FINANZA & POTERI

Crt, Lo Russo punta sull'impasse. Palenzona e Quaglia alla conta

Sceso in campo troppo tardi, il sindaco di Torino si ritrova fuori gioco, a fare il tifo per lo stallo, sperando di rientrare in partita all'ultimo minuto. Le consultazioni del fido Valle. Le condizioni (e i numeri) del Camionista di Tortona. Il presidente uscente raccoglie le firme

Troppo tardi e troppo presto. È lo scarto temporale che connota l’azione del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, nella partita per l’elezione del presidente della Fondazione Crt. Entrato a giochi abbondantemente iniziati, prima mandando in avanscoperta il notaio Andrea Ganelli come “esploratore”, salvo poi gettarlo nella mischia nella veste di candidato del “rinnovamento”, ora è costretto a prendere atto di una contrapposizione che, dopo aver provato a scendere in campo, gli impedisce di svolgere il ruolo di arbitro.

Chissà, però, che nei ragionamenti di Lo Russo non vi sia la convinzione (o la segreta speranza) che il prossimo 18 aprile, data fissata per il voto, di fronte a un’impasse tra l’uscente Giovanni Quaglia e lo sfidante Fabrizio Palenzona, egli possa in qualche modo incunearsi e tornare in partita, magari tirando fuori la soluzione dal cilindro. Il coniglio avrà nuovamente le sembianze del notaio erede dello studio di Antonio Maria Marocco, a lungo presidente della fondazione, o dal giro di consultazioni intrapreso dal fido Daniele Valle uscirà un altro nome? Chissà.

Una cosa è certa, però. La sicumera che il primo cittadino ostenta in queste ore – “chiunque vinca poco cambia, dovrà trattare con me” – ricorda molto la sindrome da Marchese del Grillo (“io so’ io… e voi non siete un c…”) che oltre a (non) nascondere una strategia a dir poco raffazzonata rischia di annebbiargli la vista sul prossimo futuro. Al sindaco non dovrebbe sfuggire che uno dei primi, se non il primo passo del futuro presidente sarà quello di varare la riforma dello statuto. E non solo e non tanto, nell’ipotesi di una riconferma di Quaglia, per l’evidente imbarazzo di ritrovarsi alla guida della cassaforte di via XX Settembre, in barba a tanto strologare di “ricambio”, un presidente classe 1947 chiamato a fissare il limite dei 75 anni per il vertice. Non di meno a Lo Russo dovrebbe esser ben chiaro che il nuovo statuto riserverà, così come da dossier in capo alla commissione presieduta dal palenzoniano Corrado Bonadeo, una scomposizione delle designazioni dei componenti del consiglio di indirizzo. E il fatto la rappresentanza di Asti e Alessandria, quasi certamente, non sarà più unica e alternata, bensì entrambe le province avranno un loro esponente in consiglio, insieme ad altre modifiche, a partire dall’ingresso di un componente espressione del terzo settore, porterà a un rimescolamento cui difficilmente non porrà occhio e forse mano il presidente. Da qui l’ipotesi che a poterci rimettere in termini numerici possa essere proprio Torino, con i due membri espressione del Comune e gli altrettanti di Città Metropolitana. Insomma, come non leggere nello sguardo di Quaglia proprio Torino come serbatoio cui attingere per questi nuovi posti?

Uno scenario che, va detto, non sarebbe inficiato tantomeno rinviato da un mandato “a termine”, ipotesi ventilata da alcune parti per cercare di trovare una quadra con la riconferma di Quaglia, limitandone però la durata e facendo così coincidere l’elezione del Consiglio di indirizzo con quella del presidente. Il rischio per Lo Russo, a fronte di un salto di Quaglia nuovamente verso la poltrona che attualmente occupa, di uscirne un po’ azzoppato è assai concreto, pur con tutte le variabili possibili. E di variabili, non meno di incognite, è costellato il cammino verso il giorno del voto. Cosa succederà è, praticamente, impossibile da prevedere.

La situazione tra i due contendenti, ad oggi, vede secondo fonti vicinissime all’ex vicepresidente di Unicredit, Palenzona con una dote di 9 firme, ovvero la maggioranza del consiglio di indirizzo tenuto conto dell’assenza di Giuseppe Pichetto. Firme che Quaglia, invece, ha incominciato in questi ultimi giorni a raccogliere. Se il dato attribuito a Big Fabrizio risultasse reale, l’attuale presidente al massimo potrebbe incassare otto sostegni alla candidatura. Ricordato come sia tutt’altro che automatico trasporre ogni firma (possibile solo per un solo candidato) in voto, c’è un altro aspetto su cui potrebbe confidare Lo Russo: la possibilità di presentare candidature anche poche ore, addirittura minuti, prima del voto. Da qui la tattica pronta in caso di impasse a Palazzo di Città dove, giova ricordarlo, Palenzona ribadì la sua piena disponibilità a diverse candidature a condizione di una rinuncia da parte di Quaglia. Nello stesso incontro e nei rapporti “diplomatici” tra il fronte palenzoniano e Lo Russo a quest’ultimo è sempre stata chiesta la neutralità del Comune. In soldoni, il “camionista di Tortona” pare disposto ad accordi, ma non sul suo ex (pur se più anziano) “discepolo” nel passaggio dalla politica al mondo della finanza.

Del resto, a rendere meno impervio il cammino di Palenzona ci sarebbe anche il venire meno dell’ipotizzata incompatibilità di una sua presidenza della Crt con quella attuale di Prelios. Nel grande gruppo immobiliare, in fase di cessione, Palenzona ha un futuro dorato (anche come emolumenti) prospettato dal futuro acquirente che lo vuole ancora alla guida e le banche socie di Prelios pare abbiano dato il via libera informale all’eventuale doppio incarico, considerato che Unicredit (di cui la Fondazione Crt è azionista) non ha nella società gli npl, ovvero i crediti deteriorati. Questione prettamente tecnica, all’origine della paventata incompatibilità, che essendo a quanto risulta superata dal viatico delle banche, farebbe cadere un possibile ostacolo su cui, è facile immaginare, confidasse l’ormai ex amico, oggi avversario nella partita che si concluderà il prossimo 18 aprile. Salvo sorprese, quelle in cui potrebbe confidare il sindaco.

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