PIEMONTE 2024

Terzo Polo (se regge) va da solo.
Il voto europeo frena le alleanze

La concomitanza delle elezioni complica i piani per le regionali del Piemonte. Nel centrodestra veto su Calenda, che già avrà le sue grane con Renzi. E con un Pd movimentista non resta che la corsa solitaria (Napoli sta già scaldando i muscoli). Le mosse del Pd di Schlein

Una corsa in solitaria su una pista e, in parallelo sull’altra, indispensabili coalizioni per tagliare il traguardo. Inevitabile come la coincidenza delle elezioni europee con quelle regionali del Piemonte che condizionerà non poco le strategie delle forze politiche. Oltre la retorica della specificità piemontese, quello del 2024 anche se destinato a formare il futuro governo regionale, sarà un voto molto politico e, appunto, condizionato dalla campagna per i seggi a Strasburgo, cruciale conta dei pesi per i partiti.

Chi parte oggettivamente in vantaggio, in questa doppia corsa è il centrodestra, la cui maggioranza alla guida del Piemonte, così come più di recente a quella del Paese, lo pongono nella situazione più favorevole. La necessità di contemperare i messaggi agli elettori, che per il voto europeo ovviamente saranno fortemente identitari ma con nel quadro ben delineato di una coalizione solida e vincente a Torino come a Roma, comporterà assai meno problemi rispetto al fronte avversario. Semmai la priorità, soprattutto per la Lega e Forza Italia, sarà quella di limitare al massimo e se possibile evitare la presenza di altre liste sulla scheda regionale. Il rischio di alimentare travasi di consensi verso formazioni minori può tramutarsi in serio pericolo per il partito di Matteo Salvini, anche se il recente risultato in Friuli-Venezia Giulia e prima ancora quello in Lombardia hanno mostrato una notevole capacità di tenuta in ambito regionale rispetto a FdI. La questione, se possibile, è potenzialmente più grave per Forza Italia su cui pesano le conseguenze legate allo stato di salute di Silvio Berlusconi

Da qui il fermo proposito di circoscrivere le presenze di nuovi compagni di viaggio, dai Moderati di Mimmo Portas ai “bellissimi” di Paolo Damilano, a quell’unico contenitore che dovrebbe essere la lista del presidente (sempre se sarà Alberto Cirio a concorrere per un sercondo mandato), sul modello risultato elettoralmente vincente di Massimiliano Fedriga e Attilio Fontana.

Chiaro ed evidente un altro interesse del centrodestra: quello di avere un Terzo Polo davvero terzo tra i due poli. Premesso il veto che pende su un possibile ingresso in coalizione della formazione guidata da Carlo Calenda, in pourparler tra vecchi amici, come sono Cirio e il numero due di Azione Enrico Costa, sarebbe emerso il convincimento comune che una corsa autonoma sia la soluzione migliore. E ad oggi, guardando al Pd di Elly Schlein per non dire dei Cinquestelle contiani, la più probabile. Tant’è che pur con notevole anticipo circola già il nome del possibile candidato governatore, quello dell’ex parlamentare ma sempre protagonista della scena politica Osvaldo Napoli, oggi presidente piemontese di Azione. Sempre che, ovviamente, la strada verso l’agognato partito unico centrista e riformista non trovi nuovi ostacoli, a partire dai piani sempre imprevedibili di Matteo Renzi.

Un percorso al momento segnato, ammettono fonti terzopoliste. Con un Pd dai tratti marcatamente movimentisti e spostato a sinistra l’ipotesi di intese con il fronte progressista appare sideralmente lontana anni luce, ancorché alcuni esponenti piemontesi coltivino ancora speranze (è il caso del segretario regionale Gianluca Susta). 

Per il partito di Schlein non si presenta, tuttavia, semplice un’alleanza con gli stessi grillini di Giuseppe Conte che patisce, forse più del dovuto e di quanto ci si aspettava, la concorrenza di un Pd di stampo corbyniano, tanto più nella coincidenza del voto europeo dove la neosegretaria dem e l’ex avvocato del popolo si giocheranno la leadership su un elettorato fluido e transeunte. Forse, se si trattasse di un voto esclusivamente regionale, visti i buoni rapporti tra i due gruppi consiliari corroborati da azioni comuni dai banchi di Palazzo Lascaris, un’alleanza sarebbe meno complicata. Ma si deciderà altrove, a Roma.

Tornati al Nazareno gli ex scissionisti di LeU, resta da vedere cosa farà Sinistra Italiana che proprio da via Alfieri ha spedito in Parlamento Marco Grimaldi. I dem stanno cercando di tenere il punto sulla nuova legge elettorale per ottenere una soglia di sbarramento tale da non precludere l’ingresso di formazioni minori come quella rappresentata a Palazzo Lascaris da Silvana Accossato. Altro nodo, riguarda la lista ex chiampariniana del Monviso. L’attuale capogruppo Mario Giaccone dovrà accentuarne ulteriormente il profilo civico, evitando l’accozzaglia vista per le comunali di Torino, magari puntando molto se non tutto sugli amministratori locali. In caso contrario il rischio di non farcela a far par parte del futuro parlamentino piemontese è molto elevato. Tanto più in un contesto come quello in cui si svolgeranno le consultazioni del 2024, nel quale la ribalta pubblica, fortemente egemonizzata dai partiti, non potrà che portare a una polarizzazione del voto.

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