PALAZZI ROMANI

Rai, Fuortes fa il martire ma non sarà beato al San Carlo

Sloggia da viale Mazzini solo dopo aver ricevuto la garanzia di andare a dirigere l'ente lirico napoletano. Per lui forse non basterà la norma ad hoc del governo Meloni che all'azienda tv piazzerà al suo posto (in due tempi) la coppia Roberto Sergio-Giampaolo Rossi

Carlo Fuortes ha comunicato le proprie dimissioni da amministratore delegato della Rai al ministro dell’Economia e delle Finanze. Secondo quanto afferma nella nota inviata a Giancarlo Giorgetti, nell’azienda non ci sarebbero più le condizioni per continuare a lavorare come è stato fatto negli anni scorsi. Fuortes, ad Rai da luglio 2021 con il governo Draghi, nella nota ha ricordato tutti i risultati raggiunti dalla Rai negli ultimi tempi. “Prendo atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato”, ha scritto Fuortes. Condizioni legate al suo servizio per l’azienda di Stato: “Da decenni lavoro nell’amministrazione pubblica e ho sempre agito nell’interesse delle istituzioni che ho guidato, privilegiando il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte”, ha specificato, evidenziando quindi un presunto cambio di rotta all’interno dell’azienda. Fuortes ha ricordato come, nel primo anno di lavoro con il governo Draghi, il Consiglio di amministrazione Rai abbia raggiunto “grandi risultati”. Tra questi cita nuovi programmi e palinsesti che “hanno portato tra l’altro a un evidente rilancio di Rai2”, la trasformazione organizzativa per generi, un Piano immobiliare strategico che si attendeva da decenni, “un rilevante potenziamento di RaiPlay e dell’offerta digitale”.

E allora quali sono le ragioni delle dimissioni? Ovviamente sono politiche, a detta dell’interessato: uno scontro politico “sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona” che sarebbe partito dall’inizio del 2023. Uno scontro che, secondo Fuortes, non fa altro che “indebolire la Rai e il servizio pubblico”. Inoltre, prosegue Fuortes, all’interno del Consiglio di amministrazione Rai “ho registrato il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana”. Secondo l’ormai ex ad, “ciò minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai”. Nelle prossime settimane, infatti, la Rai sarà chiamata a deliberare sui nuovi palinsesti “per proseguire il progetto di rinnovamento”.

Carlo Fuortes, nato nel 1959, è un dirigente pubblico, laureato in Scienze statistiche ed economiche alla Sapienza di Roma, ha ricoperto ruoli di primo piano nel mondo dell’economia culturale da sempre sotto l’egida della sinistra (suoi sponsor sono stati Veltroni e Franceschini). Nel corso della sua carriera è stato direttore del Palazzo delle Esposizioni e delle Scuderie del Quirinale (2002-2003) mentre dal 2003 al 2015 è stato amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma, che gestisce l’Auditorium Parco della Musica. A dicembre 2013 è stato scelto, dall’allora ministro Franceschini, come sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2016 è stato nominato commissario straordinario della Fondazione Arena di Verona con il compito di scongiurare la liquidazione dell’ente. Per farlo sloggiare dalla Rai il governo Meloni ha di recente varato una norma che pensiona anticipatamente i sovrintendenti degli enti lirici, proprio con il preciso obiettivo di liberare la poltrona del Teatro San Carlo di Napoli. Finirà lì, Fuortes, come i piani prevedevano? Difficile, giacché Stephan Lissner, attuale inquilino, ha annunciato una battaglia legale che si annuncia lunga e insidiosa. A tal punto che lo stesso Fuortes avrebbe confidato di averci già messo una pietra sopra.

Le dimissioni aprono ora le porte al rinnovamento di viale Mazzini. Si volta pagina nel servizio pubblico nell’era del governo di centrodestra ma la guida cambierà in due tempi. “Come amministratore delegato pro tempore verrà promosso Roberto Sergio, ormai a fine mandato e plenipotenziario nelle radio di casa Rai”, riportano alcuni retroscena. Nel 2024 l’avvicendamento con l’ex consigliere di amministrazione Gianpaolo Rossi, in quota Fratelli d’Italia, che dovrebbe diventare amministratore delegato il prossimo anno, “salvo che non gli facciano pesare esternazioni in passato su alte cariche dello Stato”. Insomma, Giorgia Meloni mette mano al dossier Rai dopo l’addio di Fuortes in seguito alla norma che ha liberato il posto di direttore del San Carlo di Napoli a cui l’ex ad pare destinato. Ma oltre al vertice, si cambia anche sui contenuti. È prossimo all’addio Stefano Coletta, direttore del Prime Time, su cui pesa la gestione del festival di Sanremo in cui non sono mancati i casi imbarazzanti. Oltre agli attacchi politici alla maggioranza e ai gesti osceni, pesa il procedimento sulla possibile pubblicità occulta a Instagram in seno all’Agcom. Monica Maggioni invece, si racconta, probabilmente non dirigerà più il Tg1 ma “per lei un ruolo si troverà certamente”.

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