POLITICA & GIUSTIZIA

Finanziamento illecito, Emiliano assolto

La Procura di Torino aveva chiesto un anno per il governatore della Puglia. Condannati a quattro mesi il suo ex capo di gabinetto Stefanazzi (oggi parlamentare Pd) e un imprenditore

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è stato assolto dal Tribunale di Torino dall’accusa di finanziamento illecito. La sentenza è stata pronunciata oggi pomeriggio. È stato invece condannato a quattro mesi il suo ex capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, ora parlamentare Pd, ma per uno solo dei due episodi contestati. La stessa pena è stata inflitta all’imprenditore Vito Ladisa. È stato assolto infine un altro imprenditore, Giacomo Mescia.

L’accusa aveva chiesto per il governatore pugliese la condanna a un anno di reclusione e 90mila euro di multa. Al centro dell’inchiesta c’erano le somme versate da Ladisa e Mescia alla Eggers di Pietro Dotti, la società del Torinese che si era occupata della campagna elettorale di Emiliano.

“Spero si interrompa il circuito della macchina del fango nei confronti del presidente Emiliano che per cinque lunghi anni, sia pure non lamentandosi mai, ha sopportato di tutto e di più per una vicenda per la quale adesso anche processualmente ha chiarito che non ha alcun tipo di responsabilità” ha affermato Gaetano Sassanelli, legale del presidente della Puglia.

La storia comincia con la campagna elettorale del 2017 per le primarie del Pd. La questione nasce dopo versamenti per un totale di circa 63mila euro a una società torinese che si era occupata della comunicazione di Emiliano, la Eggers. Il denaro sarebbe stato versato dalle aziende di Ladisa e da un quarto imputato, l’imprenditore Giacomo Mescia. Stefanazzi ha raccontato che Emiliano, quando seppe che il titolare della Eggers, Pietro Dotti, sosteneva di non essere stato pagato “si arrabbiò moltissimo e ci disse di risolvere la cosa”. L’allora capo di gabinetto ha aggiunto che dallo staff elettorale gli chiesero di «interpellare degli amici per fare fronte al pagamento dei ventimila euro” rivendicati da Dotti. “Io – ha detto ancora – pensai subito a Giacomo Mescia, un amico di cui avevo sempre apprezzato le doti di affidabilità e correttezza, che si disse disponibile. Poi non me ne occupai più». Il versamento alla Eggers da parte dell’azienda di Mescia, secondo Stefanazzi, sarebbe stato un finanziamento a titolo di “erogazione liberale”.  Il deputato ha anche bollato come false le ricostruzioni in base alle quali indicò Ladisa come il soggetto che avrebbe dovuto pagare la seconda parte del compenso richiesto da Dotti.

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