BENZINA ALLA LOTTA

Guerra di cartelli alle pompe

Il Governo impone quello con i prezzi medi dei carburanti, i benzinai da domani sera esporranno le ragioni dello sciopero di due giorni. Il ministro Urso aveva chiesto la revoca, ma la categoria tira dritto. In Piemonte fermi 1.783 distributori, compresi i self service

“Non sarà quello che vuole imporci il governo, ma un altro il cartello che noi benzinai esporremo sugli impianti in occasione del nostro sciopero: poche cifre per spiegare perché chiudiamo e per dire no alla campagna diffamatoria di cui siamo bersagli”. Così, in una nota, Enzo Nettis, presidente di Faib-Confesercenti, l’associazione dei gestori, annuncia la protesta che inizierà domani sera anche in Piemonte e che coinvolgerà 1.783 impianti in tutta la regione. Lo sciopero, proclamato da tutte le sigle sindacali della categoria, si svolgerà dalle 19 di domani alla stessa ora di giovedì 26 sulla rete della viabilità ordinaria e dalle 22 di domani alle 22 di giovedì sulla rete autostradale.

“Con il nostro cartello – spiega Nettis – ci rivolgiamo soprattutto ai consumatori, i quali devono sapere che non siamo noi gli speculatori. Su 20 euro di benzina erogata, ai benzinai vanno 38 centesimi lordi, pari al 2% del prezzo totale, circa 3,5 centesimi al litro. Non sono i benzinai a stabilire il prezzo e gli aumenti dei carburanti, ma le compagnie petrolifere. Inoltre, il margine dei benzinai non aumenta all’aumentare del prezzo di benzina e gasolio, ma rimane fisso: dunque, ai benzinai non convengono i rincari, perché rischiano di vendere di meno, come sta già avvenendo: dalla fine del taglio delle accise le nostre vendite sono calate di almeno il 5%. Ma il governo, lo stesso che ha eliminato il taglio delle accise, non riesce a pensare ad altro che all’ennesimo cartello con il prezzo medio da esporre sulle stazioni di servizio: come se la soluzione del problema fosse quella di appesantire i gestori di un’ulteriore incombenza o di inasprire le sanzioni nei loro confronti”.

È caduto nel vuoto, dunque, l’appello del ministro alle Imprese Adolfo Urso, che aveva chiesto di revocare la serrata che invece riguarderà anche il self service. “È una decisione che danneggia i cittadini – ha detto ieri mattina l’esponente del Governo Meloni a Radio 24 –. C’è un tavolo di confronto che terremo aperto in maniera continuativa finché non ci sarà un riordino del settore”. Il ministro ha parlato di “zone d’ombra che danneggiano coloro che lavorano in piena onestà”, sostenendo la bontà della misura che obbliga i distributori a esporre un cartello con i prezzi medi del carburante, che però saranno settimanali e non più giornalieri.  “Aiuterà i consumatori a scegliere”, così come l’app gratuita che verrà creata per permettere ai cittadini di individuare nella loro area la pompa di benzina più conveniente.  Per quanto riguarda la questione delle accise, il ministro ha ribadito come quella di non riproporre il taglio sia stata “una scelta ben precisa del governo: la riduzione delle accise è stata fatta in un momento straordinario e a tempo, ma ha portato beneficio soprattutto ai più abbienti”.

Parole che non sono bastate a sedare gli animi dei benzinai. Anzi. “Le dichiarazioni del ministro sono l’ennesima dimostrazione della confusione in cui si muove il Governo in questa vicenda”, si legge in una nota firmata dai presidenti Aib, Fegica e Figisc/Anisa, le principali associazioni di categoria. “Rischiano seriamente di chiudere ogni residua possibilità di concludere positivamente la vertenza in atto”. Poi il contro-appello rivolto alla premier Giorgia Meloni: “Intervenga Palazzo Chigi e dia un segnale sull’intera vertenza”. Particolarmente indigesto ai sindacati è il cartello con i prezzi: “È non solo inutile, ma persino controproducente oltreché di dubbia legittimità”, sostiene il presidente della Fegica, Roberto Di Vincenzo. Dà “un’immagine totalmente negativa, l’immagine di una categoria da mettere sotto osservazione”, protesta il vicepresidente nazionale della Figisc Confcommercio Nino Pedà.

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