OBITUARY

Morto Virano, il "compagno Tav"

Prima come commissario di governo e in ultimo alla guida di Telt è stato il protagonista dell'Alta Velocità Torino-Lione. Manager di livello, figura di spicco dei "ragazzi di via Chiesa della Salute", politici e intellettuali che gravitavano tra Pci e amministrazioni

È morto nella notte, all’età di 79 anni, stroncato da un male contro cui combatteva da tempo, Mario Virano, direttore generale di Telt Sas (Tunnel Euralpin Lyon Turin), la società italo-francese incaricata della costruzione e della gestione della sezione transfrontaliera della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. Un progetto, quello della Tav, che lo ha visto per quasi vent’anni in prima linea, prima come presidente dell’Osservatorio e successivamente Commissario straordinario del Governo.

Nato a Rivoli, cittadina nell’hinterland torinese il 7 gennaio 1944 da padre metalmeccanico della Nebbiolo e mamma operaia in una fabbrica di cioccolato, Virano è stato tra i leader della contestazione studentesca a Torino, diventando assieme a Franco Audrito uno degli animatori del collettivo di Architettura, facoltà alla quale si era iscritto nel 1963. Alla formazione tecnico-scientifica ha abbinato interessi artistici, studiando pittura con Piero Martina e frequentando lo studio di un altro grande artista, Antonio Carena e le gallerie d’avanguardia Sperone e Notizie. Incaricato del Corso speciale di Caratteri stilistici della civiltà urbana presso l’Accademia Albertina di Belle Arti, negli anni Settanta si è occupato di Disegno industriale con il gruppo “Anonima Design”, collaborando alla rivista Casabella. E se sul piano professionale sono stati determinati maestri del calibro di Carlo Mollino, Pietro Derossi, Roberto Gabetti, Franco Berlanda e Mario Passanti, cresceva di pari passo la passione politica che lo portò a metà degli Anni Settanta a militare nel Pci torinese, assumendo vari incarichi nella federazione provinciale e nelle amministrazioni. Suoi riferimenti erano all’epoca Lucio Libertini, Adalberto Minucci e Iginio Ariemma, condividendo il lavoro politico con Piero Fassino, Livia Turco, Lorenzo Gianotti, Luciano Violante, Giuliano Ferrara e, soprattutto, Diego Novelli, di cui divenne uno dei più stretti collaboratori quando il “sindaco rosso” divenne primo cittadino di Torino. È stato tra gli ideatori del progetto MITO per l’integrazione delle aree metropolitane di Milano e Torino, a partire dall’alta velocità ferroviaria.

Ha svolto incarichi sia internazionali, come rappresentante italiano nel Comité de Transport Public des Communautés Européennes e quale esperto nella Uitp, sia a livello nazionale, nel direttivo Federtrasporti e come vicepresidente del Consorzio Trasporti Torinesi (Atm-Satti). Consigliere provinciale e comunale a Torino, dal 1987 ha diretto per un decennio a Roma, come amministratore delegato, la società di studi, ricerche e progettazione Eidos spa, occupandosi poi delle politiche culturali, di comunicazione e immagine di società del gruppo delle Ferrovie dello Stato. Ha presieduto la società di servizi ingegneristici e tecnologici Musinet che opera in Italia e all’estero e per quasi un quadriennio, dal giugno 1998 al marzo 2002, è stato amministratore delegato della Sitaf, incarico che ha lasciato a seguito della nomina a consigliere Anas, dove rimane fino al 2005 con la delega all’innovazione tecnologica e la qualità paesistico-territoriale dei progetti stradali. Già nei primi mesi del 2006 il sottosegretario Gianni Letta lo ha individuato come il possibile mediatore nel progetto della Torino-Lione, nominandolo – in un’ottica bipartisan, con il consenso dei sindaci della Val di Susa e degli enti territoriali maggiori – presidente dell’Osservatorio tecnico costituito dopo gli scontri. Questo ruolo è stato poi confermato dal Governo Prodi e da quello Monti. Poi il passaggio alla guida di Telt, la società italo-francese incaricata di realizzare l’opera.

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