REGOLE DEL GIOCO

"Pd grillinizzato da Schlein, ma le riforme passeranno"

Centrodestra piemontese determinato a portare a casa le modifiche a legge elettorale e Statuto. Avviso alle opposizioni: "Supereremo le barricate". Il segretario della Lega, Molinari: "I dem erano d'accordo, ora fanno demagogia da Cinquestelle. È il nuovo corso del Nazareno"

“Invece di avere un approccio riformista e fare le cose che servono alla Regione, il Pd assume atteggiamenti grillini e alza barricate demagogiche. È il nuovo corso di Elly Schlein”. La nuova linea del Nazareno entra pure nella tormentata vicenda della nuova legge elettorale che il Piemonte governato dal centrodestra intende darsi, prima della fine della legislatura e in tempo per essere applicata alla prossima. Riccardo Molinari, capogruppo della Lega a Montecitorio, ma in questo caso in veste di segretario regionale del partito, mette un cuneo tra il nuovo Pd e quello che “all’inizio, almeno a parole si diceva disponibile a condividere un percorso per un nuovo sistema elettorale e le necessarie modifiche allo Statuto”.

Però anche voi del centrodestra, onorevole Molinari, avete lasciato che il calendario scorresse arrivando quasi in zona Cesarini. Visto oggi, con le opposizioni che annunciano un ostruzionismo senza riserve, non è stato un errore aspettare l’ultimo scampolo di legislatura per tentare di varare una riforma così importante, ma anche difficile da ottenere viste le barricate delle minoranze e l’impossibilità di ricorrere a tagliole e canguri? 
“Prima c’erano altre priorità, c’è stata la lunga emergenza Covid che ha stravolto tutto. È comunque vero che della nuova legge elettorale e dello Statuto se ne discute da inizio legislatura, ora resta poco tempo, ma va fatto. La legge va adeguata alla norma sulla doppia preferenza di genere e quindi l’occasione va colta anche per le altre modifiche che noi riteniamo indispensabili”. 

Qualche giorno fa, proprio in un’intervista allo Spiffero, il suo omologo di Fratelli d’Italia, Fabrizio Comba, ha richiamato la necessità di resistere all’ostruzionismo dell’opposizione, lavorando ad oltranza e, per dare l’idea, è ricorso all’immagine dei culi di pietra. Giorno e notte a Palazzo Lascaris, se serve. Ma alla Lega serviva lo sprone del partito di Giorgia Meloni?
“Ma no, non c’è stato bisogno di alcuno sprone da parte degli alleati. Di queste riforme ne parliamo da almeno due anni. Trovato l’accordo su cosa inserire o no, si è proceduto e si procede”.

Tra le innovazioni su cui avete trovato l’intesa, i sottosegretari e i consiglieri supplenti. Sono davvero indispensabili?
“I sottosegretari servono assolutamente. Adesso il presidente ha dei consulenti di scelta personale. Con la riforma ci saranno figure con deleghe precise, che ricondurranno all’equilibrio tra i partiti e che agevoleranno molto il lavoro della Regione in materie complesse. La questione dei costi sollevata da Pd e Cinquestelle è pura demagogia. E servono altrettanto i consiglieri supplenti. Ai tempi della giunta di Roberto Cota si fece la scelta di fissare a tre il numero massimo di assessori esterni e questo genera il problema di avere sempre i numeri in aula, mentre gli assessori devono fare il loro lavoro. In molte altre Regioni, incominciando dalla Lombardia, c’è questo sistema e funziona bene”. 

Ha ricordato i punti di convergenza tra le forze di maggioranza, il mancato aumento degli assessori esterni è uno di quelli in cui l’accordo non si è trovato?
“È così, se ne discusse all’inizio, poi non si trovò l’accordo”

La Lega sarebbe stata favorevole ad alzare il limite di tre?
“Sì”.

La spaventa l’ostruzionismo delle opposizioni? Entro la primavera si deve votare il bilancio, i tempi sono stretti e il Pd ormai è sulle barricate. 
“In verità questa legge elettorale, andava sostanzialmente bene anche al Pd. Quindi al netto di un po’ di baccano demagogico, credo si riuscirà a chiudere in tempi non troppo lunghi, attuando delle riforme che servono alla Regione e a chi la governa, indipendentemente dagli schieramenti”. 

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