CALCIO & GIUSTIZIA

Juventus, i conti che non tornano

Tutte le contestazioni dei pm alla società e ai suoi vertici. Arrivata oggi la richiesta di rinvio a giudizio per Andrea Agnelli e altri 12 dirigenti del club. Ricavi fittizi, scritture private (e segrete), plusvalenze. L'affaire Cr7. Un processo che farà rumore

La richiesta di rinvio a giudizio formulata oggi dalla Procura di Torino per l’ex presidente della Juventus Andrea Agnelli e altri dodici dirigenti del club arriva a un anno dall’avvio delle indagini, che risale al novembre del 2021, quando la Guardia di finanza perquisisce le sedi bianconere di Torino e Milano, per reperire documentazione e altri elementi utili relativi ai bilanci, approvati negli anni dal 2019 al 2021, con riferimento sia alle compravendite di calciatori, sia alla regolare formazione dei bilanci. Le attività sono volte all’accertamento di ipotesi di reato di false comunicazioni delle società quotate ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, nei confronti dei vertici del club e dei direttori delle aree business, financial e gestione sportiva. Al vaglio, diverse operazioni di trasferimento di giocatori e le prestazioni rese da alcuni agenti coinvolti nelle relative intermediazioni. Inoltre, si ipotizza a carico della società il profilo di responsabilità amministrativa da reato, previsto nel caso in cui una persona giuridica abbia tratto vantaggio dalla commissione di specifici illeciti. L’attività viene comunicata alla Consob e alla Procura federale della Figc, con l’inchiesta denominata “Prisma”, avviata nel maggio 2021 e affidata ai magistrati torinesi Ciro Santoriello, Mario Bendoni e al procuratore aggiunto Marco Gianoglio. Tra gli indagati, il presidente Agnelli, il suo vice Pavel Nedved e l’ex responsabile dellarea sportiva Fabio Paratici.

Nel decreto di perquisizione si parla di “indizi precisi e concordanti per ritenere che i valori sottesi ai trasferimenti in questione non siano stati oggetto di una fisiologica trattativa di mercato ma che si sia di fronte a operazioni sganciate da valori reali di mercato, preordinate e attestanti ricavi meramente contabili in ultima istanza fittizi”. E, secondo i pm, “da ciò conseguono evidenti ricadute in tema di bilancio e di rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, economica e finanziaria della società”. Tra il materiale delle perquisizioni ci sarebbero anche documenti e scritture private, che non risulterebbero essere stati pubblicati e comunicati agli organi competenti. In particolare, una scrittura attestante la sussistenza di un “obbligo non federale” a carico dell’Atalanta, nell’ambito della doppia operazione di trasferimento dei calciatori Demiral e Romero, e una scrittura privata (secondo i magistrati, definita in una intercettazione “la carta famosa che non deve esistere teoricamente”) riguardante il rapporto contrattuale e le retribuzioni arretrate di Cristiano Ronaldo. Secondo gli inquirenti le plusvalenze contabilizzate dalla Juventus nei bilanci degli ultimi tre anni ammontano a circa 323 milioni di euro, con le analisi delle singole transizioni che avrebbe evidenziato “la ricorrenza di manifesti profili di anomalia”. “Per fortuna alla luce delle recenti visite ci siamo fermati”. È quanto disse, riferendosi alla prassi delle plusvalenze e agli accertamenti della Consob, il direttore sportivo della Juventus, Federico Cherubini, in una conversazione intercettata dalla guardia di finanza il 22 luglio 2021. Cherubini non è indagato. Questa frase è uno degli elementi su cui poggia la decisione del gip del Tribunale di Torino di non accogliere le richieste di misure cautelari e interdittive per Andrea Agnelli e altri dirigenti bianconeri: non sono stati ravvisati pericoli di reiterazione del reato.

