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Fiamme gialle a Finpiemonte.
Il M5s sollecita un'indagine

Visita della GdF negli uffici di Galleria San Federico. Da tempo si parla della necessità di far luce sull'erogazione dei contributi (a partire da quelli Covid). Un faro anche sulla recente revoca di un consigliere di amministrazione e sul bando per il nuovo direttore? Probabile

Gli agenti della Guardia di Finanza hanno bussato ieri alla porta di Finpiemonte, in Galleria San Federico. Nel corso della visita sono stati acquisiti fascicoli e documenti relativi all'attività della società presieduta da Michele Vietti. Segno che l’attenzione, sulla finanziaria della Regione, resta altissima, dopo la sequela di scandali e procedimenti giudiziari che hanno coinvolto i suoi vertici nelle passate legislature. Secondo indiscrezioni, al centro dell'attenzione dei finanzieri ci sarebbero le procedure di erogazione di contributi e finanziamenti, non soltanto di quelli relativi alla fase Covid, ma non è improbabile che anche le recenti modifiche della governance abbiano fatto drizzare le antenne dei baschi verdi.

La recente revoca di Marco Allegretti, ex componente del cda indicato dalle minoranze in quota Movimento 5 stelle ha sollevato molte perplessità a Palazzo Lascaris e il travagliato iter per individuare un nuovo direttore generale (quello vecchio, Marco Milanesio, aveva sbattuto la porta poco dopo la nomina di Roberto Molina alla presidenza, lasciando la reggenza a Maria Teresa Buttigliengo) non ha fatto che aumentare i dubbi su ciò che avviene nella stanza dei bottoni della cassaforte della Regione.

La capogruppo del M5s Sarah Disabato è intervenuta questa mattina in aula per denunciare le “resistenze” di Finpiemonte a consegnarle una serie di documenti richiesti attraverso un regolare accesso agli atti. Tra questi ci sono i verbali del cda dall’insediamento di Allegretti in poi, l’audit interno sul consigliere “revocato”, i verbali dell’organo di vigilanza e altri documenti utili per comprendere il perché della sua revoca da parte della giunta regionale su cui ancora vige un alone di mistero. Anche sulla procedura che ha portato alla nomina-lampo di Mario Alparone come nuovo direttore generale i grillini vogliono vederci chiaro: “È un dato di fatto che il vecchio bando non ha prodotto alcun risultato e poi a dicembre è stata pubblicata una nuova gara in cui sono stati modificati i criteri, inserendo, tra gli altri requisiti per la partecipazione, anche l’insegnamento universitario. Così in pochi giorni è stato scelto Alparone, guarda caso fratello dell’assessore lombardo di Fratelli d’Italia Marco Alparone” attacca ancora Disabato che ha chiesto di avviare in Ufficio di presidenza, un’indagine conoscitiva sulla società finanziaria.