RIFORME

Province al voto nel 2024. Election day in Piemonte

Calderoli accelera per mandare in soffitta la Delrio. Ipotesi azzeramento e ripartenza con le nuove regole dal prossimo anno. Molinari: "Abbiamo promesso di ridare legittimazione popolare agli enti". Scenario per le contestuali regionali: chi ci guadagna e chi no

Un election day che non si ferma a due schede, una per le consultazioni europee e l’altra per le regionali, ma si allarga pure a una terza, per il rinnovo delle Province. È quello che si prospetta per il Piemonte nel caso in cui le intenzioni ribadite dal ministro Roberto Calderoli si traducano in pratica, più esattamente in legge.

“L’obiettivo – ha detto il ministro della Lega che lavora alla riforma degli enti territoriali – è approvare la legge entro ottobre, per riallineare tutto il sistema nel 2024”. Una scadenza, quella verso cui sta procedendo in non facile processo legislativo per mettere definitivamente e completamente l’ecumenicamente contestata legge Delrio, che porterebbe in Piemonte a far coincidere la chiamata alle urne per tre scelte in capo agli elettori, con tutte le conseguenze che inevitabilmente comporterebbe e ai quali dovranno predisporsi le forze politiche in campo.

Facilmente prevedibile gli effetti positivi che l’ingresso nello scenario elettorale di una consultazione spiccatamente territoriale potrà avere sui partiti più organizzati e, appunto, con radicamento sul territorio. LegaFratelli d’Italia e la stessa Forza Italia da una parte e il Partito Democratico dall’altra, se correranno ciascuno per conto suo alle Europee, approntando strategie per il futuro governo regionale potranno contare sul valore aggiunto di una vasta truppa di candidati alle Provinciale e sul conseguente traino per i candidati a Palazzo Lascaris nei rispettivi collegi. 

Il ritorno all’elezione diretta del presidente della Provincia, così come dei consiglieri da cui si attingerà per costituire una resuscitata giunta, sottolinea il capogruppo del partito di Matteo Salvini alla Camera Riccardo Molinari “è il mantenimento di una promessa che la Lega aveva fatto legandola a un ritorno al Governo con una maggioranza politica come questa. Vogliamo far ritornare centrale un ente intermedio che in questi anni si è dimostrato essere fondamentale, restituendogli non solo peso politico, ma anche legittimazione popolare”.

Un voto che, sempre accostandolo a quello per la Regione, difficilmente potrà avvantaggiare il Terzo Polo, così come i Cinquestelle, forze con un elettorato più di opinione e decisamente meno legato alle amministrazioni locali. Lo stesso partito di Silvio Berlusconi, seppur in misura minore rispetto agli alleati, potrebbe puntare sul traino provinciale per provare a recuperare su una difficoltà che, ad oggi, lascia prevedere un’assai scarna futura presenza nei banchi dell’emiciclo di via Alfieri. 

Un percorso ancora lungo, quello della riforma, ma con davanti tempi assai ridotti. Oltre a una norma che “azzeri” gli attuali organi delle Province per portarle tutte al voto lo stesso giorno, c’è tutta una serie di passaggi che potrebbero affievolire l’entusiasmo leghista. “Nell’incontro con Calderoli, al ministro di cui apprezzo il modo sincero con cui mi ha risposto, ho detto che se si fa una riforma delle Province solo istituzionale senza intervenire sulla fiscalità, è una riforma destinata a fallire”, spiega l’attuale presidente della Provincia di Biella Emanuele Ramella Pralungo, del Pd. E proprio dai dem sale una lettura del superamento della legge che porta il nome di un loro ex ministro, Graziano Delrio, come di un “tentativo di inserire nuovi posti dove piazzare esponenti del centrodestra, guardando anche ai parlamentari mancati”. 

Ma sono proprio tutti i limiti, gli ostacoli e la confusione prodotti dalla Delrio a pesare su enti che, per usare l’amara definizione del sindaco di Novara, il leghista Alessandro Canelli, “ormai da anni non sono né carne, né pesce”. Una condizione da cui uscirne al più presto, spiega ancora Canelli “per andare verso un sistema elettorale molto simile a quello dei Comuni che ormai si è rivelato come il migliore e ridare quel supporto atteso da tempo, soprattutto, dai piccoli centri che sono i più penalizzati dall’attuale situazione”. Dai vertici della Lega si sottolinea come ancora si debba porre il sigillo della coalizione sull’ipotesi dell’election day e questo sembra un segnale verso l’alleato più forte e più tiepido verso il traguardo fissato da Calderoli.

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