Per i magistrati, nella maggior parte dei casi si tratterebbe di operazioni cosiddette “a specchio”, realizzate mediante uno scambio contestuale di calciatori dove, a fronte di una o più cessioni, sono state disposte una o più acquisizioni, ottenendo così operazioni “a somma zero” tra le parti “con conseguente assenza di movimento finanziario e presenza di un duplice effetto positivo sui bilanci della cedente e della cessionaria”. All’attenzione degli inquirenti, inoltre, ci sono numerose cessioni di giovani calciatori appartenenti alla Juventus Under 23 “con corrispettivi rilevanti e fuori range rispetto a calciatori di medesimo livello e categoria” e cessioni/acquisizioni realizzate in prossimità della scadenza contrattuale. Il 27 novembre la società in una nota ufficiale comunica che “sta collaborando con gli inquirenti e con la Consob e confida di chiarire ogni aspetto”. La Juventus puntualizza ancora: “In relazione all’aumento di capitale in opzione deliberato dall’Assemblea degli Azionisti in data 29 ottobre 2021, si conferma la tempistica resa nota con comunicato del 22 novembre 2021 e l’avvio dell’offerta in opzione e della negoziazione dei diritti di opzione a partire dal 29 novembre 2021”. A dicembre la Guardia di finanza perquisisce ancora una volta la sede del club, e nel registro degli indagati si aggiunge il nome di Cesare Gabasio, general counsel della società.

Fra le altre cose, i pm vogliono approfondire la cessione al Manchester United di Ronaldo. Nel decreto di perquisizione si legge che Cr7 è stato ceduto al club inglese al prezzo di 15 milioni di euro – con la possibilità che il valore possa incrementarsi al massimo di altri 8 milioni, al raggiungimento di determinati obiettivi sportivi – ma la società avrebbe omesso di esporre gli effetti di una scrittura privata che Gabasio definisce in una conversazione telefonica con Federico Cherubini, responsabile dell’area sportiva del club, una “carta famosa che non deve teoricamente esistere”. A marzo la Procura dispone altre perquisizioni in tutta Italia. A finire sotto la lente dei magistrati stavolta è la gestione degli stipendi ai calciatori durante la prima fase della pandemia. La Juventus sostiene che i giocatori avrebbero rinunciato ad alcune mensilità, mentre per la Procura il credito sarebbe stato solo differito e, di conseguenza, il debito andava iscritto a bilancio. Il 24 ottobre, dopo una fitta serie di audizioni, la Procura notifica ai componenti del Cda, ai dirigenti, ai componenti del Collegio sindacale e al revisore legale della Juventus Fc Spa, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. I reati contestati sono, fra gli altri, falso nelle comunicazioni sociali e false comunicazioni rivolte al mercato, essendo la società bianconera quotata in Borsa. Secondo i magistrati, questi comportamenti avrebbero determinato, per l’esercizio 2018, una perdita pari a 39 milioni 896 mila euro, anziché' di 84 milioni 506 mila euro, mentre nel 2019 la perdita dichiarata è stata di 89 milioni 682 mila euro anziché di 236 milioni 732 mila euro e nel 2020 di 209 milioni 514 mila euro anziché di 222 milioni 477 mila euro.

Agli atti dell’inchiesta c’è anche una telefonata del 6 settembre 2021 tra Andrea Agnelli e John Elkann. L’ad di Exor (non indagato) parla proprio del bilancio “abbellito” grazie alla compravendita dei calciatori. E si preoccupa di quello che potrebbe dire l’allenatore dei bianconeri Massimiliano Allegri. A cui Elkann consiglia per interposta persona di non parlare delle politiche societarie. “Il tema qua – dice il presidente – e torniamo alla genesi, all’anamnesi della situazione: noi abbiamo sempre preso dei rischi e il consiglio è sempre stato informato che siano stati presi. E si sono sempre trovati dei correttivi strada facendo”. Al che Elkann replica: “Sì, però come ricordi, tu avevi detto che alla fine c’è stato, da parte della direzione sportiva, (…) si sono allargati. Ci sono tutta un serie di operazioni che loro hanno fatto”. E Agnelli parla proprio del problema alla base dell’inchiesta: “Esatto, facendo eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze: se ti crolla il mercato, ti crolla il mercato! Questo è un dato di fatto”. I due parlano anche dell’allenatore Allegri. Secondo Elkann deve stare attento “a non dire che le politiche che sono state fatte in questi anni erano dissennate, si è speso un sacco di soldi per dei giocatori che non sanno. E poi quelle che erano le prerogative di mercato, erano prerogative dei mercati in quel momento. Adesso bisogna gestire le cose al meglio (…) tanto alla fine di quello che hanno fatto gli altri prima, chi se ne frega”. E il cugino replica: “Sì, sì sono d’accordo, sono perfettamente d’accordo”.

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