ECONOMIA DOMESTICA

Le pmi vedono nero: in calo  occupazione e investimenti 

A fine 2022 tiene solo l’export ma il prossimo anno partirà a rilento. Aumentano le imprese che faranno ricorso alla cassa integrazione. Il presidente di Api Torino, Cellino: "Ci servono strumenti per essere competitivi non l'elemosina"

Un anno ancora difficilissimo, durante il quale le imprese dovranno continuare a fare i conti con un contesto del tutto imprevedibile. Tiene l’export, soprattutto grazie al mercato dell’automotive, ma non basta. È quanto emerge dalla consueta indagine congiunturale di fine anno condotta dall’Ufficio studi di Api Torino che restituisce un quadro in cui, accanto alle difficoltà attuali, permangono previsioni negative per i prossimi mesi. “Siamo di fronte a una situazione volatile, incerta, complicata e ambigua – dice il presidente dell’associazione Fabrizio Cellino –. Si tratta di un panorama a dir poco straordinario, che anticipa un futuro complesso da decifrare e, soprattutto, da affrontare. Mai come oggi dobbiamo fare fronte comune per rispondere ad una serie di fattori negativi che possono mettere davvero a rischio la tenuta di moltissime imprese. Le emergenze da affrontare sono energia, cuneo fiscale, burocrazia”. “Non chiediamo nessuna elemosina – conclude Cellino – ma da imprenditori vogliamo essere messi nelle condizioni che ci consentono di esercitare tutto il nostro potenziale competitivo troppe volte ancora mortificato”.

Le previsioni per il primo semestre del prossimo anno mostrano ancora forte preoccupazione da parte degli imprenditori a causa delle continue difficoltà – a livello nazionale e internazionale – che ormai perdurano da diverso tempo. Il saldo tra ottimisti e pessimisti rimane ancora una volta su livelli negativi. In generale, le pmi torinesi prevedono per il prossimo semestre una significativa contrazione di tutti i principali indicatori congiunturali: saldo previsionale Produzione: -6,8%; saldo previsionale Ordini: -4,9%; saldo previsionale Fatturato: -4,1%. È previsto un aumento della quota di imprese che prevede di ricorrere alla cassa integrazione (15,6%), in aumento di 4,3 punti percentuali. Le imprese prevedono una sensibile contrazione dei livelli occupazionali nei primi sei mesi del 2023.

Questo per quanto riguarda il futuro, ma com’è andato l’ultimo semestre dell’anno in corso? Tutti gli indicatori congiunturali si mantengono su livelli positivi, ma in rallentamento. Il saldo Produzione: +10,7% (in calo di 10,1 punti percentuali); saldo Ordini: +9,4% (in calo di 10,1 punti percentuali); saldo Fatturato: +16,1% (in calo di 3,3 punti percentuali). A garantire la tenuta generale degli indicatori è soprattutto il buon andamento segnato in questi ultimi mesi dalle imprese esportatrici, che rappresentano il 46,9% del campione intervistato.

Oltre a una contrazione del saldo, si evidenzia una composizione del portafoglio fortemente concentrata nel brevissimo periodo: nel 46% dei casi gli ordini non superano i 30 giorni (contro il precedente 37,6% di giugno 2022). Il livello degli investimenti si mantiene stabile, continuando a consolidarsi su valori di poco superiori al 60% del campione. Nel 31% dei casi, si tratta di investimenti economicamente rilevanti. Tuttavia, le previsioni per il prossimo Semestre portano ad una flessione degli investimenti al 51,6%. Negli ultimi sei mesi l’11,3% delle imprese ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, in lieve aumento rispetto al 10,2% registrato tra gennaio e giugno.

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