SANITÀ & POLITICA

Cuneo, due nomi per l'ospedale. Guerra "sanitaria" tra Lega e FdI

I retroscena delle dimissioni di Azzan e la lettera-ultimatum di Icardi per il via libera al progetto del Gruppo Dogliani. Cirio pensa come commissario a Tranchida (Amos) o Leli (ex Scr). Meloniani pronti stoppare il piano per il dopo Minola (probabile al San Luigi)

Il terremoto della sanità piemontese, con epicentro a Cuneo dov’è deflagrata la vicenda del nuovo ospedale, più che scosse di assestamento sta producendo uno sciame sismico di notevole intensità che scuote la stessa maggioranza di governo regionale. A una settimana esatta dalle dimissioni del direttore generale dell’Aso Santa Croce e CarleElide Azzan, cui sono seguite venerdì scorso quelle del direttore sanitario Monica Rebora, la tensione negli ambienti politici (non solo tra centrosinistra e centrodestra, ma anche all’interno di quest’ultimo) non accenna a diminuire.  Così mentre aumentano le preoccupazioni per il futuro nosocomio, si solleva più di un velo su alcuni aspetti della vicenda e spuntano nuovi nomi per l’incarico di commissario che dovrebbe essere affidato in tempi piuttosto brevi.

Seppure le voci circa l’intenzione di Azzan di lasciare anzitempo il suo incarico, probabilmente per trasferirsi nelle Marche, circolassero non senza fondamento da tempo, è stata una lettera a indurre la manager alla decisione di gettare la spugna, peraltro con l’effetto di un macigno in uno stagno. Oggettivamente un anno per esaminare il progetto presentato dal gruppo della famiglia Dogliani e sottoscrivere o meno la sua pubblica utilità, compito richiesto al vertice dell’Asl, non è quel che si dice un tempo breve. Ma i toni della missiva inviata dall’assessore alla Sanità Luigi Icardi in cui si sollecitava in modo perentorio una rapida conclusione dell’iter pare siano stati decisamente ultimativi. Tanto che la reazione della manager non si sarebbe fermata (si fa per dire) alle sue dimissioni, ma sarebbe proseguita con il fare partecipi altri “palazzi” (non della politica) di quell’aut-aut che avrebbe prefigurato il commissariamento. Azzan della sua decisione, già comunicata con il preavviso di prassi di novanta giorni, ha parlato anche con il governatore e ad Alberto Cirio, rendendolo a conoscenza della lettera di Icardi lamentando una sorta di diversa interpretazione del suo ruolo, in merito alla valutazione del progetto, da parte dell’assessore, sempre più sotto attacco dalle opposizioni, Pd in testa, ma anche all’interno della stessa maggioranza. 

A chiedere un incontro a Cirio è anche Claudio Aruta il Ceo di Agm Project Consulting, società che ha curato l'analisi di dimensionamento per il futuro nosocomio. Un altro evidente segnale delle intenzioni, da più parti di sbloccare in fretta la situazione e procedere verso il futuro ospedale per il quale prima si era ipotizzata una soluzione con l’Inail, quindi a fronte della proposta di partenariato si è imboccata questa strada. Strada ora chiusa in attesa del cambio al vertice dell’azienda ospedaliera e l’arrivo della sospirata firma. Per questo ruolo nei giorni scorsi è spuntato, non certo a caso come si vedrà, il nome di Giuseppe Guerra, attuale direttore dell’Asl Cuneo1. Guerra è uno dei direttori più quotati in corso Regina, anche se nei giorni scorsi l’aver sottolineato, da parte di Icardi, come un doppio incarico così pesante e complesso sarebbe gravoso anche per un manager apprezzato come Guerra è suonata come una sorta di frenata. A favore del direttore dell’Asl cuneese è Fratelli d’Italia con il capogruppo a Palazzo Lascaris Paolo Bongioanni (anch’egli cuneese), per nulla intenzionato a vestire i panni dello spettatore.

Altri due nomi sono invece nel taccuino di Cirio, non poco preoccupato di risolvere in fretta la faccenda. Uno è quello di Livio Tranchida, trapanese da anni al Nord, manager di lungo corso, bocconiano, già city manager di Sesto San Giovanni, consulenze nell’ambito sanitario in Svizzera, attualmente direttore generale di Amos, l’azienda di servizi sanitari ideata nel 2005 da Fulvio Moirano, il manager che anni dopo avrebbe diretto la sanità piemontese. Tranchida arriva in Amos chiamato dall’allora amministratore unico Oddone De Siebert che lascerà l’azienda partecipata interamente da Aso Cuneo, Asl Cuneo 1 e Cuneo2Asl Asti e Aso Alessandria, dopo la modifica statutaria che porterà a un cda di tre membri di cui due leghisti (Simone Mauro e Carla Chiappello) e un azzurro, l’ex sindaco di Alba Giuseppe Rossetto.

Cirio, comunque, ha anche un altro papabile commissario: Adriani Leli, in passato direttore amministrativo di Scr, la società di committenza piemontese e dal 2021 direttore generale di Intercenter Emilia-Romagna, l’agenzia regionale per lo sviluppo dei sistemi telematici. Due profili spiccatamente gestionali e per entrambi l’iscrizione all’elenco nazionale degli idonei alla direzione generale di azienda sanitaria, su cui sembra restringersi una scelta che non può che avere tempi rapidi per sminare almeno una parte del terreno della sanità su cui deve muoversi la politica guardando alle elezioni del prossimo anno.

In questo senso, va registrata la linea di FdI che non fa mistero di non avere alcuna intenzione di agevolare quello che ritiene il disegno della Lega, ovvero ipotecare per la prossima legislatura la materia principale della Regione. La più volte denunciata (da FdI) egemonia leghista sulla sanità, agli occhi dei meloniani passa attraverso la direzione di Azienda Zero all’attuale commissario Carlo Picco, il quale intenderebbe agevolare, per non dire piazzare, il direttore dell’Istituto di Candiolo, Antonino Sottile alla direzione regionale e la recuperata a pieno titolo nell’elenco degli idonei, Eva Colombo da Vercelli a sua erede all’Asl Città di Torino.

No pasaran, avvertono i Fratelli. Gli effetti di questo braccio di ferro tra alleati si vedranno probabilmente a breve, quando a maggio scatterà l’età pensionabile per l’attuale direttore regionale Mario Minola, che si dice continui a girare per gli uffici con un faldone di pareri tesi a supportare la sua intenzione di restare ancora per un anno. Speranza vana. Prende invece corpo l’idea di evitargli di botto il passaggio ai giardinetti, con un incarico di direttore generale, possibile prima del compimento del 65 anni, quindi nel giro di un paio di mesi. Se, come pare, Francesco Arena andrà a dirigere l’Asl di Asti lasciata scoperta dalle dimissioni di Flavio Boraso, Minola potrebbe ricevere la prestigiosa direzione del San Luigi di Orbassano. Se finirà così, svaniranno (almeno per ora) le aspirazioni di Paolo Frascisco, capo della direzione regionale della Giunta che, pur meno prossimo alla pensione, guarda da tempo a un’azienda sanitaria. Peraltro, non è un mistero, che in questa eventualità il governatore abbia già pronto, nell’attuale direttore del settore Ambiente e Territorio, Stefania Crotta, il successore del grand commis. 

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