TRAVAGLI DEMOCRATICI

Il candidato che viene dal passato, Cuperlo corre e spacca la sinistra

Dalla Fgci al Pd. Il triestino triste, fan di Ingrao, si (ri)candida alla segreteria nazionale ma tra i capataz sono pochi a seguirlo. In Piemonte Giorgis scalda i motori. Dopo la conta interna, nella sfida tra Bonaccini e Schlein, a chi porterà la sua piccola dote?

Ci sarà anche Gianni Cuperlo nella contesa congressuale del Partito democratico. Sarà lui il candidato della sinistra più ortodossa, quella geneticamente non modificata, preoccupata dalla svolta movimentista che potrebbe subire appoggiando Elly Schlein. Triestino classe 1961, erre moscia come da noblesse oblige comunista, cultore del patriarca dell'operaismo Pietro Ingrao, Cuperlo ha svolto la sua corvée politica sotto le insegne della falce e martello, ha militato nella Fgci fino a diventarne segretario nel 1988 traghettando l’organizzazione attraverso la svolta della Bolognina, quando assunse il nome di Sinistra giovanile.

Non è la prima volta che si candida alla segreteria del Pd: lo fece già nel 2013 quando perse contro Matteo Renzi, il quale poi gli offrì il ruolo di presidente del partito (dal quale si dimise l’anno dopo in contrasto con la linea del segretario). “Avrei voluto un congresso che non partisse dai nomi. In questi anni abbiamo cambiato nove segretari e vissuto tre scissioni, forse dovremmo riflettere sul perché” sono le parole con cui, in una intervista a Repubblica, annuncia una discesa nell’agone (o nel gorgo come diceva l'amato Ingrao) che era nell’aria da giorni.

È il quarto candidato in campo, dopo Stefano Bonaccini, Elly Schlein e Paola De Micheli, quello che viene dal passato, legato a una forma partito tradizionale, basata su sezioni fisiche e iscritti. Un partito “pesante” come si sarebbe detto un tempo e non è un caso che uno dei parlamentari a lui più vicini, il torinese Andrea Giorgis, abbia presentato in Senato la proposta di legge per riformare i partiti, reintroducendo il finanziamento pubblico. È la sinistra dello stato sociale rispetto a quella arcobaleno rappresentata da Schlein, che punta su diritti civili e ambiente.

Ma chi lo segue nell’impresa? Pur godendo di stima e apprezzamento trasversale nella truppa, per ora non ci sono generali disposti a esporsi per lui, anzi. I big della sinistra dem continuano a essere considerati più vicini all’ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna che a Cuperlo: un ragionamento che vale per l’ex pluriministro Andrea Orlando e pure per i compagni di Articolo 1-Mdp, che s’apprestano a rientrare nella Ditta dopo la scissione del decennio scorso; mentre è considerata acquisita l’adesione del vicesegretario Peppe Provenzano e di Dario Franceschini. Vicini a Cuperlo ci sono il già citato Giorgis e l’ex ministro Barbara Pollastrini. Altri? Non pervenuti, almeno per il momento. Il rischio è che non riuscirà a superare le Convenzioni.

“Con umiltà ci sarò perché in discussione questa volta è l’esistenza del Pd – prosegue Cuperlo –. Non pesano solo la sconfitta e i sondaggi, ma il non aver mai voluto discutere la perdita dei sei milioni di voti dal 2008 a oggi. Vorrei aiutare a farlo nella chiarezza delle idee, fuori da trasformismi che hanno impoverito l'anima della sinistra”.  E dopo? Al termine della conta interna, come spenderà il piccolo gruzzoletto di consenso raccolto tra gli iscritti? Lo porterà in dote alla sinistra freak di Elly o farà la sinistra del destro Bonaccini? Chissà.

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