CALCIO & FINANZA

Cairo pronto a comprare lo stadio, ma chiede il "trattamento Juve"

Sarà la solita boutade o questa volta il patron del Toro vuole davvero investire? La sensazione è che predica bene e razzola male (a proposito a che punto siamo con il Robaldo?). Tra due anni scade la concessione decennale a prezzi stracciati

“Potremmo acquistare l’Olimpico Grande Torino alle stesse condizioni con cui la Juve acquistò l'area dove ha costruito il suo stadio”. Una frase sibillina buttata lì dal patron del Toro Urbano Cairo riapre una partita che sembrava chiusa. Il riferimento alle “stesse condizioni” della Juve non è casuale: risale a una decina di anni fa l’inizio dei lavori in quello che oggi è il centro della Continassa. Il Comune, allora guidato da Piero Fassino, cedette quell’area, pari a circa 260mila metri quadrati, a 0,58 euro al metro quadro. All’epoca non mancarono le polemiche, sui banchi dell’opposizione ma anche tra quelli della maggioranza per un’operazione che molti bollarono come l’ennesimo regalo alla Juve ma soprattutto alla famiglia Agnelli.

Ma è andata davvero così? Innanzitutto va specificato che l’area della Continassa è stata abbandonata dal Comune negli anni Cinquanta, la cascina che oggi è diventata la sede sociale del club, è stata di proprietà della Città dagli inizi del ‘900 e non era mai stata sottoposta ad alcun tipo di restauro e al tempo veniva occupata abusivamente o utilizzata come area di spaccio. Dei 260mila metri quadri complessivi, l’area sulla quale la Juventus ha proposto di acquisire un diritto di superficie di 99 anni è di 180mila metri quadri.  Il solo diritto di superficie è stato pattuito in 11,5 milioni di euro (10,5 milioni di diritto + 1 di contributo per la qualificazione dell’area che rimane pubblica). Oltre a questa somma la società ha investito circa 30 milioni per la ristrutturazione della Cascina e il training center della prima squadra. Il totale degli investimenti diretti è quindi di oltre 41 milioni di euro. Ai quali si aggiungono gli investimenti privati (tra cinema, residenziale, galleria commerciale). Insomma, la Juve ha riqualificato mezzo quartiere spendendo di tasca propria decine di milioni: Cairo è disposto a fare lo stesso?

L’ex assistente di Silvio Berlusconi a più riprese utilizza i suoi giornali per dispensare “consigli” e “ricette” su come riformare il calcio italiano. Al primo punto ci sono proprio gli stadi di proprietà. In questo senso, però, la sensazione è che il numero uno del Torino predichi bene e razzoli male. Basti pensare alla pena infinita del Robaldo, l’area che un giorno, forse, potrebbe ospitare la squadra primavera nell’eterna attesa che il patron si occupi della riqualificazione, mentre le contestazioni dei tifosi rimbalzano contro un muro di alibi e scuse per evitare di dover allungare il braccino fino alla tasca del portafoglio. E pure il Filadelfia è stato riaperto e ammodernato quasi esclusivamente con fondi pubblici e infatti adesso è gestito da una Fondazione, non certo dal club granata. Già nel 2020, subito dopo la pubblicazione del decreto Semplificazioni, da Palazzo civico era arrivato l’invito a Cairo di acquistare l’Olimpico. Era stato l’allora assessore allo Sport Roberto Finardi a proporre l’operazione, ma anche allora non se ne fece niente. Si racconta che Cairo non avesse buoni rapporti con la giunta Fassino e neanche con quella di Chiara Appendino. Ora, forse, con l’approdo di Stefano Lo Russo in via Milano qualcosa potrebbe succedere. Intanto il tempo passa e nel 2025 scadrà il contratto di concessione dell’Olimpico, che il Comune ha concesso a prezzi super stracciati (600mila euro all'anno). Che sia l’occasione di imbastire una vera trattativa? Per ora il presidente assicura: “Abbiamo una interlocuzione con il sindaco”.

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