SANITÀ

"Un piano per i Pronto Soccorso", ma cronica è pure l'annuncite

A giorni Cirio e Icardi presenteranno gli interventi per ridurre la pressione sui Dea e liberare posti letto. Previsto anche un aumento per chi lavora in prima linea negli ospedali. Come per le liste d'attesa gli annunci superano i fatti. Scollamento tra Regione e Asl

In Piemonte la strada per uscire dall’emergenza in sanità continua ad essere lastricata di buone intenzioni e non meno di ricorrenti annunci da parte della Regione, ma resta sempre in salita e sdrucciolevole. La traduzione dalle parole (tante) ai fatti (pochi) rimane il problema principale e la summa di quelli che, a vari livelli, si sono accumulati e incrostati negli anni in un sistema sanitario che oggi presenta un conto ogni giorno più pesante, per chi negli ospedali ci lavora e per chi deve fruirne dei servizi.

Gli ultimi annunci in ordine di tempo, fanno seguito all’incontro che si è svolto in mattinata tra l’assessore alla Sanità Luigi cardi, i vertici dell’Azienda Zero e il gruppo di lavoro. Le priorità individuate sono, sostanzialmente, quelle che rischiano ormai di diventare una gravissima cronicità: sostegno al personale, contenimento dei sovraffollamenti, aumento dei posti letto, riduzione dei tempi necessari per un ricovero, agevolare le dimissioni dei pazienti non gravi, potenziamento della sempre invocata, ma mai attuata fattivamente, sinergia tra ospedale e medicina del territorio.

L’annuncio, si diceva: martedì prossimo il presidente Alberto Cirio, insieme all’assessore Icardi, presenterà il Piano straordinario “che la Regione sta predisponendo per sostenere i Pronto Soccorso”. Il gerundio non alimenta più di tanto le speranze e vien da chiedersi se, non sminuendo certo le difficoltà, a partire da quella nel reperire professionisti, non si mostri un certo ritardo nell’affrontare una questione che si trascina ormai da mesi e che, pure negli anni scorsi, non era all’insegna della normalità. 

È lo stesso Icardi ad ammetterlo: “Come per le liste d’attesa, parliamo di uno dei problemi che in sanità si trascinano da moltissimi anni e che la pandemia ha ulteriormente aggravato”. Quella di stamattina è stata una riunione prettamente tecnica che oltre all’Azienda diretta dal commissario Carlo Picco, ha visto la partecipazione anche del gruppo di lavoro sui Pronto Soccorso, con una rappresentanza dei direttori dei Dea e il presidente piemontese di Simeu, la Società italiana di medicina di emergenza e urgenza. Una riunione, si fa sapere dalla Regione “voluta dal presidente Cirio, per fare il punto sul Piano di intervento che la Regione intende mettere in campo”.

Tra i punti affrontati c’è anche l'aumento da 60 a 100 euro delle prestazioni aggiuntive per i medici dei Pronto Soccorso e il trasferimento alle Asl da febbraio delle risorse, sbloccate dalla legge di Bilancio, per retribuire il lavoro relativo ai certificati Inail, emessi prevalentemente dai medici di pronto soccorso. Si tratta di circa 4,5 milioni di euro per l’attività svolta dal 2019 al 2021. Alle Asl verrà inoltre ricordato che è possibile assumere gli specializzando con contratti di tre anni, destinati a passare tempo indeterminato una volta ottenuta la specializzazione.

Non pochi gli interventi, anche questa volta, annunciati. Come per le liste d’attesa e, non di meno, per quelle assunzioni di medici e infermieri fin dai tempi dell’emergenza Covid quando da corso Regina partì la disposizione chiara ai direttori delle aziende sanitarie di non lesinare sul reclutamento. Le cose, salvo rari casi, andarono diversamente e di questo oggi si paga il prezzo. Perché tra i tanti problemi irrisolti della sanità piemontese c’è anche quello di un evidente scarsa verifica su quanto viene disposto dalla Regione e quello che poi effettivamente viene fatto nelle Asl. Le graduatorie degli infermieri, in più di un caso, non esaurite a fronte di carenza di professionisti, sono solo una delle conferme.

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