LARGHE INTESE

Troppa concordia tra Cirio e Lo Russo.
Politica dal "Chiappendino" al "Cirusso"

L'entente istituzionale tra governatore e sindaco di Torino agita centrodestra e centrosinistra, soprattutto in vista delle Regionali. Il labile confine tra collaborazione e consociativismo. E il M5s maramaldeggia: "Una marmellata, ormai sono intercambiabili"

Si stimano, e lo dicono apertamente. Si piacciono, e non fanno nulla per nasconderlo. Si cercano, e sempre più spesso si trovano. Il legame che si è creato tra Stefano Lo Russo e Alberto Cirio è qualcosa di più e diverso del rapporto che, con gradi diversi, i vertici delle principali istituzioni stringono per far fronte a responsabilità comuni. Un’affinità “elettiva” tra diversi – per carattere, cultura, storia e collocazione politica – che dà alla liaison tra sindaco e governatore un tratto di mutuo soccorso non solo utilitaristico.

E se in principio ci fu il Chiappendino, come non cogliere in quest’ultima nemesi della “concordia istituzionale” una sorta di rivalsa in chi, come il Movimento 5 stelle, patì l’affiatamento tra l’allora sindaca Chiara Appendino e il presidente della Regione dell’epoca Sergio Chiamparino. Adesso, cambiati gli attori, il rapporto, quasi simbiotico, tra i due nuovi protagonisti offre il destro ai grillini, in questo caso con il capogruppo in Sala Rossa Andrea Russi, per sostenere come “trovare le differenze fra Lo Russo e Cirio è diventata un’impresa praticamente impossibile. I due esponenti politici, ormai, sono andati ben oltre la cosiddetta concordia istituzionale”, scrive su facebook chi quell’accusa dovette subirla quando Chiara e il Chiampa non perdevano occasione – sia fosse un conciliabolo o addirittura un ballo, ma non di meno decisioni importanti che spesso volavano sulle teste dei rispettivi partiti – per confermare come ci avesse visto lungo lo Spiffero quando coniò la definizione dell’inedito ircocervo giallorosso. Ben prima che arrivasse pure un governo con le stesse tinte.

“Sia chiaro, ben venga la concordia istituzionale", concede Russi. “Tuttavia, nel loro caso – uno esponente del centrosinistra e l’altro del centrodestra – mi sembra che si sia andati un po’ oltre”. Tanto che per il capogruppo del M5s in Comune “si può tranquillamente parlare di perfetta sovrapponibilità politica e, forse, anche di intercambiabilità”. E mentre sindaco e governatore continuano a spedire le loro foto, chick to chick, della missione americana, sotto la Mole c’è chi vedendo finalmente arrivato il momento di rendere pan per focaccia, osserva come i due “non è un caso che ostentino continuamente la doppia presenza praticamente a ogni evento, locale o internazionale”. Russi parla, senza giri di parole, di un “governo parallelo” di Regione e Città in “una sintonia totale”. Quasi consociativismo, pare di capire.

Ha gioco facile Russi a ricordare come “vetta inarrivabile, il video dedicato a Cirio proiettato da Lo Russo durante il suo evento alle Ogr. Mancavano solo i cuoricini”. Di più: “Credo che se Lo Russo potesse, vorrebbe Cirio alla guida della Regione per altri cinque anni, senza nemmeno passare per le elezioni”, azzarda il grillino, che non rinuncia a questi assist forniti dalla coppia di fatto per gettare un po’ di benzina sul fuoco che sta rosolando il Pd nei travagli precongressuali. “Mi chiedo, in tutta sincerità – scrive Russi – che senso abbia per il Partito Democratico anche solo iniziare la campagna elettorale in queste condizioni. Ma non spariamo sulla Croce Rossa… Dall’altra parte, potrebbe anche essere una strategia di Cirio per rivolgersi agli elettori del Pd torinesi: guardate io e Lo Russo siamo uguali, votatemi”. Difficile che si replichi quanto accadde nel 2006 quando il presidente della Regione di allora, Enzo Ghigo, non si dannò l’anima (anzi) per far votare alle comunali di Torino Rocco Buttiglione, salvaguardando così la “concordia” con Chiamparino. Non si parlava di “Chigo” ma la sostanza non era poi diversa.

È inutile nascondere che sia nel centrosinistra sia nel centrodestra i malumori iniziano a superare il livello del mugugno. Soprattutto nel Pd c’è chi parla ormai esplicitamente di un problema in vista delle urne del 2025. “Come faremo in campagna elettorale ad alzare la polemica contro il governo della Regione quando il nostro sindaco continua a flirtare con il nostro avversario?”, si chiede un autorevole esponente dem. E pensare che la riconquista di Palazzo civico dovrebbe essere per il Pd il primo passo per ritornare alla guida del Piemonte. “La cosa buffa – spiega un consigliere di Palazzo Lascaris – è che Lo Russo sta inguaiando Daniele Valle”, l’aspirante governatore che del sindaco è stato il braccio destro nella sua scalata, prima interna al partito e poi alle elezioni. Perché puoi fare tutta l’opposizione che vuoi nell’Aula di via Alfieri e persino girare in lungo e in largo la regione (come sta facendo il gruppo Pd) a raccontare le malefatte del centrodestra, ma alla fine nella mente degli elettori resta stampata l’immagine di Lo Russo e Cirio abbracciati e sorridenti. Insomma, vallo a spiegare che vuoi mandare a casa Cirio.

Nel Pd prima o poi si aprirà la questione, cercando di correre ai ripari, mettendo qualche paletto e ponendo correttivi almeno nella comunicazione. A nessuno sfugge, infatti, che il principale beneficiario dell’entente istituzionale finora sia Cirio: sta penetrando laddove sia lui sia la sua coalizione sono meno radicati: l’area metropolitana di Torino. Se poi aggiungi la carica di empatia innata che accompagna ogni suo intervento, il saldo non è propriamente promettente per il centrosinistra.

La chiosa, naturalmente, il grillino Russi la riserva al suo partito: “Noi siamo qualcosa di profondamente diverso da questa marmellata politica. E direi che lo stiamo ampiamente dimostrando”. Certo, le centinaia di immagini del Chiappendino e le tante decisioni prese da Chiampa&Chiara, ben oltre quella concordia istituzionale più volte citata ora come allora, rendono difficile scacciare l’idea della marmellata. Sarà stata melassa.

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