A VOLTE RITORNANO

I secondi Fini della Meloni

La premier sarebbe sul punto di sdoganare l'ex presidente della Camera. Tutto dimenticato: la casa di Montecarlo e i magheggi del cognato Tulliani. Ora, tra un'ospitata e l'altra in tv, si prepara alla grand rentrée: uno scranno a Bruxelles o la presidenza Rai

Per qualcuno è il precursore, altri lo ricordano come il traditore. Se è unita attorno alla figura di Giorgia Meloni, la destra italiana si divide ancora sul nome di Gianfranco Fini, riapparso sulla scena pubblica in concomitanza con l’approdo della sua ex allieva a Palazzo Chigi. Che si sarà messo in testa? Considerato il delfino di Giorgio Almirante prima e di Silvio Berlusconi dopo, Fini è stato colui che ha traghettato la destra italiana al governo, il primo a emancipare quella tradizione dal fascismo, definito “Male assoluto” mentre la fiamma ancora bruciava nel simbolo della neonata Alleanza nazionale. La visita allo Yad Vashem a Gerusalemme, nel 2003, le immagini della kippah ebraica sulla sua testa segnarono la cesura tra un prima e un dopo molto più che la svolta di Fiuggi.

Il suo peccato fu quello di volersi mettere in proprio, sfidare Berlusconi quando era ancora nel pieno del suo potere, arrivare a un passo dalla detronizzazione del sultano, salvato solo da un paio di Scilipoti. Celebre il suo “che fai mi cacci?” pronunciato in diretta tv durante una drammatica resa dei conti, in quell’Auditorium di Roma che beffardamente si chiamava della Conciliazione. Lo cacciò e i suoi colonnelli lo lasciarono solo.

Quella di Fini è la storia dell’ultimo cavallo di razza del Movimento sociale, nato nel 1952 e morto politicamente sessant’anni dopo mentre il governo dei tecnici provava a salvare quel che restava di un paese sull’orlo della bancarotta. Il suo ritorno sulla scena pubblica “potrebbe essere una dichiarazione di disponibilità a fare una politica più attiva” dice Gianfranco Pasquino professore emerito di Scienza della Politica all’Università di Bologna. Pasquino spiega che però Fini “non può tornare in politica da solo, per farlo qualcuno dovrebbe chiamarlo. Potrebbe essere interesse di Meloni recepire la manifestazione d’interesse”.

E forse non a caso Fini ha speso recentemente parole di elogio nei confronti della premier che lui allevò ai tempi di via della Scrofa quando lui era a capo di An e lei dell’organizzazione giovanile del partito. Fu proprio Fini a volerla, come ministro della Gioventù, in quel governo che poi, dallo scranno più alto di Montecitorio, tentò in tutti i modi di far cadere. Meloni “non è fascista, è una donna di destra in gamba”, “fa bene ad andare a Kiev”; invitato da Lucia Annunziata a “In mezz’ora” Fini ormai discetta ad ampio raggio sull’attualità politica nazionale e internazionale, al punto che sono sempre di più gli osservatori e gli ex camerati che si chiedono se abbia davvero in mente di tornare alla politica attiva. Rumors provenienti da Roma parlano addirittura di una sua possibile candidatura da capolista alle prossime elezioni europee, sfruttando la notorietà che l’ex leader ancora può vantare.

Gli scandali legati alla sua relazione con Elisabetta Tulliani, i magheggi del cognato e l’ormai celebre casa di Montecarlo, su cui i giornali del Cav condussero una feroce campagna stampa, sono ormai dimenticati: “Fini è stato un uomo politico molto intelligente – prosegue Pasquino –. Qualcosa da dare lui la ha. Annunziata lo invita perché gli riconosce il ruolo che ha avuto, di politico brillante che creò Alleanza nazionale", da cui trae origine l’esperienza di Meloni. Ed è proprio il professore a indicare un altro suo possibile approdo:  “Meloni ha il potere di nominarlo in incarichi importanti, magari in qualche commissione, o azienda partecipata, o in Rai”. Che il vecchio leone prepari un rientro in grande stile?

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