PALAZZO LASCARIS

Il Pd riesuma la parità di genere:
una legge con doppia preferenza

Dal gruppo che ha eletto una sola donna su dieci rappresentanti a Palazzo Lascaris arriva la proposta di modificare la norma elettorale della Regione. Ma non potevano pensarci nella scorsa legislatura? Intanto il dibattito sul listino è archiviato: in fondo va bene a tutti

Il Pd ha scoperto la parità di genere. Dopo cinque anni della passata legislatura a fare harakiri sulla riforma elettorale del Piemonte, i dem ora premono per calendarizzare a Palazzo Lascaris “la proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta dalla Rete Città x le Donne, con la quale si chiede l’introduzione della doppia preferenza e liste paritarie per genere e alternate” affermano in una nota il capogruppo Raffaele Gallo e il vicepresidente del Consiglio Daniele Valle. Quanta grazia.

E dire che era stato proprio il Pd ad affondare, durante il mandato di Sergio Chiamparino, ogni ipotesi di modifica delle norme, secondo qualcuno proprio per la volontà dei suoi eletti uomini (16 su 22) di non offrire un vantaggio competitivo al gentil sesso. Operazione riuscita: oggi, infatti, nel gruppo democratico, a rappresentare le donne c’è la sola Monica Canalis in mezzo a nove ometti. Insomma, altro che parità di genere. Per non parlare delle ultime elezioni politiche in cui le liste composte da Enrico Letta hanno prodotto gruppi parlamentari in cui le donne sono meno di un terzo. Ma questo è il passato. Ora il Pd è cambiato. “È giunto il tempo di modificare la legge elettorale della Regione Piemonte e di introdurre quelle modifiche di civiltà che sono già state adottate in altre Regioni italiane” proseguono Gallo e Valle, proprio i due che quando sedevano in maggioranza si erano distinti nella resistenza passiva contro ogni modifica della norma.

La verità è che il Piemonte non può più procrastinare l’introduzione della doppia preferenza di genere, anche perché l’alternativa è che ci pensi il Governo d’imperio, adottando i poteri sostitutivi, come avvenuto due anni fa in Puglia poco prima del voto. La Calabria, tanto per fare un altro esempio, si è adeguata negli ultimi giorni utili poco prima delle urne. Mentre analoghe iniziative sono state promosse, sempre dal Pd in Sicilia e Friuli Venezia Giulia, altre regioni insieme alla Valle d’Aosta a non aver ottemperato agli obblighi. “Non possiamo accettare che anche questa legislatura si chiuda senza aver rimesso mano alla riscrittura delle regole del gioco alla luce dei principi della parità tra i generi. È un’occasione che non possiamo perdere e siamo certi che anche il centrodestra non abbia nessuna ragione per non accogliere queste importanti novità” concludono i due.

Sembra invece ormai archiviato il dibattito sul listino: introdotto come strumento per inserire nell’assemblea legislativa piemontese profili di alto livello da sottrarre alla competizione con le preferenze – tecnici, intellettuali, esponenti del mondo economico – si è trasformata in una camera di compensazione a disposizione delle coalizioni, quando non nella sinecura per i fedelissimi dei capataz di partito. E nessuno vuole rinunciarvi.

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