LE REGOLE DEL GIOCO

Politica da bar, si litiga sul flipper. Legge elettorale sul binario morto

In Piemonte il centrodestra s'incarta sull'assegnazione dei seggi per i consiglieri supplenti, le minoranze lanciano la palla in tribuna e ora chiedono l'abolizione del listino. Alla fine l'unica cosa che riusciranno a introdurre è la doppia preferenza di genere

Da una parte il centrodestra torna a dividersi sull’attribuzione dei seggi legati ai consiglieri supplenti, dall’altra le minoranze si compattano nel denunciare i maggiori costi che verrebbero generati dalla nuova legge elettorale. Così la riforma fortemente voluta dalla Lega per assicurare un altro giro a qualche esponente periclitante del Piemonte orientale, finisce su un binario morto con possibilità ormai ridotte al lumicino di essere approvata entro la fine della legislatura.

Nell’ultimo tavolo informale che si è svolto oggi, ai capigruppo di maggioranza è toccato prendere atto delle divergenze, forse insanabili, ancora presenti al loro interno. Il problema è attorno a quello che in gergo si definisce il “flipper”: un tecnicismo al quale sono appesi destini politici di più di un consigliere regionale. Come noto nella nuova legge elettorale il centrodestra vuole introdurre la figura dei consiglieri supplenti, coloro che prendono il posto degli eletti nominati in giunta. Ma come devono essere individuati i supplenti? Nella proposta escogitata dal leghista Michele Mosca su base regionale: vuol dire che se un consigliere di Torino entra nell’esecutivo al suo posto potrebbe essere ripescato uno di Verbania o Vercelli. Ovviamente è un’impostazione che favorisce i piccoli collegi del Piemonte Due, quelli da cui provengono buona parte degli attuali eletti del Carroccio, a partire dal capogruppo Alberto Preioni (Vco) e dallo stesso Mosca (Biella). Chi viene penalizzato? Naturalmente i torinesi e non è un caso che a fare resistenza ci sia il numero uno di Forza Italia Paolo Ruzzola, eletto proprio nel collegio del capoluogo.

E così mentre gli alleati di maggioranza s’incartavano, le minoranze, attraverso un comunicato congiunto non sottoscritto dai soli Moderati, facevano catenaccio sui “costi della politica” provocati dai supplenti e dai sottosegretari (questi introdotti attraverso una modifica dello statuto) e buttavano la palla in tribuna con la richiesta di abolizione del listino. Unico argomento di convergenza resta la doppia preferenza di genere e non per una meritoria attenzione verso il gentil sesso, ma perché è imposta dalla Costituzione (articolo 117 comma 7) e se non viene approvata da Palazzo Lascaris potrebbe intervenire direttamente il Governo esercitando i cosiddetti poteri sostitutivi.

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