POLITICA & GIUSTIZIA

"Appendino e Castelli hanno mentito", chiesti 9 anni per l'ex addetto stampa

La pesante richiesta del pm Colace, nonostante né la parlamentare M5s né l'ex viceministro abbiano avvertito comportamenti ostili o minacce da parte di Pasquaretta. Anzi, la loro posizione è ora al vaglio della procura: falsa testimonianza?

Nove anni di carcere è la richiesta di condanna formulata oggi dal pubblico ministero Gianfranco Colace al processo, in corso a Torino, a Luca Pasquaretta, ex portavoce della sindaca Chiara Appendino (oggi parlamentare M5s). Fra le accuse, peculato e traffico di influenze, c’è anche una tentata estorsione alla stessa Appendino e all’ex viceministro Laura Castelli per una vicenda che risale al 2018. Entrambe non si sono costituite parte civile e la Appendino ha sempre affermato di non essersi mai sentita ricattata. La trasmissione degli atti in procura affinché si valuti la genuinità della testimonianza di Chiara Appendino è stata chiesta oggi al tribunale di Torino dallo stesso pubblico ministero Colace. Stessa richiesta è stata formulata per l’ex viceministra Castelli: “Hanno mentito, hanno detto bugie palesi”, ha affermato Colace.

Pasquaretta, una volta scoppiato il bubbone politico sulla consulenza al Salone del libro – 5mila euro poi restituiti – “divenuta pubblica l’inchiesta a suo carico, comprendendo che il Movimento era contro di lui e avrebbe dovuto lasciare l’incarico in Comune, inizio a minacciare”, ha ricostruito nella sua requisitoria il pm Colace. “Disse – ha proseguito il magistrato – all’ex assessore Sacco che si era preso un avviso di garanzia per gli altri. E che non se ne sarebbe andato fino a quando non fosse saltato fuori in incarico di pari stipendio. E così avvenne quando, naufragata l’operazione di diventare portavoce dell’europarlamentare Beghin, l’onorevole Castelli decise di aumentare lo stipendio a Pasquaretta da 600 a 2000 euro al mese”. Una decisione “arrivata dopo una conversazione riportata da Sacco ad Appendino come minacce, per cui Pasquaretta, ha concluso il pm, “disse che avrebbe fatto ciò che avrebbe dovuto fare da tempo”. 

“Restiamo attoniti di fronte alla ricostruzione della procura del tutto sganciata dalle prove assunte a dibattimento – dichiarano gli avvocati Claudio Strata e Stefano Caniglia, legali di Pasquaretta –. Ed ancor più attoniti di fronte alle accuse mosse ad Appendino e Castelli le cui dichiarazioni rendono impossibile la condanna di Pasquaretta”.

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