POLTRONE & SOFÀ

FdI fallisce il Sacco di Asti

Emendamento di Coppo e Comba per superare il blocco al terzo mandato per i vertici della Fondazione. Nella città del Palio l'attuale presidente e il suo braccio destro-destro Ebarnabo avrebbero avuto la strada spianata. Lo strano iter della proposta, alla fine ritirata

Superare il muro verso il terzo mandato per i presidenti e tutti gli altri organi delle fondazioni bancarie. È quanto prevedeva un emendamento di Fratelli d’Italia al decreto del 10 maggio sugli enti pubblici in fase di conversione in questi giorni alla Camera. Primo firmatario il parlamentare astigiano Marcello Coppo (la seconda firma è quella del segretario regionale di FdI Fabrizio Comba) che spiega così la ragione dell’iniziativa: “Per due anni, senza dividendi delle banche, le fondazioni non hanno avuto risorse e quindi crediamo giusto dare la possibilità a chi lo ritenga di completare il suo mandato nel pieno delle possibilità che, per un lungo periodo sono state di fatto impedite”. Ma, al di là dell’intento ufficiale espresso nel testo – “ in considerazione della trascorsa emergenza pandemica (…) è consentito il rinnovo degli organi anche in deroga ai limiti statutari introdotti dagli stessi enti” – e ribadito da Coppo, gli effetti di questo emendamento, qualora fosse stato approvato, sarebbero stati quasi ad personam

Stana coincidenza, ma proprio nella provincia del primo firmatario, è alle viste per la primavera prossima il rinnovo del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e l’attuale numero uno, Mario Sacco sta andando verso il compimento del suo secondo mandato, quindi non più rinnovabile in base alle attuali norme. Non si fa mistero negli ambienti politici ed economici di quel territorio dei tentativi in atto da un bel po’ di trovare una soluzione per aggirare il divieto imposto dal recente protocollo tra Mef e Acri, l’associazione tra le fondazioni di orgine bancaria e le Casse di Risparmio. 

A vedersi precludere un terzo giro al vertice della cassaforte astigiana non è soltanto Sacco, a lungo vicino a Forza Italia, poi dato in altrettanta vicinanza con la Lega e ora da “governativo” come viene definito, in ottimi rapporti col partito di Giorgia Meloni. Nel caso in cui l’emendamento dei Fratelli si fosse tradotto in norma le porte della fondazione si sarebbero potute  riaprire una terza volta anche per il vicepresidente del consiglio di indirizzo Sergio Ebarnabo, figura di spicco della destra astigiana, prima nel Msi, poi in Alleanza Nazionale, quindi in FdI, piazzato da Sacco nel cda diSgr Ream, la società di gestione del risparmio partecipata da fondazioni di origine bancaria piemontesi.

Nella città del Palio, le mosse per il vertice della cassaforte locale sono incominciate da tempo. Dagli ambienti industriali i segnali che arrivano indicano nella promozione dell’attuale vicepresidente della fondazione Paola Malabaila, già al vertice di Confindustria provinciale ed esponente della famiglia di costruttori che eseguì anche lavori per la stessa fondazione e per la Cassa di Risparmio di cui l’ente è principale azionista. Un fronte non meno largo e forte preme per la riconferma di Sacco. Avranno certamente confidato nell'emendamento “fraterno” che, tuttavia, dopo una partenza decisa ha imboccato una strada tutta a curve. In prima battuta la relatrice, la leghista Vanessa Cattoi, aveva dato parere negativo, poi il governo (sollecitato da FdI?) ha mitigato e mutato il giudizio, disponendo l’accantonamento dell’emendamento e poi, ancora, su richiesta delle minoranze è finito al al vaglio della presidenza della commissione per giudicarne l'ammissibilità. Poco fa, alla ripresa dei lavori, il ritiro da parte dei proponenti. Il Sacco di Asti è fallito, forse solo rinviato, chissà.

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