutta l’attenzione è concentrata al 2024. L’obiettivo è, ovviamente, quello di impedire ad Alberto Cirio di restare al piano nobile di piazza Castello e di battere un centrodestra che a dispetto dei non brillanti risultati pare godere di un ampio consenso, a partire da quello personale del governatore. Ed è proprio su questo terreno che si intreccia la duplice partita del Pd: eleggere un nuovo segretario capace di riorganizzare il partito e dare impulso alla macchina organizzativa, individuare un candidato presidente competitivo capace di allargare il perimetro della coalizione. Un duplice obiettivo che potrebbe addirittura essere incarnato dalla stessa persona.

Aspettando le mosse dei big nazionali, che inevitabilmente influenzeranno al meno in parte i posizionamenti locali, in Piemonte sono iniziati i giochi per dare un nome e un volto al successore di Paolo Furia. Tra i primi a muoversi è Mauro Laus, figura di peso, forte della rielezione, di un asse con varie anime del partito (a partire dai fassiniani di Salvatore Gallo) ma soprattutto di un carnet di eletti in ogni livello. Nella testa dell’ex senatore oggi deputato ci sarebbe più di un profilo, anche se la sua prima scelta è Daniele Valle, attuale vicepresidente del Consiglio regionale e aspirante governatore. Ed è proprio in tale prospettiva, quella di strappare la nomination del suo pupillo alla corsa per la presidenza della Regione, che il parlamentare insiste per piazzarlo alla guida del partito. Una soluzione che assieme ai vantaggi – rendere esplicito il percorso investendo il Pd ai suoi massimi livelli – comporta anche qualche inconveniente. Laus ne ha parlato nei giorni scorsi con Alessandro Alfieri, coordinatore di Base Riformista la corrente di Lorenzo Guerini cui appartiene, ricevendo un sostanziale via libera.

Una cosa è certa, se non sarà Valle – anzitutto per le perplessità del diretto interessato – nella testa di Laus il candidato segretario deve poter assicurare una forte autonomia, essere impermeabile ai condizionamenti nazionali e refrattario ai diktat romani. Doti pari a quelle dimostrate dal fido Mimmo Carretta al momento in cui si decise chi far correre a sindaco di Torino. Uno dei nomi su cui starebbe ragionando è quello del consigliere regionale Domenico Rossi, novarese, al suo secondo mandato a Palazzo Lascaris, origini negli ambienti di Libera (l’associazione di don Luigi Ciotti) e dunque di una sinistra dem sì, ma per molti versi atipica rispetto a quella di apparato, tant’è che mai è stato organico a due figure come quelle di Andrea Giorgis e Anna Rossomando, orlandiani di provata fede, specie la seconda. Rossi, inoltre, ha stretto un patto non scritto ma evidente in molte iniziative comuni proprio con Valle e anche questo giocherebbe a suo favore.

Un altro nome su cui starebbe ragionando Laus è quello dell’ex parlamentare europeo Daniele Viotti, approdato a Bruxelles quand’era civatiano. L’alessandrino, da anni ormai torinese, con la sua sodale d

i corrente Chiara Foglietta ha rotto gli schemi e l’appartenenza con la sinistra piemontese e torinese, tanto che entrambi furono tra i primi a sostenere la candidatura a sindaco di Lo Russo. Viotti ha ripreso a tessere rapporti, partecipare a convegni, scrivere commenti ed editoriali su giornali cittadini. Con la sua associazione è diventato un punto di riferimento per militanti, giovani e meno giovani, delusi da precedenti affiliazioni correntizie.

Nel quadro che si sta abbozzando c’è Laus, ma ovviamente non solo. Bisognerà vedere come si atteggerà la sinistra che fa riferimento all’ex ministro Andrea Orlando, ma anche altre componenti. In questo senso si inserirebbe l’idea che viene attribuita a Matteo Orfini di mandare in campo la deputata Chiara Gribaudo. Cuneese rieletta per la terza volta a Montecitorio, componente della segretaria nazionale, Gribaudo nello schema orfiniano, potrebbe passare dalla segreteria per raggiungere un obiettivo che è dato da molti nei pensieri e nei progetti della parlamentare, ovvero la candidatura alla presidenza della Regione. L’ex assessore di Borgo San Dalmazzo ha dalla sua il ruolo di queenmaker della candidatura ed elezione di Patrizia Manassero a sindaco di Cuneo, ma appartiene a una corrente fortemente minoritaria nel partito. E questo in un congresso, dove a contare sono le tessere, è un handicap insormontabile.

Sempre in vista del congresso, va annotata la variabile Stefano Lepri. Cosa farà l’ex parlamentare cattodem, protagonista e artefice dell’elezione dell’attuale segretario regionale Furia, a seguito del ribaltone che portò alla vicesegreteria Monica Canalis? Chissà. Intanto, a quanto si dice i rapporti tra i due non sarebbero più idilliaci come un tempo e la leprotta starebbe pensando di spiccare il volo da Palazzo Lascaris verso Bruxelles (se, come pare, la milanese Patrizia Toia non si ricandidasse lasciando sguarnita la rappresentanza dell’area cattolica).

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