TRAVAGLI DEMOCRATICI

Più che un Comitato è il Politburo. Ipoteca degli ex Pci sul "nuovo" Pd

Da Fassino a Damiano, da Boldrini a Saraceno, a Pollastrini e Ruotolo. Toccherà a loro riscrivere la carta d'identità del partito. E lo scissionista Speranza è addirittura "garante". La vicesegretaria del Piemonte, Canalis: "Una roba da neuro. Non ci siamo"

Un partito romano-centrico, con lo sguardo rivolto al passato e tutto spostato a sinistra. Che la costituente del Pd non fosse partita col piede giusto lo si era capito sin dall’inizio, con il balletto sulle date e i cambi di regolamento in corsa per far concorrere alla segreteria anche chi fino a ieri non era neanche tesserato (leggasi Elly Schlein). Ora l’indicazione dei cento componenti del Comitato costituente fotografa i rapporti di forza interni al Nazareno e, di fatto, sembra prefigurare la forma che prenderà il partito dopo il congresso. “I territori non sono stati coinvolti nella composizione di questo comitato. L'architettura federale del partito nato nel 2007, oggi semplicemente non c’è più” attacca la vicesegretaria del partito piemontese Monica Canalis. “Decidono tutto a Roma, premiando la nomenclatura romana, quella che ci ha fatto perdere in questi anni. Poi Articolo 1 rientra nel Pd senza che nessuno abbia chiesto il parere della base. Non solo. Roberto Speranza addirittura è designato come garante del processo costituente insieme a Enrico Letta. Vale a dire che il leader di un partito scissionista farà da garante alla rifondazione del nostro partito. Una roba da neuro” attacca ancora Canalis interpretando lo sgomento di tanti militanti di fronte a un iter congressuale mai così abborracciato.

“Non stanno ricostituendo il Pd stanno riesumando il Pci” si sfoga l’ex parlamentare Stefano Esposito che pure tra i giovani comunisti ha mosso i suoi primi passi, salvo ieri ritrovarsi ad ascoltare Matteo Renzi al Teatro San Giuseppe di Torino. Basta scorrere i nomi: dal Piemonte Ivana Borsotto, Cesare Damiano, Piero Fassino, Anna Rossomando, Chiara Saraceno, Livia Turco. Se Renzi aveva tentato la rottamazione qui siamo alla restaurazione. “Solo ex Pci” si lamenta Canalis. E la musica non cambia se si estende la visuale fuori dal Piemonte con Laura Boldrini, Sandro Ruotolo, Susanna Camusso, Barbara Pollastrini. Un vero e proprio Politburo, insomma.

“Mandato in soffitta il pluralismo interno, come se i Popolari non fossero altro che una stampella dei socialisti. Chiuse le porte alle nuove leve. Sono pochissimi i cattolici di peso: Graziano Delrio, Mauro Magatti, Flavia Piccoli Nardelli, Filippo Andreatta, Annamaria Furlan. Questo comitato costituente pare più un concentrato di nomenclatura romana espressione del congresso 2019. Non si apre ai giovani e ai territori. Non ammette la responsabilità degli anziani rispetto all’attuale crisi del Pd. Sembra mirare a trasformare il Pd in un partito socialista sul modello partito socialista francese o Spd tedesca. Non ci siamo” ha concluso Canalis. E che questa non sia la posizione di un singolo ma riguardi un’intera area politica lo conferma un post su facebook dell’ex parlamentare Stefano Lepri: “Dicono di non credere più nella prospettiva maggioritaria, che invece era esattamente la ragione del nostro partito: quella di saper rappresentare quasi da soli l’intero campo dei riformisti e del centrosinistra. Nel loro schema i cattolici democratici diventano cristiano sociali. Ma i popolari e cattolici democratici quindici anni fa hanno creduto nel Pd inteso come sintesi di culture politiche. Che però non si può realizzare da posizione ancillare”. La fase costituente non è ancora iniziata e c’è già chi scorge i prodromi di una ennesima scissione.

Qui tutti i componenti del Comitato costituente

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