VERSO IL 2024

Saracco, un Magnifico governatore:
piace alla sinistra, "tenta" la destra

Il Pd torna alla carica: per alcuni sarebbe il candidato ideale del campo largo con il M5s. Dopo l'abboccamento con Cirio anche il giro della Meloni gli ha messo gli occhi addosso. E poi c'è la partita Compagnia di San Paolo. Fitta agenda di incontri

Fosse per lui la questione si risolverebbe in modo molto semplice, senza troppe paranoie: tutti in campo a sostenerlo. Una candidatura bulgara, appoggiata da un ampio e trasversale fronte, da destra a sinistra, una sorta di Große Koalition in salsa gianduia, magari con l’esclusione delle frange estreme, anche se non è detto visti i buoni rapporti coltivati su tutto lo scacchiere politico. Ma da uomo di mondo qual è, Guido Saracco sa molto bene come vanno le cose e che per diventare presidente della Regione occorre passare per le forche caudine dei partiti.

Il rettore del Politecnico di Torino è ormai prossimo a passare la mano nella guida dell’ateneo e se il suo nome era già circolato quando si trattava individuare la figura per guidare l’alleanza giallorossa, poi bocciata dal Pd torinese, alla conquista di Palazzo di Città, oggi torna prepotentemente al centro di schemi e manovre, per molti versi differenti e decisamente a più ampio raggio rispetto ad allora. Manco ha fatto in tempo a scendere la scaletta dell’aereo, reduce da un viaggio in Uzbekistan, che già squillava il telefonino con richieste di incontri, tutti ovviamente talmente “riservati” da diventare in un amen oggetto di indiscrezioni e pettegolezzi.

Un ritorno in auge, quello dell’inquilino di corso Duca degli Abruzzi, che non vede più solo l’interesse e il potenziale favore di una parte del Pd, quella che puntava alla riedizione torinese del Conte2, ma dell’intero partito, sempre più conscio dell’innegabile necessità di ampliare il perimetro della coalizione con cui presentarsi agli elettori l’anno prossimo. Al di là degli esiti elettorali delle ultime amministrative che non hanno premiato l’alleanza gialloverde, sul nome di Saracco i dem sembrano puntare molto o, comunque, intendono verificare tutte le possibilità per una sua discesa in campo (largo), prodromica e forse indispensabile per togliere ogni alibi a quelle componenti interne pronte a mettersi di traverso sulla strada di Daniele Valle, finora il più accreditato candidato.

Un filo, quello con il Nazareno mai interrotto, neppure dopo il “gran rifiuto” pronunciato dal rettore per far spazio a Stefano Lo Russo, e che ora troverebbe a livello locale terreno assai più fertile. Le ambasciate dell’inner circle di Elly Schlein si moltiplicano, le sollecitazioni a rompere gli indugi pure, Chiara Appendino è da sempre una sua estimatrice. Da qui la missione del vertice piemontese per sondare il terreno, accertare le reali intenzioni del Magnifico e appurare la sua disponibilità alla competizione elettorale. Due anni fa la questione venne affrontata (e risolta) in una serata in cui Saracco fu ospite a casa di Stefano Ambrosini, con Sergio Chiamparino, il leader del Moderati Mimmo Portas e il parlamentare dem Mauro Laus. I tempi sono cambiati, ma le liturgie in fondo non sono mutate troppo.

Un corteggiamento insistente e bipartisan, quello di cui è oggetto in queste settimane Saracco, visto che all’abboccamento di un mese intrapreso da Alberto Cirio, pare siano seguiti numerosi pourparler con alcuni alti dignitari del centrodestra. E se più d’uno aveva liquidato quel faccia a faccia con il governatore come un’astuta mossa del cavallo, ovvero anticipare il centrosinistra e in qualche modo rendergli più difficile il percorso verso un’eventuale candidatura del rettore, a livello romano non liquidano affatto tale ipotesi come una boutade. Fratelli d’Italia, partito che s’avvia ad essere anche a Palazzo Lascaris il socio di maggioranza della coalizione e come tale già si muove da tempo, pare stia prendendo seriamente in considerazione uno scenario alternativo al bis di Cirio. L’idea di avere al Nord il primo presidente di Regione alletta sempre di più la “fiamma magica” che a fronte di un’onda ancora lunga auspicata e prevista nelle urne coltiva con sempre maggior concretezza l’ipotesi di una candidatura, seppure affidata a una figura civica seguendo di fatto il modello vincente di Francesco Rocca nel Lazio.

Una prospettiva che potrebbe essere favorita da una serie di relazioni, intrecciate negli ultimi anni da Saracco con figure di primo piano del centrodestra – nota è quella con il numero due di Forza Italia e vicepresidente del consiglio Antonio Tajani – e del partito di Giorgia Meloni in particolare, con il ministro delle Imprese Adolfo Urso e con l’eminenza grigia di Palazzo Chigi e potentissimo sottosegretario con la delega ai Servizi Alfredo Mantovano, uno degli uomini più vicini e ascoltati dalla premier.

Con questo scenario di partenza, cosa succederà per la corsa al 40esimo piano del grattacielo? Si giocherà al rialzo con rettore? Sarà più convincente lo schema politico o le probabilità di vittoria? E il diretto interessato come si muoverà? Non è un mistero che il suo nome stia circolando in città per un altro scranno che si libererà il prossimo anno, quello del presidente della Compagnia di San Paolo. Sa, però, Saracco degli ostacoli su quel percorso, primo tra tutti il sindaco. Lo Russo non è quel si dice un supporter del “suo” rettore e, al momento, pare poco probabile che possa prendere in considerazione l’idea di proporre chi ha tentato fino all’ultimo di contrastare la sua candidatura alla guida della cassaforte di corso Vittorio Emanuele. A meno che si riproduca, mutatis mutandis, quello che accadde con Francesco Profumo “risarcito” proprio con la poltrona alla testa della Fondazione (e ancor prima con quella di ministro e di presidente Iren) per aver rinunciato alle sue ambizioni di diventare sindaco di Torino, lasciando così sgombro il terreno per l’elezione di Piero Fassino. Magari con un escamotage: Lo Russo potrebbe suggerire che a proporre il nome di Saracco sia un altro ente, rompendo però la consuetudine che vuole il primo cittadino a indicare il presidente della Compagnia. Insomma, la partita è difficile. Intanto il nome di Saracco è già arrivato alle orecchie di Carlo Messina. E, come noto, l’opinione del ceo di Intesa, ha il suo peso. Stay tuned.