AMBIENTE

Siccità record in Piemonte,
il 2022 è l'anno più arido

Nel Nord-Ovest d'Italia il cambiamento climatico è stato più netto rispetto ad altre parti del mondo. Temperature alte e piogge col contagocce fanno scattare l'emergenza acqua. Coldiretti: "Dighe idroelettriche in soccorso dell'agricoltura"

Mai la siccità ha picchiato in Piemonte come nel 2022. In termini scientifici si può dire che quello appena passato è “il peggiore hanno sotto il profilo idrologico degli ultimi 65” come afferma il direttore generale dell’Arpa – l’Agenzia regionale per la protezione ambientale – Secondo Barbero, intervenuto a un convegno sull’argomento al Training Centre of the Ilo di Torino. “Nella nostra regione – ha spiegato Barbero – si sta determinando un depauperamento molto rapido delle falde, e registriamo un calo del 60% dell’acqua immagazzinata nelle Alpi sottoforma di neve, oltre a una diminuzione del 10-15% dell’acqua nei fiumi”. I primi segnali della grande sete che attanaglia il Nord-Ovest d’Italia, in particolare, sono stati percepiti con l’estate e l’autunno del 2021 e proseguiti durante tutto l’anno successivo fino al record negativo appena descritto.

L’esperto dell’Arpa Nicola Loglisci ha spiegato che “il Piemonte sta subendo un cambiamento climatico più netto rispetto a quanto avviene mediamente nel mondo”. Guardando i dati degli ultimi 60 anni si registra infatti “un aumento di quasi 2,5 gradi delle temperature massime e di circa 1,5 gradi delle minime, a fronte dell’aumento medio di circa 1 grado fatto registrare a livello globale”. E gli scenari per il futuro sono ancora peggiori: "Entro fine secolo – ha rimarcato Loisci – se le immissioni in atmosfera di gas climalteranti dovessero rimanere ai livelli attuali l’aumento delle temperature medie sarebbe di 8 gradi, se invece i gas serra venissero drasticamente ridotti l’aumento delle temperature sarebbe di 2 gradi”.

Di qui l’assoluta necessità ribadita dai partecipanti al convegno di imparare a usare meglio la risorsa acqua. Anche attraverso la cooperazione, come insegna Israele, il cui ambasciatore in Italia Alon Bar, in collegamento da Roma, ha riferito dell’importante collaborazione di Israele con i Paesi dell’area limitrofa per la desalinizzazione dell’acqua. Anche le recenti piogge, pur essendo state provvidenziali, non hanno risolto il problema. Il Po resta ai minimi e il suo livello si è alzato di appena un centimetro.

Proprio le politiche legate all’acqua sono oggi al centro di un dibattito che coinvolge in particolare il mondo agricolo. Coldiretti Torino chiede che l’acqua “raccolta dalle dighe idroelettriche” sia utilizzata anche per “il soccorso dell'agricoltura, altrimenti la prossima estate si rischia il disastro”. L’organizzazione chiede che venga esteso a tutte le società di produzione idroelettrica dell vallate torinesi l’accordo tra Iren e Coldiretti Torino che, nell’estate 2022 ha permesso di soccorrere i consorzi irrigui, concedendo acqua dalla diga di Ceresole. “L’annata agraria è ormai alle porte – osserva il presidente Bruno Mecca Cici –. La neve caduta in questi giorni non sarà sufficiente a risolvere la carenza idrica. Tutti gli indicatori suggeriscono che sarà un 2023 all’insegna della mancanza d’acqua eppure continuano a rimanere inascoltate le nostre richieste che sono dettate solo dal buonsenso”. Nella nota si spiega che “le concessioni nate anche un secolo fa seguono logiche oggi improponibili, garantendo ai gestori idroelettrici un uso monopolistico dell’acqua, risorsa che viene spesso utilizzata a ciclo chiuso con scarsissimo rilascio”. Coldiretti Torino ricorda come nel 2022 il Consiglio regionale abbia approvato la nuova legge sulle concessioni idroelettriche, “una partita che vale 200 milioni di euro e che dà l’occasione alla Regione di attuare un vero uso plurimo delle acque e di disporre di risorse per interventi contro la siccità”.

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