REGOLE DEL GIOCO

Addio a sottosegretari e supplenti, passerà solo la doppia preferenza

Per il Pd nessuno spazio di trattativa sulla riforma di statuto e legge elettorale: "Il centrodestra si rassegni". I dem non vogliono lasciare ai Cinquestelle la battaglia sull'aumento dei costi. Mercoledì il testo in Commissione: "Un atto di arroganza"

“Via libera alla doppia preferenza di genere, su tutto il resto stop. La maggioranza se ne faccia una ragione”. È un canto del Gallo (Raffaele, capogruppo del Pd a Palazzo Lascaris) che suona come quello del cigno per il centrodestra e i suoi sogni di gloria futura da affidare alla nuova legge elettorale e allo Statuto. Una legge che, con questi presupposti e con il complesso meccanismo previsto per la sua approvazione in aula, difficilmente vedrà la luce entro la legislatura, eccezion fatta proprio per la doppia preferenza di genere che, anche se non votata, verrebbe comunque applicata d’imperio in base alla sentenza della Corte Costituzionale.

L’annunciato muro ostruzionistico delle opposizioni, col Pd attento a non cedere terreno ai Cinquestelle su alcuni aspetti cruciali delle modifiche previste dal testo presentato dal leghista Michele Mosca, lascia poco spazio di manovra e, al di là delle dichiarazioni di rito, alle aspirazioni di LegaForza Italia e Fratelli d’Italia di dare al Piemonte un nuovo sistema di voto (ma non di meno di governo con le modifiche allo Statuto) entro il 2024.

Una doccia gelata, seppure non inattesa, quella che arriva dal Pd e scende lungo la schiena di chi, come il consigliere leghista Riccardo Lanzo, nelle stesse ore ripone fiducia, ma ancor più speranza, “in un accordo con le minoranze, per evitare di trascinare la questione per un anno”. E se nel centrodestra c’era chi era pronto ad attendersi segnali in tale senso già dopodomani, quando il tema torna in commissione, è ancora il capogruppo dem a definire “questa convocazione in commissione come un atto di arroganza, una forzatura”, fornendo un’esplicita risposta. 

Insomma, ci sono tutte le condizioni per vedere come a dir poco ripido e stretto il sentiero su cui dovrà procedere il testo che prevede, tra l’altro, due modifiche sostanziali e sulle quali la maggioranza, Lega in testa, punta moltissimo, ma anche il partito di Giorgia Meloni è intenzionato a tenere fermo il punto. 

“I sottosegretari, come attesta il modello della Lombardia, non sono soltanto utili, ma per governare temi complessi e vasti, come la Sanità, il Lavoro e altri, risultano ormai indispensabili”, spiega il capogruppo di FdI Paolo Bongioanni. Queste figure, sorta di vice-assessori, nominati dal presidente, non è un mistero, portano con sé anche un carico politico rilevante: compensazioni all’interno delle forze di maggioranza rispetto alle deleghe più importanti, ma non di meno allargamento della platea di amministratori che, con i dati di oggi proiettati al 2024, farebbero oltremodo comodo in primis al partito di Matteo Salvini. E non è un caso che sia proprio la Lega, facendo forza sul modello lombardo, a spingere per prevedere tali nuovi ruoli, ipotizzando quattro sottosegretari. Ma questo è anche un assist per l’opposizione che, con la capogruppo grillina Sarah Disabato, già settimane addietro aveva denunciato “l’aumento di poltrone, con conseguente aumento delle spese, a vantaggio di qualche consigliere che forse ha paura di non essere rieletto”. Dai Cinquestelle era partita sul caso una mobilitazione con volantini e banchetti in tutta la regione, facendo drizzare le antenne al Pd che non può certo consentire al partito di Giuseppe Conte di intestarsi una battaglia come questa a poco più di un anno dal voto. 

Anche in questo senso va letto l’avviso ai naviganti della maggioranza da parte del capogruppo dem, che limitando a ciò che comunque sarebbe previsto per legge, la modifica dell’attuale sistema affossa pure l’altra innovazione rilevante, quella che attiene ai consiglieri supplenti. Nel testo del centrodestra si prevede, infatti, che nel caso di nomina ad assessore l’eletto ceda, per tutta la durata del suo incarico in giunta, il seggio in Consiglio regionale al primo dei non eletti. Innovazioni che insieme alla soglia di sbarramento e altre questioni minori, saranno l’oggetto di una discussione che prosegue in commissione, ma che l’avviso tranchant dell’opposizione rischia concretamente di affossare, suggerendo un’osservazione che rimanda alla precedente legislatura. All’epoca, con il governo di centrosinistra, si arrivò ad affrontare la questione della nuova legge elettorale nell’ultimo scampolo del quinquennio non arrivando a nulla. Una lezione di cui, evidentemente, il centrodestra non ha saputo far tesoro.

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