25 APRILE

"Geneticamente antifascisti"

Il governatore Cirio rivendica il tributo pagato dal Piemonte e dalla "sua" Provincia Granda nella guerra di Liberazione. "Nei nostri paesi le lapidi che ricordano i partigiani hanno sempre un fiore fresco". Con Mattarella a Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves

“La guerra di liberazione è stata combattuta da tante donne e tanti uomini, ma molti di loro erano i nostri nonni e bisnonni: dentro di loro pulsava lo stesso sangue che pulsa in noi. Ed è il motivo per cui amo ricordare che noi siamo geneticamente antifascisti”. Alberto Cirio non ha dubbi da che parte sta la verità della storia e nell’accogliere il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha scelto proprio la “sua” Provincia Granda per celebrare il 25 Aprile, sottolinea l’attualità di una data che ancora fatica ad essere patrimonio comune degli italiani. “Noi abbiamo un legame profondo da piemontesi e ancor più da Cuneesi perché siamo geneticamente per la libertà e abbiamo il dovere non solo di ricordare e di non far svanire la memoria, ma di ricordare quel principio per cui la libertà non è mai scontata e va conquistata giorno per giorno – spiega il governatore riassumendo il contenuto del suo intervento pronunciato davanti al Capo dello Stato –. Senza libertà non c’è futuro. Il 25 aprile è una festa sempre. Perché è una festa in cui noi crediamo e che esprime valori profondi. Oggi è ancora più festa perché con la visita del presidente della Repubblica si certifica quello che è il suo legame con il Piemonte ma soprattutto quello che è il legame di questa terra con i valori della liberazione del 25 aprile”. Evita con cura di addentrarsi nelle polemiche che, come ogni anno, accompagnano la ricorrenza. “È una festa che non ha un colore politico. Questa è la festa della libertà che non ha confini politici, ideologici e geografici: è la festa di tutti”.

Una libertà attuale perché se ne coglie il valore proprio quando viene a mancare. “Ce l’ha insegnato la pandemia: la libertà è una condizione che si conquista e va difesa”, ha affermato nel suo discorso a Cuneo, al Teatro Toselli. “Noi qui lo sappiamo bene – ha sottolineato Cirio – nei nostri paesi le lapidi che ricordano i partigiani e chi ha lottato per la Liberazione hanno sempre un fiore fresco. È la testimonianza che il tributo dato dalle passate generazioni alla nostra libertà è un tributo che non si ferma, ma che dura nel tempo”. “Purtroppo – ha aggiunto il governatore riferendosi alla martoriata Ucraina – ce lo insegna anche il conflitto che da oltre un anno sconvolge l’Europa. La guerra, che questo continente pensava di aver archiviato tra gli orrori di un passato destinato a non tornare, è invece qui, a poche migliaia di chilometri da noi”. “Esprimendo la nostra vicinanza alle popolazioni vittime del conflitto, abbiamo il dovere – ha rimarcato Cirio – di ricordare che la libertà e la democrazia sono una conquista da proteggere e difendere, anche in tempo di pace”.

Una folla ha atteso l’arrivo di Mattarella al Parco della Resistenza di Cuneo. Accolto dal ministro della Difesa Guido Crosetto, dal capo di Stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone e dalle altre autorità, il Capo dello Stato ha deposto una corona d’alloro di fronte al monumento di Umberto Mastroianni che ricorda i caduti della guerra di Liberazione, trattenendosi per un momento di raccoglimento. Il presidente della Repubblica ha poi visitato la casa museo Duccio Galimberti, figura di primo piano della Resistenza. Da quel balcone il 26 luglio del 1943 il “comandante Duccio” tenne un celebre discorso dopo la cacciata di Mussolini nel quale affermava che la guerra sarebbe continuata “fino alla cacciata dell’ultimo tedesco”, segnando così di fatto l'inizio della Resistenza. Mattarella ha poi raggiunto a piedi il Teatro Toselli, dove si è svolta la cerimonia solenne alla presenza delle autorità e dei 247 sindaci della provincia. Qui prima di Mattarella sono intervenuti il presidente della Provincia di Cuneo Luca Robaldo, il sindaco Patrizia Manassero, il governatore Cirio e il presidente dell’Istituto storico della Resistenza Sergio Soave.

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