FINANZA & POTERI

In Compagnia di Palenzona, al via i giochi sulla San Paolo

Dopo aver conquistato la Crt Furbizio giocherà un ruolo non secondario sui futuri assetti di corso Vittorio. Il grimaldello della "Super Fondazione" per ora declassata in cabina di regia e l'asse con Profumo. Il nemico comune (Guzzetti) lo avvicinerà a Messina

La partita non è nemmeno cominciata, ma a bordo campo si prepara a fare il suo ingresso un nuovo giocatore. Una cosa è certa: l’ascesa di Fabrizio Palenzona alla presidenza della Fondazione Crt avrà effetti dirompenti anche sui dirimpettai della Compagnia di San Paolo. Perché, al netto delle prevedibili dichiarazioni di rito e delle rassicurazioni sulla reciproca autonomia, è evidente come mai prima d’ora i destini delle due fondazioni torinesi siano incrociati e il rinnovo dei vertici di corso Vittorio Emanuele rappresenti uno snodo cruciale per il complessivo rassetto dei poteri nel mondo della finanza italiana. E in un quadro del genere qualcuno può immaginare Big Fabrizio seduto in tribuna nel ruolo di spettatore, pur di rango? Una visione a dir poco miope e pure strabica rispetto a una serie di obiettivi cui, non è un mistero, lavori il “camionista di Tortona” che dopo aver asfaltato l’ex amico Giovanni Quaglia prosegue la sua corsa come un Tir in autostrada.

Non è un mistero che, proprio in assonanza con l’attuale presidente della Compagnia, Francesco Profumo, abbia ipotizzato mesi fa la nascita della Super Fondazione: un progetto forse prefigurato un po’ troppo in anticipo se è vero che dopo i rumors si sono registrate una serie di frenate, ma non certo un’inversione a u. Tant’è che nel suo programma, che poi avrebbe convinto la maggioranza dei consiglieri a votarlo come nuovo timoniere della Crt, Furbizio certamente se non di fusione ha parlato di una cabina di regia tra le fondazioni del Nord-Ovest, ovvero un probabile e necessario passaggio intermedio verso quello che resta l’approdo finale. Anche questo nel segno di una strategia accorta, senza brusche accelerate, tipica dell’ex giovane politico democristiano diventato rapidamente uno dei più influenti rainmaker italiani, collezionando incarichi come soldatini di eserciti che non conoscono disfatte.

Uno schema di gioco che contempla l’altro, non nascosto, obiettivo, il principale: la scalata verso la presidenza dell’Acri, la potente associazione tra le fondazioni di origine bancaria e la Casse di Risparmio oggi ricoperta proprio da Profumo, il quale potrebbe avere più di una ragione per assecondare il passaggio di testimone con Palenzona, visto che l’ex rettore del Politecnico e già ministro nel Governo del loden da tempo punta alla presidenza di Cassa Depositi e Prestiti. E sarà proprio Acri ad avere una delle principali voci in capitolo per la designazione del successore di Giovanni Gorno Tempini. Partita in cui dovrà fare i conti con Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo, nonché grande sponsor di Profumo per il suo secondo mandato conquistato con evidente scorno dell’allora sindaca Chiara Appendino, la quale ebbe ulteriore conferma che quando uno si chiama Messina non vale uno, ma tantissimo di più. A Ca’ de Sass riferiscono di rapporti tra i due non propriamente idilliaci, nonostante Palenzona sia stato importante ambasciatore per conto di Intesa all’epoca dell’Opa su Ubi, inoltre recenti ruggini tra i due pare siano derivate da differenti visioni sul futuro dell’ex area Falck di Sesto San Giovanni, dossier nelle mani di “Pale” nella veste di presidente di Prelios. Eppure, fanno notare le stesse fonti, gli screzi passati e attuali potrebbero presto finire accantonati nel nome di una strategica alleanza verso un nemico comune: il grande, ma indomito, vecchio della finanza bianca lombarda Giuseppe Guzzetti, monarca di Acri per quasi un ventennio.

La ferita subita in battaglia da Messina è ancora fresca: il ceo di Intesa per la presidenza di Cariplo puntava su Ferruccio Resta, mentre Guzzetti spinge su Giovanni Azzone, ormai incamminato verso la poltrona. Dunque un’alleanza inedita, ma motivata da un fronte comune, quella tra Messina e Palenzona, con quest’ultimo che punta a tornare a giocare un ruolo di primo piano negli assetti bancari, aiutato dai pacchetti azionari in pancia alla fondazione appena conquistata: da Unicredit a Banco Bpm (sul quale è tornato tifando per la fusione tra le due banche), dalle Generali dove Furbizio punta rimediare al pasticcio combinato da Quaglia, proseguendo con il nuovo corso dei Benetton, che conosce bene e che ha seguito da vicino fin dai primi passi dell’espansione, compresi i legami con i fondi americani.

Un terreno di gioco complicato, quello sulla Compagnia, ma non certo per uno abituato a calcarne addirittura di più impegnativi come Palenzona. Passi accorti e per quanto possibili leggeri, nonostante la stazza, senza che mai superino la lunghezza della gamba. Tant’è che se per il dopo Profumo, come al solito, più di un nome circola – da Gabriele Galateri di Genola a Pietro Garibaldi passando per l’ex ministro Domenico Siniscalco (ma si preparano un paio di sorprese) – non è sulla figura che  starebbe lavorando, quanto piuttosto sullo schema. Dove Furbizio sa bene di non potersi mostrare palesemente in attacco, ma neppure può star fermo in difesa, meglio il ruolo di regista.

print_icon