TRAVAGLI DEMOCRATICI

Letta non si dimette, è già dimesso. Schlein nel vortice delle correnti Pd

Il segretario che ha guidato il partito verso l'abisso andrà avanti fino al congresso. Schiaffoni persino da De Benedetti. Intanto i caporioni del Nazareno danzano attorno all'ex vicepresidente dell'Emilia-Romagna e mirano a isolare il "renziano" Bonaccini

Enrico Letta non intende presentare le dimissioni all’assemblea nazionale del Pd, in programma sabato. Fonti del Nazareno smentiscono i rumors pubblicati da diversi giornali, spiegando che il segretario è impegnato a preparare “una soluzione che superi le attuali complessità regolamentari e statutarie e consenta lo svolgimento con successo del congresso”. Insomma, nessun passo indietro non ci sarà bisogno di un traghettatore. Sarà lui, l'artefice di una delle più drammatiche disfatte del Pd (secondo i sondaggi ormai intorno al 16%, dietro a un arrembante M5s), a traghettare il partito verso una nuova fase.

La responsabile Esteri Lia Quartatelle specifica che “Letta ha già lasciato e stiamo preparandoci a fare il congresso”, aggiungendo poi che “con Marianna Madia abbiamo proposto lo scioglimento delle correnti, che non è un sistema che fa circolare le idee ma che gestisce le carriere. Dobbiamo dirci la verità e discutere”. Sarà, eppure le correnti paiono impegnate in rocamboleschi riposizionamenti, al punto che di fronte alla candidatura di Stefano Bonaccini, fino a ieri giudicata la più “forte” tra quelle prospettate, i lettiani, il padre nobile Romano Prodi, i seguaci di Dario Franceschini, quelli di Nicola Zingaretti assieme a una buona fetta della sinistra sono pronti a sostenere Elly Schlein, l’ex vice del governatore dell’Emilia-Romagna, sospettato di essere troppo vicino al “reietto” Matteo Renzi. Una fronte che da un lato certifica la frattura all’interno dell’area un tempo granitica di Andrea Orlando (incerto se scendere personalmente nell’agone congressuale) e dall’altro rischia di far partire un’ipoteca della vecchia nomenklatura sulla candidata che vorrebbe incarnare un nuovo stile di Pd, in rottura con caminetti e pastette correntizie.

Intanto, mentre la mancanza di una leadership legittimata sta mettendo in seria difficoltà il Pd in vista delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia, a dare una mazzata ai vertici è persino il titolare della tessera numero 1 del Pd, Carlo De Benedetti, che in un’intervista al Corriere definisce Letta “disastroso” e il Pd un “un partito di baroni imbullonati da dieci anni al governo senza aver mai vinto un’elezione”.

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