POLVERE DI (5) STELLE

M5s verso l'addio alle restituzioni, meglio dare la cagnotta al partito

Sta per cadere anche l'ultimo totem della stagione grillina. Conte ha bisogno di soldi per dare impulso alla sua forza politica, a livello nazionale e sui territori. L'ipotesi è di un versamento mensile di 2mila euro alle casse di Campo Marzio. Sconto anche sul Tfr

Duemila euro al partito ogni mese: il M5s potrebbe presto mandare in soffitta la vecchia regola dei versamenti per le restituzioni, vale a dire le donazioni effettuate dai parlamentari per sostenere progetti a favore della collettività rinunciando a parte di indennità e diaria. Un altro dei punti cardini delle origini, forse l’ultimo, a cadere. L’ipotesi al vaglio dello stato maggiore del partito prevedrebbe un’unica donazione secca mensile degli eletti ma tutta destinata a finire nelle casse del movimento. “Saranno poi i vertici a stabilire modalità e importi per opere da destinare ai cittadini – rivelano autorevoli fonti del Movimento all’Adnkronos –: una quota variabile di volta in volta, a seconda dei margini di spesa disponibili”.

Insomma, si tratterebbe di una novità epocale per una forza nata sull’onda dell’antipolitica e della lotta alla famigerata “casta”, che ha fatto delle restituzioni uno dei suoi cavalli di battaglia. Nella scorsa legislatura i parlamentari erano tenuti a versare 1.500 euro mensili al fondo per le restituzioni e 1.000 al partito. Inizialmente addirittura deputati e senatori M5s erano obbligati a presentare gli scontrini dei giustificativi delle loro spese. Per qualche renitente arrivò addirittura l’espulsione, mentre furono comminate sanzioni a molti morosi e ritardatari. Ma era un’altra epoca ora il partito grillino è nelle mani di Giuseppe Conte. “Non fate una vita francescana ma tutto quel che avanza donatelo alla collettività”, li esortò Beppe Grillo nella prima assemblea in un hotel capitolino, a due passi dalla Basilica di San Giovanni, metodo poi sostituito da un più semplice forfait durante la “reggenza” di Vito Crimi.

Il contributo diretto al partito non sarebbe l’unica novità allo studio: i parlamentari da questo mandato, forti di un ruolo istituzionale, potrebbero anche finire per percepire l’indennità di carica, “tesoretto” finora reso alla collettività. Anche in questo caso, però, la maggior parte degli importi – due terzi per l’esattezza, stando alle stesse fonti – dovrebbe finire nelle casse di Campo Marzio, solo un terzo trattenuto dai diretti interessati.

Oltre a restituzioni e indennità di carica, altro aspetto al vaglio del Comitato di garanzia – di cui fanno parte Roberto Fico, Laura Bottici e Virginia Raggi – è quella di “scontare” di ben l’80% la restituzione dell’assegno di fine mandato che, tra novembre e dicembre, i parlamentari uscenti del Movimento vedranno accreditato sul loro conto. Si tratta della liquidazione di circa 44mila euro per legislatura – dunque poco meno di 90mila euro per chi è saltato sulla tagliola del doppio mandato – che, per le regole del M5s volute agli albori da Grillo e Gianroberto Casaleggio, i deputati e senatori 5 Stelle dovrebbero rendere alla comunità. Come hanno fatto, al tempo, Alessandro Di Battista e il senatore Luigi Gaetti, tra i pochi a obbedire.

Tre legislature fa, quando il M5s approdò in Parlamento, anche il Tfr andava reso per intero. Poi Luigi Di Maio, da capo politico, intervenne sulla norma, “sforbiciando” la restituzione: due terzi alla comunità, un terzo tenuto dai parlamentari come liquidazione. Di acqua sotto i ponti da allora ne è passata, e molti big grillini non hanno mandato giù la mancata deroga alla regola dei due mandati. Complice anche questo fattore, molti – anzi, la maggior parte dei 46 uscenti – hanno puntato i piedi, convinti di non dare indietro nemmeno un euro. Ragion per cui ai piani alti si sta ragionando su uno sconto “corposo, ovvero chiedere indietro il 20% della liquidazione spettante agli uscenti”. Euro più euro meno, si tratterebbe di poco più di 8mila euro per singola legislatura al posto di 44mila. Il che, tuttavia, farebbe crollare un potenziale capitale teso anche a ridare ossigeno alle casse del Movimento, rilanciandone ad esempio l’azione politica sui territori: si passerebbe, infatti, da circa 4 milioni di euro a meno di 400mila.

Le nuove regole sulle restituzioni – che, nel caso del Tfr, sarebbero per forza di cose retroattive – devono comunque passare il vaglio del comitato di garanzia, poiché messe nero su bianco sul codice etico del M5s, una delle stelle polari dell’associazione. Alcune bozze sarebbero state già sottoposte ai vertici, ma per ora la situazione sarebbe in stand-by. Le stesse fonti rivelano infatti che l’ex sindaco di Roma, Raggi, avrebbe sollevato obiezioni, bloccando di fatto la modifica delle regole.

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